Quando non erano famosi – Rainer Werner Fassbinder

Un cineasta autodidatta, che completò la sua formazione scolastica frequentando le scuole serali, e non riuscì mai a conseguire un diploma di recitazione o di regia. Il suo primo cortometraggio, This Night (1966), da lui presentato, all’età di ventuno anni, per l’ammissione alla Fernseh— und Filmakademie di Berlino, non ebbe il successo sperato, ed è, nel frattempo, andato perduto. A testimoniare i suoi primi, indipendenti passi nel mondo del cinema sono però rimasti altri due cortometraggi, Der Stadstreicher (1966) e Das kleine Chaos (1966), entrambi girati a Monaco di Baviera.

Il primo, un filmato di 11 minuti, segue il vagabondare di un uomo senza fissa dimora, che, in ogni luogo della città, appare perseguitato dalla solitudine, dalla disperazione, dal disprezzo degli altri.

Il film è quasi del tutto privo di dialoghi. Per la traduzione delle poche frasi pronunciate (in tedesco), si veda, qui sotto, la nota aggiuntiva.

Il secondo, della durata di 10′, descrive le vicissitudini di tre giovani, una donna e due uomini, specializzati nella truffa “porta a porta”.

L’opera è un esplicito omaggio alla nouvelle vague e contiene, tra l’altro, la citazione di una scena del film Questa è la mia vita (1962) di Jean-Luc Godard:

Laddove il giovane amante di Nana legge ad alta voce un passo del racconto Il ritratto ovale (1842) di Edgar Allan Poe, nel suo film Fassbinder recita un brano tratto dalla tetralogia Les jeunes filles (1936-1939) dello scrittore francese Henry de Montherlant, un’opera a cui ritornerà ad ispirarsi per Nessuna festa per la morte del cane di Satana! (1976).

L’attenzione verso il problema dell’emarginazione metropolitana, l’amore per i gangster movies, il gusto per gli ambienti chiusi e la predilezione per le storie con pochi personaggi sono gli elementi che emergono da queste brevi pellicole d’esordio, e che ritorneranno in buona parte della sua filmografia principale, a cominciare dal suo primo lungometraggio, L’amore è più freddo della morte (1969), da lui interpretato con Hanna Schygulla, sua compagna di studi alla scuola di recitazione, e destinata a diventare la sua musa.

Nota aggiuntiva

Dialogo tra il vagabondo e la donna:

D: Sì?

V: Posso andare un attimo nel Suo bagno?

D: Nel mio bagno? Ma perché?

V: Ecco, io … vorrei andarci per uccidermi.

D: Che carino…

Testo della canzone interpretata dal vagabondo sul pianerottolo:

C’è un paese, un paese piccino,

che si chiama Giappone.

Piccine le case,

piccina la spiaggia,

piccine le donne lillipuziane.

Alberi alti come il radicchio di maggio,

torre della pagoda alta come un uovo,

colline e montagne

piccole come nani.

Tenere figure

trotterellanti nel muschio,

e ci si chiede, ma che cos’è?

In Europa è tutto così grande,

così grande,

e in Giappone è tutto piccolino.

http://cinerepublic.filmtv.it/quando-non-erano-famosi-16-rainer-werner-fassb/2134/

“Katzelmacher” 1969 Trailer “Rainer Werner Fassbinder”

Di Rainer Werner Fassbinder non si sa ancora abbastanza. Del suo cinema non si vuole prendere pienamente coscienza, per “subirlo” e accoglierlo come segno imprescindibile. Come si fa a vivere (di cinema) senza Fassbinder? Non si può. Perché Fassbinder è stato uno dei più radicali registi della seconda metà del Novecento. Nel gruppo del nuovo cinema tedesco, Fassbinder è stato una sorta di tornado. In poco più di un decennio, il cinema di Fassbinder ha segnato in maniera indelebile il principio della messa in scena. E lo ha fatto, non infrangendo le regole della classicità hollywoodiana, le regole dei 180° gradi, come gli autori della nouvelle vague quasi coevi, ma da una riacquisizione del corpo e della prossemica, dello spazio scenico riconquistato. Il debito più grande è con Jean-Marie Straub, per la fissità delle inquadrature ed il senso estetico che è esaltato da movimenti di macchina, come quello ricorrente in Katzelmacher, da togliere il respiro, e per quanto riguarda il melodramma naturalmente con Douglas Sirk (anche se tale influenza è più chiara nel Fassbinder “maturo”). Katzelmacher, del 1969, è una delle sue prime opere, già messa in scena a teatro dalla compagnia antiteater. Un film quasi del tutto dimenticato da filmografie e studi su Fassbinder. La Rarovideo ha fatto una scelta importante, perché Katzelmacher, inutile fare giri di parole, è un capolavoro assoluto, e che pochi lo abbiano visto è gravissimo, perché ci dimostra come sia pericoloso affrontare le filmografie di grandi autori con la supponenza di operare deliranti gerarchie tra le opere. Ma non dimentichiamoci che il primo film di Fassbinder distribuito in Italia è stato Il matrimonio di Maria Braun, nel 1979! In effetti, il cinema di Fassbinder ha una vitalità che riguarda ogni istante, e spesso l’apparenza inganna, nel senso che è facile equivocare il suo cinema, o peggio ancora, liquidarlo in poche battute (andate a vedere che voti danno al film alcuni famosi dizionari… ). Per questo si suggerisce di vedere Katzelmacher almeno due volte di fila. Dopodiché è davvero ipnosi, Katzelmacher è un “ufo” che ci lascia completamente attoniti di fronte alla sua capacità di sintetizzare l’essere umano, diviso tra amore e denaro, e con un occhio al presente, nella incessante condizione di schiavitù al potere dei corpi e del consumismo, del valore dell’organismo-merce. Potere del denaro e necessità di sopravvivenza che ci spinge a “nuotare” tra rapporti sadomaso, violenze psicologiche e non. Se poi guardiamo alla paura del diverso, all’odio razzista nei confronti dello straniero “invasore”, il film è profetico, laddove elabora le quotidiane ansie di sofferenza, vittimismo, passività e accusa infondata contro l’immigrato, interpretato dallo stesso Fassbinder. La traduzione del titolo in italiano è controversa. In questa edizione dvd è scelta quella di “terrone” anche se quella più fedele come dispregiativo contro l’immigrato è “facitore di gattini”, riferendosi alla produttività sessuale dei latini. E il film è stato distribuito anche con il titolo Il fabbricante di gattini.

Il DVD

Buona la qualità audio e video, con un bianco e nero abbastanza contrastato. Come per tutti i riversamenti da pellicole “datate”, si osserva un certo degrado di qualche fotogramma, con difetti nella saturazione, soprattutto del bianco e con scompensi nel nero, laddove la grana diventa sempre più visibile tanto da rendere difficoltosa la visione nei totali. Per il resto pochi difetti (rilevabili negli schermi a più alte risoluzioni), dovuti esclusivamente allo stato originale della pellicola sulla quale non sono state fatte operazioni particolari di restauro. La presenza di extra interessanti è molto gradita ed aggiunge molti punti alla confezione della Rarovideo. In particolare, si segnala il bellissimo documentario Rainer Werner Fassbinder, 1977 di Florian Hopf e Maximiliane Mainka, con una lunga intervista al regista attore. Nell’occasione Fassbinder, oltre che parlare del suo cinema con estrema partecipazione e disponibilità e sempre valutando lucidamente le risposte, cita pure alcuni rapporti con altri registi tedeschi della stessa generazione, facente parte della cosiddetta seconda ondata del nuovo cinema tedesco, tra i quali Wim Wenders e Werner Herzog. Il documentario contiene anche una serie di sequenze da alcuni film, tra le quali è appassionante il set di Despair con la troupe al lavoro in una scena con gli attori protagonisti Dick Bogarde e Andréa Ferréol. Oltre al suddetto documentario il disco contiene un’intervista a Giovanni Spagnoletti, il più grande esperto di cinema tedesco in Italia, che ricorda una delle prime stroncature al film, da parte di un giovane critico, Wim Wenders. Il trailer originale non ha sottotitoli.

http://www.sentieriselvaggi.it/dvd-katzelmacher-di-rainer-werner-fassbinder/

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