L’Assommoir : Zola Émile

 L’opera raffigura il naufragio della fregata Medusa avvenuto nel 1816 vicino alle coste del Senegal


Finalmente, dopo esser discesi per rue Croix-des-Petits-Champs, arrivarono al Louvre.
Il signor Madinier si offrì con bel garbo di mettersi alla testa del corteo. Era tutto così grande che ci si poteva anche perdere. Conosceva del resto le parti più belle, c’era venuto spesso con un artista, un giovane intelligentissimo che lavorava per una grande impresa d’imballaggio: faceva disegni che venivano poi incollati sulle scatole. Da basso, appena la comitiva fu entrata nel museo assiro, si sentì percorrere da un piccolo brivido. Perbacco! non si poteva certo dire che facesse caldo, la sala sarebbe stata una magnifica cantina. Le coppie procedevano lentamente, con la faccia in su, gli occhi che sbattevano, fra quei colossi di pietra, quegli dei di marmo nero così muti nella loro ieratica rigidezza, quelle bestie mostruose per metà gatte e per metà donne, con volti di morte, il naso assottigliato e le labbra gonfie. Trovarono tutto ciò decisamente volgare. Adesso sì che si sapeva come lavorare la pietra! Un’iscrizione in caratteri fenici li lasciò senza fiato. Non era possibile, di certo nessuno aveva mai letto quelle scritture indecifrabili. Ma già il signor Madinier, sul primo pianerottolo insieme alla signora Lorilleux, li stava chiamando e gridava sotto le volte:
«Venite! È roba da nulla, sono solo degli aggeggi… Al primo piano ci sono più cose da vedere».
La severa nudità delle scale li rese austeri. Un magnifico usciere in panciotto rosso e con la livrea gallonata d’oro, che sembrava quasi attenderli sul pianerottolo, raddoppiò la loro emozione. Fu allora con il massimo rispetto, e camminando il più silenziosamente possibile, che entrarono nella galleria francese.
E qui, senza arrestarsi, con gli occhi abbagliati dall’oro delle cornici, seguirono l’infilata delle piccole sale, vedendo passare le immagini, troppo numerose per essere guardate con maggiore attenzione. A volerle comprendere a fondo, avrebbero dovuto fermarsi almeno un’ora davanti ad ognuna. Quanti quadri, Dio santo! Non finivano più. Ce ne dovevano essere di soldi lì dentro! Alla fine il signor Madinier li fece improvvisamente fermare davanti alla Zattera della Medusa e spiegò loro l’argomento. Catturati, immobili, non poterono far altro che tacere. Quando si rimisero in marcia, Boche riassunse il sentimento generale: era proprio una bella trovata.

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