VIDE COR MEUM

A ciascun’alma presa e gentil core
nel cui cospetto ven lo dir presente,
in ciò che mi rescrivan suo parvente,
salute in lor segnor, cioè Amore1.

Già eran quasi che atterzate l’ore
del tempo che onne stella n’è lucente,
quando m’apparve Amor subitamente,
cui essenza membrar mi dà orrore2.

Allegro mi sembrava Amor tenendo
meo core in mano, e ne le braccia avea
madonna involta in un drappo dormendo3.

Poi la svegliava, e d’esto core ardendo
lei paventosa umilmente pascea:
appresso gir lo ne vedea piangendo4.

 

Morte villana, di pietà nemica
Morte villana, di pietà nemica,
Di dolor madre antica,
Giudicio incontastabile gravoso,
Poi che hai data matera al cor doglioso
Ond’io vado pensoso,
Di te blasmar la lingua s’affatica.

E s’io di grazia ti voi’ far mendica,
Convenesi ch’eo dica
Lo tuo fallar d’onni torto tortoso,
Non però ch’a la gente sia nascoso,
Ma per farne cruccioso
Chi d’amor per innanzi si notrica.

Dal secolo hai partita cortesia
E ciò ch’è in donna da pregiar vertute:
In gaia gioventute
Distrutta hai l’amorosa leggiadria.

Più non voi’ discovrir qual donna sia
Che per le propietà sue canosciute.
Chi non merta salute
Non speri mai d’aver sua compagnia

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