Uccellacci e uccellini …a prescindere

Uccellacci e uccellini
1965

 

Scritto e diretto da Pier Paolo Pasolini
Fotografia Tonino Delli Colli, Mario Bernardo; architetto scenografo Luigi Scaccianoce; costumi Danilo Donati; musiche originali Ennio Morricone; montaggio Nino Baragli; aiuto alla regia Sergio Citti; assistenti alla regia Carlo Morandi, Vincenzo Cerami.
Intepreti e personaggi Totò (Innocenti Totò – Frate Ciccillo); Ninetto Davoli (Innocenti Ninetto – Frate Ninetto); Femi Benussi (Luna, la prostituta); Francesco Leonetti (la voce del Corvo). E inoltre: Gabriele Baldini, Riccardo Redi, Lena Lin Solaro, Rossana di Rocco, Cesare Gelli, Vittorio La Paglia, Flaminia Siciliano, Alfredo Leggi, Renato Montalbano, Mario Pennisi, Fides Stagni, Giovanni Tarallo, Umberto Bevilacqua, Renato Capogna, Vittorio Vittori, Pietro Davoli.
Produzione Arco Film (Roma); produttore Alfredo Bini; pellicola Ferrania P 30; formato 35 mm, b/n; macchine da ripresa Arriflex; sviluppo, stampa, effetti ottici SPES; registrazione sonora International Recording (Westrex Sound System); doppiaggio CDC; missaggio Emilio Rosa; distribuzione CIDIF.
Riprese ottobre-dicembre 1965, teatri di posa Incir De Paolis, Roma, esterni Roma, Fiumicino, Tuscania, Viterbo, Assisi.
Premi XX Festival di Cannes: menzione speciale a Totò per l’interpretazione. Nastro d’argento a Pier Paolo Pasolini per il miglior soggetto originale e a Totò come miglior attore protagonista.


I commenti


.Pier Paolo Pasolini, Capolavori italiani, L’Arca società editrice de “l’Unità”, maggio 1995.

Non ho mai “messo al mondo” un film così disarmato, fragile e delicato come Uccellacci e uccellini. Non solo non assomiglia ai miei film precedenti, ma non assomiglia a nessun altro film. Non parlo della sua originalità, sarebbe stupidamente presuntuoso, ma della sua formula, che è quella della favola col suo senso nascosto. Il surrealismo del mio film ha poco a che fare col surrealismo storico; è fondamentalmente il surrealismo delle favole […]
Questo film che voleva essere concepito e eseguito con leggerezza, sotto il segno dell’Aria del Perdono del “Flauto Magico”, è dovuto in realtà a uno stato d’animo profondamente malinconico, per cui non potevo credere al comico della realtà (a una comicità sostantivale, oggettiva).
L’atroce amarezza dell’ideologia sottostante al film (la fine di un periodo della nostra storia, lo scadimento di un mandato) ha finito forse col prevalere. Mai ho scelto per tema di un film un soggetto così difficile: la crisi del marxismo della Resistenza e degli anni Cinquanta, poeticamente situata prima della morte di Togliatti, subita e vissuta, dall’interno, da un marxista, che non è tuttavia disposto a credere che il marxismo sia finito (il buon corvo dice: “Io non piango sulla fine delle mie idee, perché verrà di sicuro qualcun altro a prendere in mano la mia bandiera e portarla avanti! È su me stesso che piango…”).
Ho scritto la sceneggiatura tenendo presente un corvo marxista, ma non del tutto ancora liberato dal corvo anarchico, indipendente, dolce e veritiero. A questo punto, il corvo è diventato autobiografico, una specie di metafora irregolare dell’autore.
Totò e Ninetto rappresentano invece gli italiani innocenti che sono intorno a noi, che non sono coinvolti nella storia, che stanno acquisendo il primo jota di coscienza: questo quando incontrano il marxismo nelle sembianze del corvo.
La presenza di Totò e Ninetto in questo film è il frutto di una scelta precisa motivata da un’altrettanto precisa posizione nell’ambito del rapporto tra personaggio e attore.
Ho sempre sostenuto che amo fare film con attori non professionisti, cioè con facce, personaggi, caratteri che sono nella realtà, che prendo e adopero nei miei film. Non scelgo mai un attore per la sua bravura di attore, cioè non lo scelgo mai perché finga di essere qualcos’altro da quello che egli è, ma lo scelgo proprio per quello che è: e quindi ho scelto Totò per quello che è. Volevo un personaggio estremamente umano, cioè che avesse quel fondo napoletano e bonario, e così immediatamente comprensibile, che ha Totò. E nello stesso tempo volevo che questo essere umano così medio, così “brava persona”, avesse anche qualcosa di assurdo, di surreale, cioè di clownesco, e mi sembra che Totò sintetizzi felicemente questi elementi.

VEDI ANCHE:
La Roma di Pasolini” – Un approfondimento di Uccellacci e uccellini (1965)
di Pier Paolo Pasolini – Borgata Petrelli e dintorni – XV Municipio di Roma
1965-2006
[sinossi del film, commenti, luoghi, suoni e immagini]
a cura di Angela Molteni

http://www.pasolini.net/cinema_uccellacci.htm

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