Bestemmia: Pier Paolo Pasolini

 

Come sono diventato marxista?
Ebbene… andavo tra fiorellini candidi e azzurrini di primavera,
quelli che nascono subito dopo le primule,
– e poco prima che le acacie si carichino di fiori,
odorosi come carne umana, che si decompone al calore sublime
della più bella stagione –
e scrivevo sulle rive di piccoli stagni
che laggiù, nel paese di mia madre, con uno di quei nomi
intraducibili si dicono “fonde”,
coi ragazzi figli dei contadini
che facevano il loro bagno innocente
(perché erano impassibili di fronte alla loro vita
mentre io li credevo consapevoli di ciò che erano)
scrivevo le poesie dell’“Usignolo della Chiesa Cattolica”;
questo avveniva nel ‘43:
nel ‘45 “fu tutt’un’altra cosa”.
Quei figli di contadini, divenuti un poco più grandi,
si erano messi un giorno un fazzoletto rosso al collo
ed erano marciati
verso il centro mandamentale, con le sue porte
e i suoi palazzetti veneziani.
Fu così che io seppi ch’erano braccianti,
e che dunque c’erano i padroni.
Fui dalla parte dei braccianti, e lessi Marx.

 

e oggi più che mai.
E oggi, vi dirò, che non solo bisogna impegnarsi nello scrivere,
ma nel vivere:
bisogna resistere nello scandalo
e nella rabbia, più che mai,
ingenui come bestie al macello,
torbidi come vittime, appunto:
bisogna dire più alto che mai il disprezzo
verso la borghesia, urlare contro la sua volgarità,
sputare sopra la sua irrealtà che essa ha eletto a realtà,
non cedere in un atto e in una parola
nell’ odio totale contro di esse, le sue polizie,
le sue magistrature, le sue televisioni, i suoi giornali:
e qui
io, piccolo borghese che drammatizza tutto,
così bene educato da una madre nella dolce e timida anima
[…] della morale contadina,
vorrei tessere un elogio
della sporcizia, della miseria, della droga e del suicidio:
io privilegiato poeta marxista
che ha strumenti e armi ideologiche per combattere,
e abbastanza moralismo per condannare il puro atto di scandalo,
io, profondamente perbene,
faccio questo elogio, perché, la droga, lo schifo, la rabbia,
il suicidio
sono, con la religione, la sola speranza rimasta:
contestazione pura e azione
su cui si misura ll’ enorme torto del mondo […].
da Poeta delle Ceneri in Bestemmia, Poesie disperse II – Garzanti, Milano 1993

 

Poeta delle Ceneri è una composizione
poetica di Pier Paolo Pasolini inclusa in Bestemmia,
la raccolta completa dell’opera poetica pasoliniana pubblicata
da Garzanti nel 1993. Fa parte delle “Poesie disperse II.
Venne pubblicata su “Nuovi argomenti”, luglio-dicembre
1980, a cura di Enzo Siciliano, con una nota
del medesimo secondo il quale,
nella maggior parte, questi
versi sarebbero
stati scritti nell’agosto
1966. Siciliano precisa che Poeta delle
Ceneri porta come primitivo titolo Who is me
e una dicitura aggiunta a penna biro “Appendice
al volume antologico di versi“. Si tratta, come dice lo
stesso Pasolini a un certo punto del poema («Ma io non sto facendo che un poema bio-bibliografico…»), di un lungo
componimento poetico nel quale l’artista ripercorre
alcune tappe della propria vita e della
propria produzione artistica.

http://www.pasolini.net/poesia_ppp_poetaceneri.htm

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