«Il giro di vite» di Benjamin Britten

12 luglio 2012

britten – james

L’origine del male in musica e canto. «Il giro di vite» di Benjamin Britten

(Paolo Isotta, “Corriere della Sera”, 3 luglio 2012) La vera inaugurazione del Festival dei Due Mondi di Spoleto s’è avuta il 29 alle cinque del pomeriggio nella chiesa di San Domenico, gremita e plaudente molto di là dall’ordinario, con una conferenza dell’Arcivescovo vaticano Rino Fisichella sul vizio della superbia. Egli ha depositato un mosaico di citazioni greco-antiche, liviane, scritturali, tomistiche e dantesche a dimostrazione della tesi che la superbia sia il vizio capitale onde gli altri rampollano: il suo eloquio suasivo ha conquistato quasi tutti. Poi alle otto di sera nel Teatro Nuovo ancora una volta nel nome di Benjamin Britten con uno dei titoli suoi capitali, The turn of the screw, Il giro di vite che con sapienza letteraria secondo me superiore allo stesso originale Myfanwy Piper ha tratto dalla novella di Henry James, aggiungendovi un sol verso di Yeats. E pur qui si tratta dell’origine del male. In un maniero della campagna inglese una giovane istitutrice giunge col compito di occuparsi di due bambini che non hanno più una famiglia salvo un tutore abitante a Londra, ricchissimo. Questi ha una vita professionale e soprattutto sociale così intensa da non voler sapere più nulla dei bambini; e assume l’istitutrice col compito espresso che qualunque cosa eventualmente fosse per accadere ella nemmeno gli scriva. Tale è il numero di esecuzioni al mondo dell’opera, sono venuto a sapere, che esiste a Londra una scuola dedita solo all’istruzione dei bimbi del Giro di vite . I bimbi sono un maschietto e una femminuccia; le loro qualità di assoluto fascino, bellezza ed estrema bontà avvincono la giovane donna. Fino all’arrivo di questa, che nell’allestimento dovuto a Giorgio Ferrara per la regìa, Gianni Quaranta per le scene e Maurizio Galante per i costumi, avviene su di una barca di Caronte, i bimbi sono stati con un’anziana cameriera: ella, donna semplice, non riesce a star dietro alla loro intelligenza, e si limita a giurare sulla loro straordinaria bontà. Ma la governante, lottando contro e poi insieme con la cameriera, incomincia a cogliere una serie di particolari misteriosi che l’inquietano. I bimbi sono troppo buoni ed inconsapevoli del male: ma appare che essi tale inconsapevolezza fingano, giacché in una lor vita segreta anche troppo consapevoli ne sono. Eludono qualsiasi interrogatorio della giovane, quand’anche questo avvenga in modi non certo imperativi, anzi sotto colore della più schietta amicizia. Sotto colore e sino a un certo punto in effetto. L’istitutrice è afflitta da apparizioni: un uomo giovane e bello, ma di carattere servile e nemico, si vede dapprima sulla torre, poi di tra la finestra: costui pare evocare i bimbi che non ne avvertono la presenza, come non l’avverte la cameriera: in effetto l’avvertono al punto tale che secondo una tesi che io mi sentirei di sottoscrivere essi non tanto dal male si sentono evocati quanto il male evochino. Le apparizioni sono due: v’è anche quella di una donna, che si apprende esser quella di una precedente istitutrice. Sono apparizioni di morti: l’uomo si chiama Quint, ed è stato un servitore al quale tutto era soggetto. L’istitutrice capisce che coi morti deve combattere e i morti deve vincere: deve, pensa, salvare i bimbi. La piccola Flora vien fatta fuggire con la cameriera: forse, ma solo forse, avrà una vita normale. Miles viene portato dall’istitutrice a combattere contro Quint; sembra che vinca: nella lotta il suo cuore si spezza. La partitura per solisti, che il bravissimo Johannes Debus dirige con consapevolezza polifonica e bellissimo gesto, è intricata nel suo combinar dissonanze rientranti nella tonalità. Suona con superba prestazione il complesso solistico della milanese Orchestra Sinfonica. Melismi cromatici simbolo del male scaturiscono dalle voci e dagli strumenti. Il prologo è cantato dal tenore acuto Marlin Miller mentre l’istitutrice e la cameriera sono Marie-Adeline Henry e Hanna Schaer in interpretazioni che non dimenticheremo. Giorgio Ferrara effettua la sua migliore regìa.

http://bub.ilcannocchiale.it/2012/07/12/britten_james.html


io e Benjamin Britten:

Peter Grimes – Opera di Benjamin Britten

http://www.controappuntoblog.org/2012/05/25/peter-grimes-opera-di-benjamin-britten/

Britten -Peter Grimes

http://www.controappuntoblog.org/2012/05/25/britten-peter-grimes/

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