E’ morto Giulio Stocchi, compagno poeta e…
… tiratore di uova marce contro il potere assassino
di Michele Licheri
Ieri è morto Giulio Stocchi, quello di “COMPAGNO POETA”. Colui che lesse la poesia “IL POSTO DI LAVORO NON SI TOCCA” a sostegno della lotta degli operai dell’INNOCENTI, in piazza Duomo a Milano, davanti a centomila persone, il 4 dicembre del 1975. Colui che colpì con un uovo marcio il vice-presidente statunitense Hubert Humphrey a Firenze, nel 1967, per protestare contro i bombardamenti in Viet-Nam. Colui che fece della poesia un verbo affilato di denuncia e di riscatto e di memoria. Colui che scrisse in memoria di coloro che il potere ammazzò: «noi non siamo venuti a piangere il vostro sangue assassinato…. Voi non volete lacrime che seppelliscano il vostro nome sotto un monumento d’ombra, non volete parole che ancora una volta sconfiggano di pietà i vostri anni….». Giulio è colui che…. e molto altro, come un’epoca che non c’è più. (Michele)
in tempo di guerra.pdf – Giulio Stocchi
L’altezza del gioco
2003, cm 14×20, pp. 266 € 13,00
ISBN 88-8467-141-8
di Giulio Stocchi
con una conversazione di Massimo A. Bonfantini
fotografie di Fulvio Magurno
Continuazione ideale di Compagno poeta (Einaudi, 1980) L’altezza del gioco si caratterizza per l’alternarsi di versi e prose. Gli scritti coprono più di trent’anni: dai canti di un poema ancora non terminato (l’opera di una vita), alle poesie di agitazione, a quelle di riflessione o di amore, ai racconti. L’Autore ha cucito insieme, con un’ideale moviola, epoche, frammenti, maturità, generi e stili diversi. Attraverso le “frasi di montaggio” si delinea la composizione artistica, un discorso che restituisce la storia individuale e la storia collettiva, la storia degli anni del nostro immediato passato e presente, proiettata sullo sfondo di una vicenda mitica, quella degli “ulissiadi” e del viaggio per mare che popolano il libro. Immaginazione e ragione, suono e senso trovano così una felice sintesi nelle pagine del libro di un’artista che ha sempre cercato e trovato un originalissimo contatto con il pubblico.
Giulio Stocchi, nato nel 1944, ha studiato filosofia all’università statale di Milano e recitazione all’Accademia dei Filodrammatici. La sua attività poetica pubblica è iniziata nel 1975. Da allora, e per molti anni, i suoi palcoscenici sono stati le piazze, le fabbriche occupate, le manifestazioni popolari; oggi i teatri, le sale di conferenza, le università: ma sempre caratterizzando la sua poesia per un originalissimo contatto con il pubblico. Particolarmente attento alle valenze sonore della poesia, Stocchi ha pubblicato diversi dischi: Il dovere di cantare (Premio nazionale della critica discografica), Punto e a capo, La cantata rossa per Tall el Zaatar (con la collaborazione del musicista Gaetano Liguori). Ha pubblicato il volume di versi e prosa Compagno Poeta, Einaudi, 1980. Nel 2003 il sito www.nonsoloparole.com ha pubblicato in forma cartacea, nocopyright, la raccolta In tempo di guerra che l’autore aveva distribuito in rete, in tutto il mondo, nelle versioni italiana, inglese e spagnola. Fa parte del Club Psòmega che unisce artisti, filosofi, scienziati nello studio del pensiero inventivo.
Massimo A. Bonfantini è professore di Semiotica al Politecnico di Milano. Curatore e traduttore delle opere di Peirce (Semiotica, 1980; Le leggi dell’ipotesi, 1984; Opere, 2003), filosofo e scrittore, coordina il Club Psòmega, centro di studi sull’inventiva, ed è autore di parecchi volumi, fra i quali Semiotica ai media (1984) e La semiosi e l’abduzione (1987). È direttore della collana “Semiosis”.
Fulvio Magurno è nato a Ravanusa (Ag) nel 1958. Si è formato e ha studiato a Napoli. Attualmente vive a Genova. Affianca al lavoro professionale di reporter lavori di ricerca. Nel 1991 ha vinto il Premio “Yann Geffroy”. Nel 1992 ha vinto il premio “European Kodak Panorama” ai “Recontres Internationales de la Photographie” di Arles. Ha partecipato a numero-se mostre in Italia e all’estero ed ha pubblicato libri fotografici, tra cui Viaggio in Marocco (1994); Lisboa Lisboa con Antonio Tabucchi (1995); Le città di Montale, nel 1996, per il centenario della nascita del poeta.
https://www.cuec.eu/laltezza-del-gioco/
Giulio Stocchi, Quadri di un’esposizione
Se non è lecita dopo Auschwitz
come dice il filosofo
la poesia
mi chiedo
come sia lecito al poeta
il silenzio
dopo quella filosofia
*
L’amico che è morto
di notte mi torna
a parlare
Mi chiede notizie
del mondo
che ha dovuto
abbandonare
Ascolta ciò che dico
Poi scuote la testa
sospira
e scompare
*
Il paese intero
è in gran disordine
Non c’è nessuno
esente da male
Tutti lo compiono allo stesso modo
Le facce degli uomini
sono stolide
Non c’è nessuno
che sia saggio
abbastanza da conoscere
Non c’è nessuno
che sia adirato
abbastanza da parlare
Ci si alza al mattino
per soffrire ogni giorno
Il misero non ha forza
per proteggersi da chi
è più forte di lui
Così scrisse
Kha-kheper
più di trentotto secoli fa
al tempo di Sesostri
Faraone d’Egitto
*
Basta una semplice
particella
dice Weinrich
una congiunzione
perché due parole
si uniscano
in un abominio
Sangue
e
suolo
Oggi
come allora
*
Ormai li tirano
su a pezzi
dal fondo del mare
i pescatori
braccia
gambe
tronconi
qualche volta una testa
smangiati dai pesci
incrostati di sale
Poi li ributtano all’onda
Il loro nome
affondò con loro
Hassan
Mriam
Alì
“Fleba il fenicio”
dice il poeta
“dimenticò il guadagno
e la perdita”
La perdita
fu loro
Di altri
il guadagno
*
A Torino
Nietzsche
abbracciò
un cavallo
e gli chiese perdono
prima di perdersi
nella notte
Nella notte
a Milano
un ragazzino
annoiato
maledisse il barbone
prima di dargli
fuoco
*
Si chiamano per nome
e si danno del tu
i potenti della terra
con la familiarità
di chi
si spartisce un bottino
*
Io sono solito
portare al collo
un medaglione di porcellana
i frammenti
di un vaso cinese
infranto
durante la grande rivoluzione:
una mano paziente
li ha raccolti li ha incollati
e li ha rimessi assieme
Sul retro del medaglione
sono ancora visibili
le crepe che l’insidiano
ma davanti
sul volto del saggio mandarino
che vi è effigiato
aleggia un sorriso
La meta da raggiungere
attraverso le rovine della storia
*
Si giocavano a dadi
ai piedi della Croce
i carnefici
le vesti
del Signore
Non fidandosi
della sorte
i bravi cittadini
escono curvi
sotto le suppellettili
dal campo nomadi
che hanno appena
incendiato
*
Il diritto
di morire
fra i tormenti
è stato
assicurato
per decreto
da coloro che
sfruttando
la vita altrui
ne decretano
il tormento
*
Dato che
di vita
si parla
e di morte
dato che
si invocano
la Santa Chiesa
e il Sommo
Pontefice
dato che
le parole
di fronte
all’infamia
cominciano
a scarseggiare
propongo
in via del tutto
teorica
e tanto
per portarsi avanti
di tornare
a studiare
i Dottori della Chiesa
là dove
di vita si parla
e di morte
e in particolare i passi
dove i Venerandi Padri distinguono
fra tyrannus in titula
e tyrannus in regimine
giustificandone
in entrambi i casi
l’uccisione
*
Odisseo l’astuto
costruì il cavallo
e distrusse la città
Di ciò
si perse memoria
dato che la città accoglie
come un dono
il veleno che l’infetta
*
Il serpente
affascina il topo
lo paralizza
prima di
divorarlo
Nella penombra
del suo salotto
è immobile
lo spettatore
col telecomando in mano
*
I1 pòpul al era il furmínt ch’a no’1 mòur.
Adès al scumínsia a murí. Qualchidún
a à tociàt la so anima
Il popolo era il frumento che non muore. Adesso comincia a morire. Qual-
cuno ha toccato la sua anima
Così scrisse
trentaquattro anni fa
Pier Paolo Pasolini
avviandosi
allo sterrato
dove il suo corpo
giacque rotto
massacrato
Ciò che mi colpisce
non è tanto
l’esattezza
della diagnosi
quanto
la dolcezza
della sua lingua
d’infanzia
che mantiene intatte
una promessa
una speranza
*
Non ci sarà resa giustizia
questo ormai
lo sappiamo
E tuttavia ogni anno
si ostina
a fiorire sul balcone
il geranio
*
Caligola com’è noto
elesse senatore
un cavallo
Nihil sub sole
novi
verrebbe da dire
se non fosse che
si è moltiplicato
il bestiario
*
Perché le hanno coperte?
Sono morte
Ma guarda!
Davvero?
Eh già…
Chi erano?
Due zingare sorelle
annegate giocando
con le onde del mare
Ma guarda!
Davvero?
Eh già…
Scusa me la passi
la crema per la pelle?
Un vero portento
contro l’eritema solare
Ma guarda!
Davvero?
Eh già…
*
La donna gentile
che mi sta accanto
col suo sorriso
ogni giorno mi insegna
la tenerezza
che è la legge
di questa casa
e dovrebbe esserla
del mondo
* * *
https://lapoesiaelospirito.wordpress.com/tag/giulio-stocchi/
Lasciate Vivere la Tenerezza!
Le ragazze che passano nel tramonto
prima di scomparire nella notte
le graziose di vento e sorrisi
custodiscono un segreto fra i capelli
una parola lieve il frammento
di uno specchio sono la trasparenza
in cui riposa il giorno l’attimo
sospeso che dice della semplicità
del mondo solo che volessimo
cogliere l’armonia che il loro
fianco ci dona quando passano
le ragazze nel tramonto
camminando sottili incontro alle stelle
Girls in the twilight
The girls walking towards the twilight
Before vanishing into the night
The graces of wind and smiles
Carefully preserve a secret in their hair
A light word a fragment
Of a mirror they are the transparency
In which the day reposes the moment
Suspended that tells us of the simplicity
Of the world if only we wanted
To gather their gift the harmony
Of their hips while passing
The girls of the twilight
Walking slenderly as they meet the stars.
Giulio Stocchi, Milano
http://www.poieinkaiprattein.org/poetry/giulio-stocchi/
Ha studiato filosofia all’università statale di Milano e recitazione all’Accademia dei Filodrammatici.
Da allora, e per molti anni, i suoi palcoscenici sono stati le piazze, le fabbriche occupate, le manifestazioni popolari; oggi i teatri, le sale di conferenza, le università: ma sempre caratterizzando la sua poesia per un originalissimo contatto con il pubblico.
Numerosi suoi scritti, riflessioni, racconti, polemiche, sono comparsi negli ultimi anni.
Insieme, Giulio Stocchi e Deborah Strozier, hanno ideato manifesti contro la guerra, per la pace e l’amore.
Ha partecipato con suoi saggi e poesie ai volumi collettivi Il pensiero inventivo, Milano, Unicopli, 1992 e La vita inventiva, Napoli, ESI, 1998, di cui è co-curatore.