DEPRESSIONE
Atomo umano, enorme è la natura.
L ’esser t ’investe e ti trascina. Invano
contenerlo vorresti: ei non ti cura,
ei va per le sue vie, atomo umano.
Io piú sitir non vo ’ la sorte oscura
de l ’avvenire: come un uragano
nel passato ei rovesciasi e s ’oscura,
tutto vorando l ’esser nostro vano.
Spengonsi a lento ormai nei polsi bassi,
e nel cervel, cui fanno assedio i dubî,
le fantastiche febri del desio.
Atomo umano, guarda in ciel le nubi:
estraneo a tutto sei, estraneo passi.
Scenda pei sogni miei, scenda l ’oblio.
LA FUNE
Mastri funaj, faccenda curïosa
la vostra: andar cosí sempre all ’indietro,
con quella fune che da la callosa
mano vi nasce; e non mutar mai metro.
Però, a pensarci, tutti quanti poi,
mordano i soli, piangano le lune,
modo diverso non teniam da voi:
facciam la vita come voi la fune.
La ruota, onde s ’attorce il non sicuro
fil che ci regge, è sempre nel passato;
e con le spalle andiam verso il futuro,
se nulla mai di antiveder ci è dato.
Mastri funaj, rapida troppo gira
la ruota mia, troppo s ’attorce questa
mia fune e troppo la mia man la tira.
Ne faccio un cappio e vi caccio la testa.
Luigi Pirandello
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