alcune poesie di Dietrich Bonhoeffer

Tre poesie di Dietrich Bonhoeffer

(Perugino. Deposizione dalla croce.)

Tre poesie di Dietrich Bonhoeffer
di Anna Maria Curci

Qualche giorno fa ho letto una delle preghiere che Dietrich Bonhoeffer scrisse per i compagni di prigionia. La lettura mi ha dato lo spunto per rileggere le poesie di Bonhoeffer nel testo originale, limpido e insieme profondo. Ho provato a rendere limpidezza e profondità anche nella lingua italiana.

La prima delle tre poesie proposte è diventata anche una canzone.
Dietrich Bonhoeffer scrisse questi versi nel carcere militare di Tegel, a Berlino. Li accluse a una lettera all’amico Eberhard Bethge dell’8 luglio 1944.

Chi sono?

Chi sono? Spesso mi dicono
che esco dalla mia cella
sciolto e sereno e saldo
come un signore dal suo castello

Chi sono? Spesso mi dicono
che parlo con i sorveglianti
libero e cordiale e franco
come se avessi da comandare.

Chi sono? Mi dicono anche
che i giorni porto della malasorte
imperturbabile, sorridente e fiero,
come chi è uso alle vittorie.

Davvero sono quello che altri di me dicono?
O son soltanto ciò che io stesso di me so?
Inquieto, nostalgico, malato, come un uccello in gabbia,
boccheggiante per un soffio di vita, come se mi strozzassero,
affamato di fiori, di colori, cinguettii,
assetato di buone parole, di calore umano,
tremante d’ira per l’arbitrio e la minima offesa,
tormentato dall’attesa di grandi cose,
invano trepidante per amici a distanza infinita,
stanco e troppo vuoto per pregare, per pensare, per fare,
fiacco e pronto a dire addio a tutto?
Chi sono? Questo o quello?
Sono forse oggi questo e domani un altro?
Sono entrambi al contempo? Dinanzi agli uomini un ipocrita
e per me stesso un debole piagnucoloso degno di disprezzo?
O forse ciò che è ancora in me assomiglia all’esercito in rotta
che arretra confuso dinanzi a vittoria già ottenuta?

Chi sono? Solitario porsi domande si fa beffe di me.
Chiunque io sia, Tu mi conosci, Tuo sono, o Dio!

Wer bin ich?

Wer bin ich? Sie sagen mir oft,
ich träte aus meiner Zelle
gelassen und heiter und fest
wie ein Gutsherr aus seinem Schloß.

Wer bin ich? Sie sagen mir oft,
ich spräche mit meinen Bewachern
frei und freundlich und klar,
als hätte ich zu gebieten.

Wer bin ich? Sie sagen mir auch,
ich trüge die Tage des Unglücks
gleichmütig, lächelnd und stolz,
wie einer, der Siegen gewohnt ist.

Bin ich das wirklich, was andere von mir sagen?
Oder bin ich nur das, was ich selbst von mir weiß?
Unruhig, sehnsüchtig, krank, wie ein Vogel im Käfig,
ringend nach Lebensatem, als würgte mir einer die Kehle,
hungernd nach Farben, nach Blumen, nach Vogelstimmen,
dürstend nach guten Worten, nach menschlicher Nähe,
zitternd vor Zorn über Willkür und kleinlichste Kränkung,
umgetrieben vom Warten auf große Dinge,
ohnmächtig bangend um Freunde in endloser Ferne,
müde und zu leer zum Beten, zum Denken, zum Schaffen,
matt und bereit, von allem Abschied zu nehmen?
Wer bin ich? Der oder jener?
Bin ich denn heute dieser und morgen ein anderer?
Bin ich beides zugleich? Vor Menschen ein Heuchler
und vor mir selbst ein verächtlich wehleidiger Schwächling?
Oder gleicht, was in mir noch ist, dem geschlagenen Heer,
das in Unordnung weicht vor schon gewonnenem Sieg?

Wer bin ich? Einsames Fragen treibt mit mir Spott.
Wer ich auch bin, Du kennst mich, Dein bin ich, o Gott!

In “Cristiani e pagani”, che risale allo stesso periodo di Chi sono? ho ritrovato il Dio bisognoso di aiuto al quale parla Etty Hillesum nel suo Diario (annotazione del 12 luglio 1942).

Cristiani e pagani

Da Dio gli uomini vanno quando hanno bisogno
aiuto implorano, chiedono pane e buona sorte,
d’essere liberati da malattia, da colpa e morte.
Così fan tutti, cristiani e pagani.

Da Dio gli uomini vanno quando Lui ha bisogno,
lo trovan povero, oltraggiato, senza pane e dimora,
vedono come il peccato lo divora,
debolezza e morte.

Dio va da tutti quando hanno bisogno,
sazia il corpo e l’anima con il Suo pane
morte di croce muore per cristiani e pagani
e perdona entrambi.

Christen und Heiden

Menschen gehen zu Gott in ihrer Not,
flehen um Hilfe, bitten um Glück und Brot,
um Errettung aus Krankheit, Schuld und Tod.
So tun sie alle, alle, Christen und Heiden.

Menschen gehen zu Gott in Seiner Not,
finden ihn arm, geschmäht, ohne Obdach und Brot,
sehn ihn verschlungen von Sünde,
Schwachheit und Tod.

Gott geht zu allen Menschen in ihrer Not,
sättigt den Leib und die Seele mit Seinem Brot,
stirbt für Christen und Heiden den Kreuzestod
und vergibt ihnen beiden.

Che nella poesia “Luce” il contrasto tra la limitatezza umana e l’anelito al divino possa risolversi nell’abbandono fiducioso è svelato già dal titolo.

Luce

In me è buio, ma da te c’è luce,
io sono solo, ma tu non mi lasci
son pusillanime, ma da te c’è aiuto
sono irrequieto, ma da te c’è pace
in me c’è amarezza, ma da te pazienza
le tue vie non comprendo, ma tu conosci
la retta via per me.

Licht

In mir ist es finster, aber bei dir ist Licht
ich bin einsam, aber du verläßt mich nicht
ich bin kleinmütig, aber bei dir ist die Hilfe
ich bin unruhig, aber bei dir ist Frieden
in mir ist Bitterkeit, aber bei dir ist Geduld
ich verstehe deine Wege nicht, aber du weißt
den rechten Weg für mich.

Tre poesie di Dietrich Bonhoeffer

Dietrich Bonhoeffer by Internet Encyclopedia of Philosophy

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