24 marzo 1980 – L’arcivescovo di El Salvador Oscar Romero viene ucciso – WOJTYLA E Óscar Romero i post

San Romero del Salvador

Martiri. Sabato beatificato l’arcivescovo dei poveri

«Se mi ammazzano, risusciterò nel popolo». Parole profetiche, quelle di monsignor Oscar Romero, ucciso in Salvador il 24 marzo del 1980 dagli squadroni della morte manovrati dalla Cia. Il suo coraggio ha dato linfa alla resistenza degli ultimi, che lo hanno proclamato subito «san Romero d’America». Il santo dei poveri, la voce dei senza voce. Nel paese, tutto è pronto per la sua beatificazione. Domani iniziano i festeggiamenti e sabato si celebra la cerimonia in Plaza Salvador del Mundo, alla presenza delle alte autorità ecclesiastiche e politiche. Il parlamento, che si è appena installato (e che, da qui al 2018 prevede l’alternanza tra il governativo Fmln e il partito conservatore Gana) ha stabilito che il 23 sarà festivo.

Dopo un percorso irto di ostacoli, iniziato nel 1990, alla fine anche la chiesa ha riconosciuto il martirio dell’arcivescovo: ucciso «in odio alla fede». La comunicazione ufficiale, per volere di papa Bergoglio, è stata data due mesi fa in occasione di un’altra ricorrenza: i 38 anni dall’omicidio del gesuita salvadoregno Rutilio Grande, ammazzato il 12 marzo 1977, anch’egli in via di canonizzazione. Il sacerdote viene trucidato insieme a due contadini mentre va a dir messa. Per Romero, uno spartiacque. Rutilio era stato maestro di cerimonie durante la sua consacrazione episcopale, nel 1970. Aveva un’altra idea del Vangelo, ma era suo amico. In quel periodo, cadono sotto i colpi dell’oligarchia anche quei religiosi che ascoltano le sofferenze dei contadini, a volte accompagnandone il percorso, pur senza condividerne il progetto politico.

In Salvador, la rapida crescita economica degli anni ’50 e 60 ha aumentato squilibri e disuguaglianze. Il paese intero è proprietà di 14 famiglie. La terra si concentra in poche mani, il 4% della popolazione ne possiede il 67%, al 96% va il restante 33%. Nel 1960 è stato fondato il Partito democratico cristiano (Pdc), che propone un cammino di mezzo tra il capitalismo e il socialismo e ha al centro del suo programma la riforma agraria. Nel ’65, la nascita della Federazione cristiana dei contadini salvadoregni (Fccas) contribuisce all’organizzazione della popolazione agricola di orientamento cristiano. La Teologia della liberazione ha grande influenza sulla formazione e la rivolta di quei settori popolari. Dalla clandestinità, il Partito comunista salvadoregno (Pcs) continua a sostenere la via elettorale, ma al suo interno e in vasti settori del Pdc il dibattito preme in un altro senso.

Dal contesto internazionale, arriva la spinta a “provarci”, a liberarsi di regimi autoritari cercando alternative più efficaci a quelle – considerate esaurite o impraticabili -, della via elettorale. Contano l’esempio della rivoluzione cubana, le imprese del Che in Bolivia, la guerriglia di Carlos Mariguella in Brasile, i Tupamaros in Uruguay e il sacerdote Camilo Torres che muore in Colombia con il fucile in mano (1965). Sono gli anni dei movimenti di liberazione nazionale e delle lotte anticoloniali, dal Vietnam ai paesi africani. E poi arriva il Maggio francese…

In Salvador, contadini, operai, studenti e maestri intensificano le mobilitazioni. Nel ’72, all’Unione nazionale di opposizione (Uno) viene bloccata la via di governo con massicci brogli elettorali. Nascono le organizzazioni politico-militari. Tra il ’72 e il ’77, la dittatura intensifica la repressione contro tutti i settori di opposizione. In America latina, gli Usa conducono una guerra senza quartiere al “pericolo rosso”, foraggiando dittatori allenati alla Scuola delle Americhe. I soldi per gli squadroni della morte non mancano. Le mobilitazioni crescono, ma chi si ribella paga un prezzo altissimo. I segni di tortura sui cadaveri ritrovati non lasciano dubbi.

Oscar Romero diffida della Teologia della liberazione e la osteggia. E’ preceduto dalla fama di essere un conservatore «fragile psicologicamente», molto legato all’Opus Dei. Le gerarchie ecclesiastiche puntano su di lui per stroncare i fermenti progressisti, sanciti dal Concilio Vaticano II e ripresi dalla Conferenza di Medellin (1968), secondo i quali l’emancipazione politica e sociale non è estranea al Cristianesimo. Ai funerali dell’amico Rutilio, Romero predica ancora contro «la miopia dei movimenti sensibili alla questione sociale», che si espongono all’insuccesso finché non vivono «una conversione del cuore». Continuando così – dice – «tutto sarà debole, rivoluzionario, passeggero, violento. Non cristiano».

Ma poi il tono dei suoi discorsi cambia con l’aumento delle violazioni ai diritti umani. Si fa più presente l’influenza dei teologi della liberazione come lo spagnolo Ignacio Ellacuria, rettore dell’Università centroamericana José Simeon Canas (Uca), e di John Sobrino, attuale direttore del Centro Teologico intestato a Romero. Sobrino racconta quello che considera un momento determinante nella «conversione» di Romero: una veglia di preghiera nel convento di Aguilar. Religiosi e cittadini sono riuniti per piangere la morte di Rutilio, che Romero aveva considerato amico ma «pericolosamente vicino» alle idee rivoluzionarie. L’arcivescovo viene messo di fronte a una realtà diversa. Nei giorni successivi promette pubblicamente che non parteciperà ad alcuna cerimonia ufficiale del governo finché non terminerà la repressione. Per i tre anni successivi, mantiene la parola. Ma, a fronte della resistenza popolare che cresce, i potentati economici del Salvador, con l’appoggio degli Usa, sono tutt’altro che in disarmo.

Il 19 luglio del ’79, il Frente sandinista de Liberacion nacional (Fsln) rovescia il dittatore Anastasio Somoza in Nicaragua. Il 15 ottobre dello stesso anno, ecco il colpo di stato in Salvador, a cui seguiranno diverse giunte civico-militari. Il 22 gennaio del 1980, oltre 250.000 persone manifestano nel centro della capitale. In quell’anno, i vari fronti popolari si sono uniti nella Coordinadora revolucionaria de masas (Crm). Romero viene ucciso il 24 marzo, dopo aver pronunciato una durissima omelia contro la repressione. Il 10 ottobre le organizzazioni politico-militari formano il Farabundo Marti per la Liberazione Nazionale (Fmln) che il 10 gennaio del 1981 lancia un’offensiva per provocare un’insurrezione nelle grandi città. Il piano generale non riesce, ma inizia la guerra di posizione, si consolidano i fronti di guerra e le zone sotto controllo del Fmln.

Prima di morire, Romero si reca in Vaticano per incontrare Giovanni Paolo II, appena eletto. Ha con sé un fascicolo sulle atrocità commesse dagli squadroni della morte. Una denuncia incongrua nei piani del papa polacco, alleato degli Usa nella crociata contro il comunismo. Romero non era ben visto neanche da Paolo VI, ora è solo.

Quando, nel 1992, gli accordi di pace mettono fine a dodici anni di guerra civile, la Commissione per la verità porta in luce responsabilità, complicità e silenzi ai più alti livelli delle gerarchie ecclesiastiche e istituzionali. A spezzare la vita dell’arcivescovo ha pensato un sicario agli ordini di Roberto D’Aubuisson, capo del partito di destra Alianza Republicana Nacionalista (Arena), morto di tumore nel 1991. Altro sangue è stato versato durante i funerali di Romero (30 persone uccise). Negli anni successivi, i religiosi scomodi continuano a pagare. Il teologo spagnolo Ignacio Ellacuria viene ucciso il 16 novembre del 1989 insieme ad altri 5 gesuiti. Una decisione presa ai più alti livelli e ben nota alla Cia, come dimostrano i documenti desecretati dal Pentagono. Per gli assassini di Ellacuria, si è aperto un procedimento in Spagna. L’amnistia incondizionata, promulgata in Salvador nel ’93, ha salvato dal carcere i responsabili di massacri e delitti politici commessi negli anni della guerra civile (75.000 morti e oltre 7.000 scomparsi).

Oggi, rappresentanti della Iglesia de los Pobres, un organismo che racchiude diverse reti e collettivi che si richiamano al messaggio di Romero e che ha organizzato per domani un corteo alternativo, presentano alla Fiscalía General de la República un appello perché vengano perseguiti mandanti e autori dell’omicidio dell’arcivescovo.

https://ilmanifesto.it/san-romero-del-salvador/

24 marzo 1980 – L’arcivescovo di El Salvador Oscar Romero viene ucciso

http://www.controappuntoblog.org/2012/03/24/24-marzo-1980-%e2%80%93-larcivescovo-di-el-salvador-oscar-romero-viene-ucciso/

WOJTYLA E Óscar Romero . buona domenica delle palme! salutoni rossi

http://www.controappuntoblog.org/2013/03/24/wojtyla-e-oscar-romero-buona-domenica-delle-palme-salutoni-rossi/

Questa voce è stata pubblicata in antifascismo, memoria. Contrassegna il permalink.