Il primo pensiero simbolico è dei Neanderthal by .lescienze.it

23 febbraio 2018

Il primo pensiero simbolico è dei Neanderthal

La scoperta di dipinti rupestri datati a 65.000 anni fa circa e conchiglie perforate datate più di 115.000 anni fa in alcuni siti neolitici spagnoli documentano la capacità di pensiero simbolico nell’uomo di Neanderthal in un’epoca molto precedente all’arrivo di Homo sapiens in Europa. Viene così sfatato il pregiudizio sull’arretratezza cognitiva dei nostri cugini neanderthaliani(red)

“Oggi scriviamo un nuovo capitolo della preistoria”. Così Diego Angelucci, geoarcheologo dell’Università di Trento, ha commentato il risultato raggiunto con i colleghi di una collaborazione internazionale, dimostrando che l’uomo di Neanderthal, contrariamente a quanto ritenuto finora, era capace di comportamento simbolico. Decorava infatti le pareti delle grotte già 65.000 anni fa, e usava conchiglie a scopo ornamentale almeno 115.000 anni fa, cioè in epoche molto precedenti all’arrivo di Homo sapiens in Europa.

Cuore della ricerca, che viene ora descritta in due articoli apparsi su “Science” e “Science Advances”, è una tecnica radiometrica al torio-uranio, utilizzata da Dirk Hoffmann del Max-Planck-Institut per la Biologia evoluzionistica di Lipsia, in Germania, per datare con grande precisione i reperti scoperti negli ultimi anni in varie grotte della Spagna.

Il pensiero simbolico è ritenuto una delle caratteristiche più squisitamente umane, e si riteneva che fosse nato con Homo sapiens, l’uomo anatomicamente moderno. Lo raccontano l’utilizzo ornamentale di conchiglie marine perforate e di sostanze coloranti circa 70.000 anni fa, scoperte in Africa, e la produzione di arte mobile e arte rupestre in Europa circa 40.000 anni fa.

Ma i recenti scavi hanno iniziato a cambiare questo modo di vedere. Già dal 2006, gli scavi condotti in vari siti paleolitici spagnoli hanno restituito oggetti artistici di vario tipo che testimoniano l’utilizzo di pigmenti. Si trattava, in particolare, di conchiglie marine perforate, di pigmenti coloranti di tonalità rossa o gialla e di conchiglie con tracce di preparazione di nuovi coloranti a partire da questi pigmenti. Gli oggetti non hanno utilità pratica, ma solo ornamentale, un chiaro indice di un pensiero simbolico.

Decorazioni rupestri nella grotta di Pasiega (Credit: P. Saura)

Nel 2010, il gruppo di Hoffmann aveva avanzato l’ipotesi che quei reperti potessero essere attribuiti ai Neanderthal e non a Homo sapiens. Ma come esserne sicuri?

Un punto di riferimento cruciale per i paleoantropologi è che gli esseri umani moderni non sono arrivati in Europa prima di 45.000-40.000 anni fa. Se quindi gli oggetti simbolici fossero stati precedenti, sarebbero da attribuire ai Neanderthal, ma le tecniche di datazione finora non erano così precise da poter collocare con certezza i reperti prima di questa fatidica soglia.

Nell’articolo pubblicato su “Science” Hoffman e colleghi spiegano come hanno analizzato con la tecnica al torio-uranio alcune pitture rupestri dei siti di La Pasiega (in Cantabria), Maltravieso (in Estremadura) e Ardales (in Andalusia). Risultato: risalgono ad almeno 64.800 anni fa, cià 20.000 anni prima dell’avvento dei sapiens in Europa.

Nello studio apparso su “Science Advances”, cofirmato da Angelucci, si va ancora più indietro nel tempo. I reperti sono conchiglie decorate scoperte nel sito di Cueva de los Aviones, nelle vicinanze di Cartagena, nella Murcia: si parla in questo caso di 120.000-115.000 anni fa.

La tecnica di datazione uranio-torio ha stabilito infatti che la concrezione di grotta che sigilla gli strati contenenti i reperti risale a 115.000 anni fa. Gli strati a loro volta sono databili a circa 120.000 anni fa. Ciò significa che gli oggetti contenuti nella grotta hanno un’età compresa tra circa 115.000 e 120.000 anni fa.

Tutto fa pensare dunque che i Neanderthal fossero capaci di pensiero simbolico e che le loro capacità cognitive fossero equivalenti a quelle di Homo sapiens già in epoche precedenti alla diffusione degli esseri umani anatomicamente moderni nel continente europeo. Viene così sfatato il pregiudizio sull’arretratezza cognitiva dei Neanderthal, ritenuti a lungo primitivi e inferiori alla nostra specie.

“La comparsa del pensiero simbolico è considerata una delle tappe fondamentali dell’evoluzione umana: possiamo riconoscerla tra le tracce archeologiche grazie al rinvenimento di oggetti che fanno parte della cosiddetta cultura materiale, trasmessa di generazione in generazione, come i reperti degli scavi spagnoli o come le sepolture”, ha spiegato Angelucci.

“Ora sappiamo che anche i Neanderthal possedevano capacità cognitive tali da produrre oggetti con significato simbolico, e che tutto questo è accaduto oltre 100mila anni fa”, ha concluso. “Questo significa che le capacità cognitive ‘avanzate’ non sono solo appannaggio di Homo sapiens, ma che sono più antiche e condivise anche dai Neanderthal, e che per stabilire quando sono comparse bisognerà andare indietro nel tempo, concentrando le ricerche sui primi Neanderthal, o addirittura sull’antenato comune da cui hanno avuto origine i Neanderthal e gli umani anatomicamente moderni”.

http://www.lescienze.it/news/2018/02/23/news/pensiero_simbolico_neanderthal-3875396/

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