Viterbo link su bandi ed appalti pschiatria ; che vi suggerriscono le parole bando ed appalti?

Vita da Educatori

· 7 febbraio·

“Ricordiamo che in psichiatria, il progetto coincide con le persone, sia per quanto riguarda i pazienti che gli operatori.

La fiducia e la stima reciproca che si instaura tra paziente ed operatore è elemento fondamentale nella costruzione e nello sviluppo del progetto stesso. Con il nuovo bando, esiste il reale rischio di distruggere rapporti terapeutici e progetti.”

Associazione 13 Maggio

Viterbo – L’associazione 13 maggio si scaglia contro l’Asl

“Servizi psichiatrici, il bando sui progetti assistenziali è un grave errore”

Viterbo – Riceviamo e pubblichiamo – L’associazione 13 maggio è costretta di nuovo a confrontarsi con criticità notevoli che stanno interessando i servizi psichiatrici della Asl di Viterbo.

Questi ultimi anni, disgraziatamente, sono stati caratterizzati da continua perdita di personale specialistico e dal conseguente smantellamento progressivo delle equipe psichiatriche, forma operativa che permette di affrontare la sofferenza psichica nella sua complessità.

L’ultima novità negativa riguarda ora il bando che la Asl di Viterbo ha realizzato per quanto riguarda i progetti assistenziali individualizzati. I Pai, come sinteticamente vengono chiamati, sono stati una vera rivoluzione concettuale e clinica, che ha permesso a pazienti gravi, di tornare alla vita quotidiana nell’ambito di una progressiva autonomia individuale.

Questa forma di intervento ha comportato il superamento di assetti psicopatologici che si protraevano da anni dandoci quindi informazioni estremamente rilevanti sul piano della ricerca clinica.

Naturalmente, il progetto riabilitativo riguardava la vita quotidiana nell’abitazione del paziente e la vita nella realtà urbana dove il paziente viveva, realizzato da una stessa cooperativa, in modo da avere una reale continuità nel progetto e negli operatori che lo realizzavano.

Il nuovo bando realizzato dalla Asl ha diviso il progetto riabilitativo domiciliare da quello territoriale, affidando queste due fasi terapeutiche a due cooperative diverse. Questo, riteniamo, è stato un grande errore che comporterà delle oggettive difficoltà nel rendere omogeneo e conseguente il progetto complessivo.

La scomparsa inoltre, con il nuovo bando, di una delle cooperative che ha gestito i progetti in questi anni, comporterà la necessità di rivedere l’intero progetto, spesso con operatori diversi,per noti problemi contrattuali.

Ricordiamo che in psichiatria, il progetto coincide con le persone, sia per quanto riguarda i pazienti che gli operatori.

La fiducia e la stima reciproca che si instaura tra paziente ed operatore è elemento fondamentale nella costruzione e nello sviluppo del progetto stesso. Con il nuovo bando, esiste il reale rischio di distruggere rapporti terapeutici e progetti.

Nell’incontro che la nostra associazione ha avuto con gli operatori della cooperativa Agatos e con alcuni rappresentati dell’Unione sindacale di base, abbiamo ribadito la nostra perplessità per quanto riguarda il nuovo bando, condividiamo in piano il documento sindacale che l’Unione sindacale di base ha inviato nei giorni scorsi al direttore generale della Asl e abbiamo ancora una volta chiarito che l’idea di realizzare bandi annuali per i progetti assistenziali della psichiatria non ha alcun senso quando si tratta di sofferenza mentale, dove invece è necessario realizzare una sostanziale continuità nello stile del progetto e negli operatori che lo realizzano.

Riteniamo quindi che il bando va ripensato integralmente e nel frattempo vigileremo insieme alle altre associazioni di pazienti e cittadini per evitare conseguenze negative sulle persone che soffrono e che andrebbero preservate da inutili tensioni ed eventi destabilizzanti.

Associazione 13 maggio

6 febbraio, 2018

“Servizi psichiatrici, il bando sui progetti assistenziali è un grave errore”

Viterbo – Lettere – Sanità – Scrivono alcuni operatori della Cooperatova Agatos sulla decisione di mettere a bando la cura dei pazienti psichiatrici

“Come si può ridurre la riabilitazione per compensare l’inabilità?”

Viterbo – Riceviamo e pubblichiamo – Il lavoro che giornalmente e da 5 anni a questa parte svolgiamo con i nostri utenti è basato su quattro punti cardine fondamentali nella riabilitazione:

Sostegno all’autonomia
Sostegno alla relazionalità dell’io
Inserimento lavorativo
Sostegno alla creazione di una rete sociale

La riabilitazione è un processo che ha come obiettivi quelli di identificare, prevenire e ridurre le cause dell’inabilità. Altrettanto aiuta la persona a sviluppare ed usare le proprie risorse e capacità in modo da acquisire più fiducia in se stessa ed aumentare il livello di autostima, facendo leva su ciò che vi è di sano e non sulla patologia.

Premesso questo, come si può ridurre la riabilitazione a un aiuto nel compensare l’inabilità? Dove è finito il metodo che ha come scopo fondamentale l’attivazione di processi di cambiamento finalizzati ad aumentare il potere contrattuale della persona, le sue possibilità di scambio di risorse e affetti, la sua autonomia, il suo senso di responsabilità verso se stesso e verso gli altri?

Nel darci risposta a queste domande ecco la nascita del nostro gruppo di lavoro, fatto di continua crescita professionale e personale che va di pari passo alla creazione del gruppo degli utenti, ai quali, portati fuori dai limitanti contesti di provenienza, è stata data la possibilità di ricominciare a sperare nella vita e ad essere visti come persone eliminando pian piano quello stigma che si portano dietro.

L’approccio utilizzato a tale scopo è stato quello di creare un ambiente che si prenda cura globalmente della persona, portandola per step progressivi a incrementare abilità e autonomia, fornendo personale qualificato nella riabilitazione che prende in carico sia la cura del sé e dell’abitazione, ma che media e facilita i contatti con l’esterno del circuito psichiatrico (tramite laboratori, collaborazione con Caffeina ed altre realtà del territorio) fino ad arrivare all’inserimento protetto lavorativo. Proprio questo approccio unitario permette di monitorare e individualizzare sempre di più l’intervento, rendendolo efficace ed efficiente.

La scelta di farli abitare tutti in un unico quartiere è pensata per incrementare la socialità, creando cosi relazioni significative e stabili, che vengono rafforzate dal senso di appartenenza ad un progetto comune, che si traduce in momenti di aggregazione positiva come feste di compleanno o feste comandate che altrimenti sarebbero passate in solitudine.

Tutto ciò concorre alla creazione di una rete di supporto e confronto fra pari, risorsa imprescindibile per la riuscita della riabilitazione sociale.

Ridurre tutto questo alla semplice cura nell’autonomia porterebbe anni di lavoro a quel famoso giro di boa che porta alla cronicizzazione e all’impoverimento, si passerebbe quindi da un lavoro prettamente riabilitativo ad uno prettamente assistenziale, come si fa nelle disabilità motorie gravi.

Ci chiediamo dove andrà a finire la nostra professionalità, le nostre competenze acquisite con anni di studio e formazione specifica, teorica e sul campo; la nostra maggiore preoccupazione riguarda il lavoro che andremo a svolgere, un lavoro nettamente diverso rispetto a quello svolto finora, multidisciplinare, coordinato in equipe, sostenuto da formazione continua e supervisione psicologica, che sostengono la struttura portante dell’organizzazione operativa.

Un altro punto importante su cui si basa il nostro operare è l’importanza della relazione, della fiducia e infine dell’affidarsi i quali esistono ora grazie alla continuità terapeutica e al continuo scambio in un equipe di lavoro che quotidianamente opera pensando solo ed esclusivamente alla persona.

Con un’operazione di cumulo ore siamo riusciti a coprire 10 ore giornaliere per ogni appartamento supportando con la nostra presenza i ragazzi in ogni momento della giornata non sostituendoci mai a loro. Loro si occupano della casa, cucinano da soli, fanno spesa da soli, si occupano della loro salute con un lavoro di self medication e cosa più importante lavorano con dei progetti studiati per loro.

La decisione di mettere a bando la cura dei pazienti psichiatrici comporta numerose conseguenze: innanzitutto la totale esclusione del paziente nella scelta del proprio percorso riabilitativo, che finora ha potuto scegliere attività e curanti più adatti alle proprie inclinazioni, mentre ora sarà la Asl a decidere al posto loro, privandoli della libertà di scelta. In merito a questo, ci chiediamo perché la Asl non abbia invitato alcuni pazienti per renderli partecipi di cosa sarebbe accaduto di lì a poco, bensì nella maggior parte dei casi abbia convocato separatamente i familiari per far firmare loro il nuovo progetto all’istante o al massimo “oggi per domani”.

La messa a bando, che avrà scadenza annuale, andrà a ledere la continuità terapeutica, in quanto quest’ultima è garantita dalla prosecuzione di un progetto e di un modello ideologico e organizzativo proprio di ogni cooperativa che gestirà l’appalto.

La Asl ha diviso la vita dei pazienti in lotti, e a tale frammentazione corrisponderanno altrettante cooperative che prenderanno in carico aspetti specifici, perdendo così la globalità del trattamento riabilitativo.

Il budget stanziato con il bando per il Lotto 2 comporterà una diminuzione delle ore in cui gli operatori saranno presenti in appartamento, con un conseguente decremento del trattamento riabilitativo, che non corrisponde ad un reale miglioramento delle condizioni di salute ma risponde solo a logiche economiche, a discapito del diritto alla salute. Come si può quindi pensare di ridurre il budget stanziato rispetto a quello attuale?

Il nostro gruppo di operatori funge da specchio al gruppo degli utenti e si basa su tempo, spazio e relazione: parametri fondamentali che si alterano nella sofferenza psichica; la storia della psicosi è fatta di impoverimento, di perdita, in cui si riduce la capacità di comunicazione, la relazione si perde in un tempo sempre uguale, il tempo del “non potere”, della perdita di interessi, dell’assenza di progetti in cui il desiderio scompare e “l’esistenza si contrae diventando silenzio e ombra”(Ballerini, Rossi Monti, 1983)

Se l’interesse di chi decide è quello di riportare, come citato, questi ragazzi a silenzio e ombra si proceda pure… Oppure si cominci veramente a pensare a loro come persone e non si rimetta la loro vita ad un bando di gara… Come si può pensare di farlo, tantopiù nel quarantesimo anniversario della Legge 180 (Legge Basaglia)?

Firmato da alcuni operatori della Cooperativa Agatos:

ALESSIO MOCHI 
ANNA CICCARELLI 
CHIARA PIERGIOVANNI
CLARA BACCELLONI
DANIELE FILIPPI
DENISE ILENIA GNONI 
ELISA ANGELONI 
ELISABETTA FIORUCCI 
FRANCESCO CAPALDO
GABRIELLA DI GIOVANNI 
IRIDE PROFILI 
ISABELLA SPERANZA 
JURI VALENTINO
MANUELA CATALANI 
SARA PIZZI
SILVIA CORSINI 
VANIA MORICOLI

31 gennaio, 2018

“Come si può ridurre la riabilitazione per compensare l’inabilità?”

Scure dell’Asl sui pazienti psichiatrici, la denuncia dell’USB


9 febbraio 2018

VITERBO – Riceviamo  da Elisa Bianchini dell’Usb Viterbo e pubblichiamo.

“L’Usb Viterbo denuncia i tentativi della Asl di “svendere” i pazienti psichiatrici e i lavoratori del settore

Regione e Asl continuano la svendita di tutta l’assistenza psichiatrica, lasciando vivere più di 20 lavoratori e centinaia di pazienti nell’incertezza. Inizialmente sono stati colpiti i Pai, piani assistenziali individuali, con il 60% in meno delle ore e il dimezzamento delle risorse economiche.

Poi, la Asl, non paga di aver destabilizzato i lavoratori e messo a rischio la continuità terapeutica dei pazienti, rischia di mettere in serio pericolo anche le comunità socio riabilitative. Queste ultime rappresentano il primo passo del percorso del paziente psichiatrico che gli permette in un secondo momento, attraverso i Pai, di immettersi in un progetto di coabitazione per autodeterminarsi. La svalutazione, o addirittura il blocco, di queste due realtà farebbe perdere ai pazienti qualsiasi possibilità di uscire dalla marginalità della malattia e di tornare a considerarsi e ad essere considerati persone.

L’Usb Viterbo è venuto a conoscenza di alcuni trasferimenti di pazienti, non necessari dal punto di vista terapeutico, verso strutture private. Il sindacato si augura che l’emanazione di questi appalti al ribasso non sia una bieca speculazione per agevolare le esternalizzazioni e far arricchire i privati, presenti sul territorio della Tuscia.

L’intera struttura Usb, a fianco dei lavoratori, dei pazienti e delle loro famiglie, è pronta alla mobilitazione, se la Asl non dovesse annunciare passi indietro”.

Scure dell’Asl sui pazienti psichiatrici, la denuncia dell’USB

Usb: la Asl appalta i pazienti psichiatrici


24 gennaio 2018

Ospedale Belcolle di Viterbo

L’Usb Viterbo denuncia il taglio di fondi e di assistenza per la cura e la riabilitazione dei pazienti psichiatrici. “La Asl  – scrive il sindacato – ha deciso arbitrariamente di mettere a bando la cura dei pazienti psichiatrici senza alcun confronto con il team di psichiatri, psicologi ed educatori che quotidianamente lavorano sul campo.  Il risultato è il dimezzamento dei fondi, si passa da 490 mila euro agli attuali 209 mila, e la totale esclusione del paziente nella scelta del proprio percorso riabilitativo. Fin ad ora le persone potevano scegliere le attività e l’aiuto più adatti alle loro esigenze  e alle loro inclinazioni. La Asl ha deciso di scegliere al posto loro, privando i pazienti della libertà.
Gli operatori e gli psichiatri hanno impiegato anni per costruire un rapporto di fiducia con i pazienti che ha permesso a questi ultimi di ottenere ottimi risultati  sia in campo clinico sia in campo sociale. La messa a bando, che probabilmente avrà scadenza annuale, comporterà il cambio totale degli operatori e la continuità terapeutica verrà completamente cancellata.
Infine la Asl ha diviso la vita dei pazienti in lotti, come fossero terreni, dividendo la loro giornata in tronconi; al momento saranno due le cooperative in campo: una per la quotidianità all’interno degli appartamenti e una per quella nel territorio. E’ immaginabile la confusione in cui vengono gettati i pazienti, sradicati dalla loro routine.
Con una sola mossa, la Asl ha cancellato anni di attività in casa e sul territorio, che avevano portato i pazienti ad essere sempre più autonomi nella gestione consapevole e libera della loro vita casalinga e lavorativa.
L’Usb Viterbo esorta la Asl a rivedere i termini del bando, con il 60% in meno delle risorse e l’assistenza lottizzata, l’unico risultato sarà la marginalizzazione e l’esclusione dei pazienti”.

Usb: la Asl appalta i pazienti psichiatrici

Questa voce è stata pubblicata in ORDINARIO STORIA D'ITALIA, schiavitù e capitalismo e contrassegnata con , . Contrassegna il permalink.