Terremoto al confine tra Iran e Iraq, si aggrava il bilancio di morti e migliaia di feriti

Terremoto al confine tra Iran e Iraq, si aggrava il bilancio: oltre 300 morti e migliaia di feriti

I soccorsi sono resi difficili dalle numerose frane che si sono verificate in seguito alla scossa. L’ayatollah Khamenei mobilita tutti i corpi di sicurezza

È PESANTISSIMO il bilancio, ancora provvisorio del sisma di magnitudo 7,3 che domenica ha colpito l’Iran e l’Iraq. I morti nella Repubblica islamica sono 341, i feriti 5.340. Lo riferisce Press Tv. Le prima immagini dalle zone devastate mostrano interi edifici sbriciolati dalla potente scossa. Le vittime in Iraq sono stimate a 11. Particolarmente difficile la situazione a Darbandikhan, dove l’ospedale è stato severamente danneggiato ed è ancora senza corrente elettrica. Almeno 30 i feriti nella cittadina.

Molte le frane che si sono verificate in seguito alla scossa e che rendono difficili i soccorsi. Le immagini postate su Twitter hanno mostrato la gente nel panico che fuggiva da Sulaimaniyah, nel nord dell’Iraq, durante il terremoto

Secondo l’istituto geologico americano, la scossa è stata registrata a una profondità di 25 chilometri, a una trentina di chilometri a sud-ovest della città di Halabja, in una zona montuosa della provincia irachena di Suleimaniyeh. Il sisma è stato avvertito alle 20:18, ora italiana, ed è stato chiaramente sentito anche in Turchia, Paese in cui – almeno al momento – non si registrano né danni né vittime.

• LE ZONE PIU’ COLPITE
In Iran, le città più colpite sembrano essere quelle di Qasr-e Shirin, alla frontiera con l’Iraq, nella provincia di Kermanshah, e Azgaleh, circa 40km a nord-ovest. “Stiamo installando tre campi di emergenza nella zona”, ha riferito il vice-governatore di Kermanshah. Una trentina di squadre di soccorso della Mezzaluna Rossa si sono trasferite nella zone più colpite, ma il loro compito si preannuncia difficile perché molte strade sono state interrotte e ci sono stati smottamenti di terreno. Le scuole rimarranno chiuse  nelle provincie di Kermanshah e Ilam.
Il vero e proprio cuore della tragedia, in Iran, è stata la località di Sarpol-e-Zahab, a ridosso del confine iracheno, dove in particolare il crollo di un complesso residenziale nuovo ha intrappolato sotto le macerie 200 persone; di queste 97 sono state già estratte morte e i lavori continuano disperatamente, sperando che ci sia ancora qualcuno rimasto vivo da poter salvare.
Intanto montano le polemiche nelle città colpite dal terremoto, dove le case costruite da privati hanno resistito a scapito degli edifici costruiti dal governo, come scuole, università, ospedali ed addirittura le case comunali del progetto Mehr, avviato durante il periodo dell’amministrazione Ahmadinejad e proseguito durante l’amministrazione del riformista Hassan Rohani.

DIGHE A RISCHIO
C’è peoccupazione per due dighe del Kurdistan iracheno, nelle vicinanze dell’epicentro di un sisma. “La diga di Darbandikan ha subito dei danni a causa di una frana nel monte adiacente che ha causato la caduta di massi sul corso d’acqua dell’impianto oltre al crollo di abitazioni vicine”, hanno detto sia il ministro dell’Agricultura della regione autonoma del Kurdistan Abdul Sattar Majid che il ministro iracheno per le Risorse idriche Hassan al Janabi, come riporta la tv satellitare al Sumaria. Il ministro curdo ha invitato la popolazione di allontanarsi dalla diga”. “La diga di Hamrin è in una situazione buona e sembra che non abbia subito crollo o danni”, ha precisato il ministro al Janabi secondo il quale anche nella più lontana e ben più grande diga non sono giunte notizie di danni.

• KHAMENEI MOBILITA FORZE DI SICUREZZA
“L’obiettivo dei responsabili ora è quello di accelerare gli aiuti e di soccorrere le persone rimaste intrappolate sotto le macerie”. La guida suprema iraniana Seyyed Ali Khamenei, citato dall’Irna, ha inviato un messaggio al Paese e ha chiesto a esercito e pasdaran di intervenire nelle aree colpite dal sisma. Il ministro dell’Interno, Abdolreza Rahmani Fazli, ha riferito che sono stati allestiti ospedali da campo e di temere per le aree rurali “dove si prevedono altre vittime”.

Intanto il presidente iraniano, Hassan Rohani, è in contatto permanente con il ministero dell’Interno. È stato creato un comitato di crisi che ha già tenuto una riunione di emergenza per valutare l’entità della tragedia. Il sisma ha causato importanti danni nei villaggi di  Kermanshah, Ghasr Shirin, Sarpul e Azgale, e ha interessato anche l’Iraq.

• LA MACCHINA DEGLI AIUTI
L’agenzia IRNA riferisce intanto che le autorità della regione iraniana di Kermanshah stanno distribuendo tende e coperte tra la gente, rimasta al freddo durante la notte. La corrente è stata ripristinata quasi ovunque, tranne che a Sar pol Zahab. Mobilitati 145 elicotteri delll’aviazione per il soccorso ed il trasporto dei feriti; l’esercito ha inviato 4 dei suoi battaglioni nelle zone terremotate.

Si trovano già a Kermanshah, sia il comandante dell’esercito iraniano, sia il comandante del corpo dei Pasdaran. In particolare, il reparto del genio militare dei Pasdaran, la base Khatam Al Anbiyah, ha spiegato il comandante Abdollahì all’agenzia Mehr, è entrato in azione per rimuovere le macerie nelle regioni di Kermanshah, ma anche in quella di Elam, a sud-ovest del territorio iraniano.

• SOLIDARIETA’ TRA TURCHI E CURDI
Il dramma del terremoto ha allentato un po’ la tensione tra la Turchia e i curdi iracheni. I rapporti tra i due sono diventati più difficili dopo il referendum che lo scorso settembre ha sancito l’indipendenza del Kurdistan Iracheno (il cui risultato è stato poi congelato). Ora, però, davanti alla devastazione la Turchia si riavvicina all’Iraq del nord manifestando solidarietà e inviando aiuti. Un atteggiamento opposto alle ritorsioni economiche e alla chiusura del confine, più volte oggetto di minaccia da parte del presidente turco Recep Tayyip Erdogan nelle scorse settimane, che avrebbero al contrario messo in ginocchio la già debilitata economia dell’intera regione.

Il premier turco Binali Yildirim ha inviato un messaggio di cordoglio alle famiglie delle vittime, annunciando che la prima tranche di aiuti è stata già consegnata da un aereo militare: cibo, medicine e 250 tende nella città di Sulaymaniyah, epicentro del sisma. “La Turchia è al fianco delle vittime del terremoto che ha colpito il nord dell’Iraq, li consideriamo nostri fratelli”, ha detto Yildirim. Un primo convoglio di aiuti è stato già consegnato per cercare di far fronte alla necessità alimentari e sanitarie della popolazione. La Mezzaluna Rossa si è già attivata  per raggiungere al più presto le aree colpite”.

http://www.repubblica.it/esteri/2017/11/13/news/terremoto_al_confine_iran-iraq_centinaia_di_morti_e_piu_di_mille_feriti-180954496/


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