29 settembre 1944: la strage di Marzabotto – films : L’uomo che verrà – Vincitori e vinti

29 settembre 1944: la strage di Marzabotto

29 Settembre 2017 | in STORIA di CLASSE.

Dopo il massacro di civili compiuto a Sant’Anna di Stazzema compiuto dalle SS il 12 agosto 1944, gli eccidi nazifascisti ai danni

La mattina del 29 settembre ha inizio quella che verrà ricordata come la “strage di Marzabotto”, anche se in realtà i comuni interessati sono molti. Prima di muovere l’attacco ai partigiani, le SS accerchiano e rastrellano numerosi paesi: in località Caviglia i nazisti interrompono in una chiesa durante la recita del rosario e sterminano tutti i presenti (195 persone, tra cui 50 bambini) a colpi di mitraglia e bombe a mano, a Castellano uccidono una donna e i suoi sette figli, a Tagliadazza vengono fucilati undici donne e otto bambini, a Caprara le persone uccise sono 108.

Le truppe si avvicinano ai centri abitati più grandi, Marzabotto, Grizzano e Vado di Monzuno e sulla strada ogni casolare, ogni frazione, ogni località vengono rastrellate: nessuno viene risparmiato.
Anche nei comuni lo sterminio procede senza sosta; sono distrutti 800 appartamenti, una cartiera, un risificio, strade, ponti, scuole, cimiteri, chiese, oratori, e tutti coloro che sono rastrellati vengono messi in gruppo, spesso legati, e bersagliati da raffiche di mitra, che vengono sparate in basso per avere la certezza di colpire anche i bambini.

L’azione procede per sei giorni, fino al 5 ottobre: i partigiani della Stella Rossa tentano invano di contrastare la ferocia nazista, ma perdono il proprio comandante, Mario Musolesi, durante uno dei primi combattimenti, e comunque non dispongono delle armi e dei mezzi necessari per far fronte alle attrezzatissime truppe delle SS.

Al termine della rappresaglia si contano, in tutta la zona del Monte Sole, circa 1830 morti, mentre pochissimi sono i sopravvissuti, che sono riusciti a nascondersi, o che sono rimasti per giorni sepolti sotto i corpi dei propri vicini, dei propri familiari.
Tra i caduti, 95 hanno meno di 16 anni, 110 ne hanno meno di 10, e 45 meno di due anni; la vittima più giovane si chiama Walter Cardi, e aveva appena due settimane.

Al termine della guerra il maggiore Reder fuggirà in Baviera, dove verrà catturato dagli americani: sarà estradato in Italia e, nel 1951, verrà condannato all’ergastolo. Nel 1985 verrà graziato, grazie all’intercessione del governo austriaco, e si trasferirà in Austria, dove morirà senza aver mai mostrato alcun segno di rimorso.
Rimarrà comunque in ombra, in sede processuale, il ruolo di decine e decine di ufficiali e soldati delle SS, i veri e propri esecutori della strage, seppur l’identità di una parte dei responsabili sarà nota alla magistratura, che spesso deciderà di non dar seguito all’azione penale per motivi di opportunità politica internazionale.

Nel 1961 verrà edificato un sacrario, che raccoglie i corpi di 782 delle vittime della strage.

https://www.infoaut.org/storia-di-classe/29-settembre-1944-la-strage-di-marzabotto

 L’uomo che verrà

di Giorgio Diritti  drammatico, storico, Italia (2009)

di Diego Capuano

Non era rimasto più nulla a Marzabotto. Uno sguardo innocente si affaccia da una stanza all’altra, ma ogni angolo della propria casa era dominato dall’assenza, dal vuoto.
Sulle colline di Monte Sole nel 1943 la vita avanzava faticosamente, tra contadini già vinti, le cui umili attività erano talvolta comunque manipolate da soprusi fascisti. Vita di onesti uomini, sudore e fatica. E dignità.

Giorgio Diritti ci introduce nella quotidianità di questa famiglie contadine: la preparazione del pane, una cena, le preghiere, una visita alla stalla del bestiame. Tutto è rappresentato con un’adesione fedele alla realtà dell’epoca: i dialoghi sono scarni ed essenziali (la civiltà dell’epoca, non ancora bombardata dalla tecnologia , parlava meno) e quasi rigorosamente in uno stretto dialetto emiliano che permette di calarci in quel periodo storico. La visualizzazione di fotografie degli anni 40 scovate nella cineteca di Bologna, la visione di filmati d’epoca, testi sulla vita rurale di allora: non sono pochi gli studi di Diritti e dei suoi collaboratori decisivi nella scelta di attori non professionisti, residenti tra Bologna e l’Appennino, magri e con dentature non perfette, non inflazionati dalla moderna società dei consumi. Volti e corpi che potessero restituire una ricostruzione fedele e sincera. Se l’onestà di rappresentare quella vita giornaliera che ne trapela è degna di quella del miglior Ermanno Olmi, “L’uomo che verrà” va oltre la mera ricostruzione storica.

L’eccidio di Monte Sole (noto perlopiù come strage di Marzabotto, dal maggiore dei comuni colpiti) fu un insieme di stragi compiute dalle truppe naziste in Italia tra il 29 settembre e il 5 ottobre 1944, nel territorio di Marzabotto e nelle colline di Monte Sole in provincia di Bologna, nel quadro di un’ampia operazione contro la formazione partigiana chiamata Stella Rossa.
Questo episodio storico è uno dei più gravi crimini di guerra contro la popolazione civile perpetrati dalle forze armate tedesche in Europa occidentale durante la Seconda Guerra Mondiale, sebbene sia stato talvolta dimenticato dai libri di storia.

Ma se la cronaca di questa immane tragedia è raccontata con stile realista che fa piazza pulita di ogni possibile revisionismo (sia i partigiani che i nazisti sono esenti da qualsiasi mitizzazione o stereotipo), Giorgio Diritti non si accontenta di una cronistoria seppur impeccabile e inappuntabile. Va oltre il pacifismo, esplorando con mirabile moralità l’umanesimo dei poveri, delle vittime indifese che scontano sulla loro innocente pelle i residui bellici.
Non un attimo di efferata violenza: nei momenti più crudi è antispettacolare, non anticinematografico: si pone a debita distanza e in campo lungo ci obbliga con pudore a fare i conti con un tremendo passato. Ci apre gli occhi non ferendoli con facili scorciatoie.

Gli attori professionisti (Maya Sansa, Alba Rohrwacher, Claudio Casadio) recitano ammirevolmente accanto ad attori non professionisti tra i quali spicca la piccola e memorabile Greta Zuccheri Montanari, dallo sguardo intenso, prima innocente, poi rassegnato alla guerra eppur con spiragli di futura luce. Le vicende narrate dal film sono filtrate attraverso la sua Martina che, chiusasi da qualche anno in un mutismo dopo la perdita di un fratello neonato, dona alla vicenda uno sguardo lievemente fiabesco. Con l’inizio dell’excursus del massacro il tempi della narrazione si dilatano e la piccola Martina vive una personale via crucis in compagnia di un nuovo fratellino, nato in quei giorni di martirio. Gli uomini e le donne che verranno non potranno mai liberarsi di quelle ferite, ma la pietas finale è comunque il viatico per ricominciare a vivere.

http://www.ondacinema.it/film/recensione/uomo_che_verra


L’uomo che verrà – Trailer – 2 – YouTube

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