Mel Brooks : Mezzogiorno e mezzo di fuoco ; cultura, documenti politici

Mel Brooks
Mezzogiorno e Mezzo di Fuoco

Recensione scritta da ilfreddo per DeBaser. ()

Ci sono giorni, ed oggi è uno di quei giorni, in cui mi sembra di avere i super poteri. Nello specifico quello di riuscire a trasformare qualunque cosa io tocchi in merda. Sento i piedi pesanti: li trascino a fatica manco le scarpe fossero in piombo. Lo sguardo ad angolo acuto vede solo bitume, non il sole e resta basso tra i miei pensieri. Decido di affogarli in una tazzina di caffè: mi perdo nel deposito che si mischia allo zucchero su un fondo appiccicaticcio. “Ehi, non hai preso il resto!”. Normale. La mente salta infatti impazzita come un pesce fuor d‘acqua e non riesco così a focalizzare l’attenzione su quello che sto facendo perché penso già a quello che mi attende dopo. Mi solletica l’idea di un bicchiere: come in quei film americani dove i bar, rigorosamente con luci soft e musica d‘atmosfera, sono Coca-cola ghiacciata in un’afoso giorno d‘estate. Quei film nei quali bevi qualcosa di forte, rigorosamente al bancone, e tempo un minuto qualcosa di bello ed inaspettato di sicuro accade. Ma io ho i superpoteri oggi: chissà chi cazzo potrei incontrare!- “Ciao!”. Silenzio. Ancora, ma con un tono di voce più alto e deciso. “Ehi, Paolo, ho detto ciao!!”.
– “Oh scusami non ti avevo visto. Sono un po’ di corsa: sai, ho l’appuntamento con il dentista“, mentre recito pateticamente la scena accelerando palesemente il passo. Non ho voglia di compagnia. Non ora.Stacco il telefono e mi rilasso sul divano. Prendo il giornale, ma lo sfoglio con il cervello spento. Vocali, consonanti e figure scivolano nel campo visivo. Cadono in terra e macchiano il pavimento. Provo a tirarle su nuovamente rileggendole, ma piombano di nuovo sul tavolo morte stecchite. Mi gira la testa. Il cd fa il suo ingresso e le note sbattono tra le pareti. E’ il più bello a mio parere dei Queen. Un Brian May sontuoso per il lavoro più oscuro, hard rock ed eclettico che abbiano mai composto. Mi poggio allo schienale e fa il suo regale ingresso “The March Of The Black Queen” con cori pomposi, ripartenze ed orchestrazioni barocche per un brano pieno di fantasia, originalità, forza e melodia. E poi ancora la magnifica, e sorella gemella per struttura, “The Ogre Battle”. Inaspettatamente non lasciano il segno come avevo preventivato. Forse, mi dico mentre alzo il culo, ho bisogno di ridere e così chiedo aiuto al mio amico Mel. Rimango sempre nel cuore degli anni ‘70, precisamente nel ‘74, ma mi sposto in America. Verso ovest.- “Coma sta signora? Non trova che sia una splendida giornata oggi, vero?
– “Stai zitto, negro!”Brooks, con il suo terzo lavoro, si cimenta nella spassosa e dissacrante parodia di un genere sacro negli States: il Western. Un Gene Wilder in forma smaglianteimpersona al meglio un pistolero ubriacone dal talento flash gordoniano. Nei gesti, nel tono della voce, nello sguardo e nelle movenze prende per il culo come meglio non sarebbe stato possibile l’eroe western di turno. Di scene che fanno muovere le mascelle ce ne sono a iosa nei ‘90 minuti scarsi complessivi, ma quella madre; quella capace di incarnare l’essenza dell’opera è senza dubbio il concerto di intestini dei “cowboys” che a cena si mettono a scoreggiare di brutto. Alla fin fine più che un esercito di John Wayne erano 4 vaccari che mangiavano fagioli, bevevano caffè ed ubriachi sparavano a caso con ferri storti ed arrugginiti.Nella timorosa e polverosa cittadina di Rock Ridge, alla perenne mercé dei banditi, ci sono tutti i cliché del caso. Arrivano infatti un sgangherata coppia di buoni formati da Wako Kid, un pistolero alcolizzato con la mano più veloce del West, e da un simpatico e sveglio sceriffo negro che combatteranno contro il malefico piano del brutto e del cattivo di turno. Rispettivamente interpretati da Mel Brooks formato ebete (paurosamente somigliante a Bush Jr.), e da Harvey Korman in stato di grazia: assolutamente esilarante in ogni battuta del copione. Che i buoni vincano è scontato; come riescano nell’impresa non ci interessa minimamente. In questa ubriacante ed esagerata sceneggiatura piace oltremodo la buona dose di satira pungente nei confronti del razzismo per la quale ci vuole un genio comico fuori dall‘ordinario.In definitiva “Mezzogiorno e mezzo di fuoco” è un insieme di gag spesso esilaranti, ma un po’ scollegate ed a sé stanti nei confronti di una trama volutamente traballante ed impossibile. A scanso di equivoci Brooks fa terminare la pellicola direttamente negli studi della Warner Brothers con una scazzottata tra vaccari e ballerini di tip tap. Con un cast d’eccezione, nel quale spicca oltre a Wilder e Korman l’interpretazione superlativa della baldracca teutonica offerta da Madeline Kahn, questa pellicola è una commedia di altissimo spessore: irriverente, intensa e dotata di grande ritmo. Non raggiunge i livelli Frankenstein Junior, ma certo non siamo lontani da quelle vertiginose vette. Per tale motivo è un peccato che “Blazing Saddles” sia relativamente poco conosciuto dai più: quasi bandito alla televisione ad orari umani.I titoli di coda scorrono ed i piedi tornano finalmente leggeri mentre, soddisfatto, spengo il televisore: piume di un cuscino che danzano nell’aria mentre mi si materializza in mano il telefono.

– “Ehi, ciao! Scusa per prima: lo sai che il dentista mi ha fatto proprio un male cane??” Risatine…

Ilfreddo

https://www.debaser.it/mel-brooks/mezzogiorno-e-mezzo-di-fuoco/recensione









Questa voce è stata pubblicata in cultura, documenti politici e contrassegnata con , . Contrassegna il permalink.