Dylan Dog : “Storia di Nessuno” – Il Lungo Addio

La storia di Dylan Dog che (più di ogni altra) passerà alla storia

Sono consapevole che non esiste premio più infimo nella storia dei fumetti che una recensione piena di refusi (e parentesi) scritta dal SupeRagno ma una forza dentro di me mi spinge ad andare avanti per la mia strada, soprattutto oggi, perché oggi è arrivato il momento di premiare la storia di Dylan Dog che (più di ogni altra) passerà alla storia…

Storia di Nessuno racconta la travolgente epopea di un uomo (Nessuno) che trovandosi in uno stato di incertezza fisica (tra la vita e la morte) sogna un mondo, una scappatoia per continuare a vivere.
La storia è un capolavoro di stile, il prologo racchiude tutta la magia dell’esistenzialismo “Sclaviano”, uomini che non hanno più niente per cui valga la pena vivere, che trovano l’assoluzione ai rimpianti di una vita nel fondo di una battoglia, scambiandosi il testimone di morte che è vita per far afferrare ad un altro la speranza di risollevarsi dalla propria condizione di infelicità, una speranza prontamente negata.

La prima parte è uno spasmodico groviglio onirico di sogni, dentro sogni, dentro incubi che (detto così suona malissimo ma perdonatemi) Inception gli fa una ricca pompa. La “matassa onirica” lascia il lettore senza fiato, pieno di dubbi e incertezze alle quali sembra impossibile dare una risposta sensata.
Le prime avvisaglie che la storia narrata non si svolga nel consueto universo Dylandogghiano sono la presenza di uno Xabaras bonario psichiatra e un Dylan Dog che suona il sax, ma niente oltre queste piccole immagini ci sono fornite dagli autori che, con molta maestria, dosano gli accadimenti e le informazioni per far salire il mistero, la meraviglia e la curiosità nelle menti dei lettori.
Questo è proprio uno dei motivi perché dico che Storia di Nessuno passerà alla storia: Sclavi imbastsce la trama più intricata e complessa che si sia mai vista su Dylan Dog, un mistero che accompagnerà il lettore fino al punto di mettere in discussione la sua stessa esistenza, senza gettarsi in funanbolici spiegoni che ammazzerebbero il patos e sterminerebbero la curiosità.

Visto che i disegni trovati in rete sono pochi apro adesso la parentesi Stan

Ammirate (se potete aprite il fumetto a pagina 23/24) la superba maestria di Angelo Stano nel ritranne lo splendido dettaglio della bocca (vignetta 1) la dentatura grottesca crinata e la ferocia resa dai fili di bava.
Lo stupore (negli occhi della vittima) prima, poi la paura, nella spettacolare inquadratura di vignetta tre e soprattutto ammirate l’occhio (mi sento Calboni che parla della corazzata su Fantozzi) traboccante di orrore ma soprattutto di consapevolezza: già al primo morso sa che verrà sbranata viva è questo la sconvolge, aggiungiamoci il labbro strappato, carnoso, stretto tra i denti, con linee dinamiche interne che sottolineano ancora di più la rapidità e l’efferatezza del gesto.
A Pagina 24 una cruenta lotta per la sopraffazione, bestiale ma al contempo (soprattutto nelle parti più crude) umana, perché solo un essere umano può provare cotanto gusto nel mangiare come fa Nessuno quando lecca le budella o affonda la faccia in un cuore ancora pulsante.
Tanti complimenti al maestro e altro punto a conferma del capolavoro.

Riprendiamo dove ci eravamo fermarti: Il secondo capitolo è il capitolo che chiamerò “rivelatore” perché il buon Xabaras ci svela la sua teoria degli universi parallelli, ma (e qui ritorna il discorso sul capolavoro narrativo) prima che la teoria venga svelata, ci viene mostrato ciò che sta accadendo:

“Forse… Forse morire è così… come trovarsi in una casa vuota, dopo che tutti se ne sono andati… si, forse morire è così… ma com’è vivere? Non riesco a ricordare niente… è come se non fossi mai vissuto… la neve… la neve me la ricordo… nevicava, si… ma quando? Dio, ho l’impressione di dover ritrovare un universo tra miliardi di universi… un fiocco di neve… nella neve…”

Per quando arriva lo spiegone di Xabaras possediamo già tutti gli elementi che possano avvalorare la tesi degli infiniti mondi paralleli: abbiamo il concetto del “fiocco di neve” (la realtà come refrazioni di un cristallo con facce infinite dove ogni faccia è un universo possibile che si distrugge e si rigenera continuamente) abbiamo il giornale (perché sono presenti Dylan e Xabaras) e abbiamo pure il fattore scatenate (la volontà di Nessuno) che, pur vivendo una vita da “nessuno” piena di dolore e fallimenti, non ha desiderio più grande che continuare a vivere. Ecco come si scrive una sceneggiatura, ed ecco come una risposta potenzialmente assurda, si trasforma il realtà appurata nella mente del lettore.
Oltre tutto, la teoria sugli universi paralleli di Xabaras offre molti spunti di riflessione per chi come me di stringhe conosce solo quelle delle scarpe e di M solo quello di 007.

Se siete interessati alla conclusione del discorso qui riportato leggetevi l’albo completo, per ora godetevi (oltre al dialogo) la citazione di 2001 Odissea nella spazio nell’ultima vignetta.

Spunti di riflessione perché è indubbio che ogni essere percepisca la realtà con una sua logica e una sua prospettiva e quindi tutti (non solo gli artisti) creiamo i nostri personali universi paralleli. Anche i Nussuno.
Altro punto a favore del capolavoro.

Terzo e ultimo capito: La risoluzione.
Distrutto l’universo di Nessuno si ritorna alla normalità (che in Dylan Dog dire normalità è un eufemismo) ma siamo ancora in tempo per l’ultima perla di saggezza regalataci dalla storia: se il fine ultimo della vita è la vita stessa, se la vita non può essere giudicata tale senza la morte e se in punto di morte (per di continuare a vivere) sogniamo la vita, allora cos’è per Nessuno l’immortalità donatagli da Xabaras?

“L’eternità… no… Dio mio, no… l’eternità vera è il sonno senza sogni… fermare la girandola degli universi della mente… riposare… questo non è l’eden, e tu non sei dio… questo è l’inferno, e tu sei… IL DEMONIO!”

Ancora un punto segnato per profondità concettuale.
Nel finale vediamo Dylan che libera definitivamente Nessuno, (grazie all’aiuto di nessuno) e tocca al Nessuno (a cui è stato passato il testimone) dimostrare alle persone che lo hanno maltrattato di cosa è capace un nessuno (4 in una frase… nuovo record!). Chiude l’albo una frase di Xabaras e l’immagine del galeone che spianano la strada al numero 100.

Credo di aver detto tutto (anche se in realtà si potrebbe dira ancora tanto), ma lascio spazio ai commenti (qui e sulla pagina fb) e vi esorto a votare la vostra storia di Dylan Dog che passerà alla storia. La storia che riceverà più voti verrà inserita nella classifica a pari merito con Storia di Nessuno

http://superagno.blogspot.it/2013/12/la-storia-di-dylan-dog-che-piu-di-ogni.html

Dylan Dog – Il lungo addio

Autore:Mauro MarcheselliTiziano SclaviCarlo AmbrosiniGenere:Fumetto Horror

Editore:Sergio Bonelli1992

Articolo di:Simona Biancalana

Marina Kimball, primo e vero amore di Dylan Dog, il celebre indagatore dell’Incubo, bussa alla porta di Craven Road n.7 dopo vent’anni. Con lei ritornano nella vita di Dylan un sorriso, una bellezza e un fascino impossibili da dimenticare nonostante il tempo passato. La donna, vittima di un’amnesia, non riesce a ricordare i motivi della sua presenza a Londra, e chiede semplicemente di essere riaccompagnata a casa, a Moonlight, città di mare luogo del loro primo incontro. Il viaggio si trasforma per i due in un salto nel passato, tra ricordi di emozioni adolescenziali, frasi dette a metà e baci mai dati, con squarci di un futuro possibile ma irraggiungibile. Attraverso una statale deserta arriveranno al capolinea, per affrontare l’inevitabile epilogo…
Per chi ama Dylan Dog, Il lungo addio è sicuramente una delle storie più appassionanti e coinvolgenti. Per la semplicità, la serietà dei toni, l’atmosfera nostalgica e sognante. Perché il lettore scopre finalmente le origini di alcuni vezzi del protagonista e importanti dietro le quinte, come da dove sono venuti fuori il maggiolone Volkswagen decapottabile e la vecchia pistola modello Bodeo dalla quale non si separa mai, e soprattutto il momento esatto in cui decide di diventare un indagatore dell’Incubo. Affascina per la sua trama atipica, esce dal cliché bonelliano rinunciando ad alcune costanti come i dialoghi con l’ispettore Bloch, le scene di sesso, le strisce splatter. Anche lo strampalato e carnevalesco assistente Groucho si comporta da bravo maggiordomo, forse per la prima ed ultima volta nella serie. Sebbene il titolo sia un tributo ad un capolavoro del noir firmato da Raymond Chandler, non ha nulla né della trama né delle tinte fosche del romanzo in questione, ma riesce a ricavarsi una propria inaspettata originalità. Storie di questo calibro sono oggi rare nella serie, che sotto il peso della stanchezza di 23 anni di pubblicazioni propone oramai troppo spesso rivisitazioni banali di successi letterari e cinematografici. Assolutamente da leggere per capire o ricordare i motivi che hanno trasformato negli anni ’90 le avventure di un tenebroso investigatore dell’occulto in un fenomeno di culto (perdonate il gioco di parole!) per tutti gli amanti dell’horror, del paranormale e dell’esoterismo. E del fumetto in genere.

http://www.mangialibri.com/fumetti/dylan-dog-il-lungo-addio



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