Ibitis Aegaeas sine me, Messalla, per undas

Ibitis Aegaeas sine me, Messalla, per undas, O utinam memores ipse cohorsque mei. Me tenet ignotis aegrum Phaeacia terris, Abstineas avidas, Mors, modo, nigra, manus. Abstineas, Mors atra, precor: non hic mihi mater Quae legat in maestos ossa perusta sinus, Non soror, Assyrios cineri quae dedat odores Et fleat effusis ante sepulcra comis, Delia non usquam; quae me cum mitteret urbe, Dicitur ante omnes consuluisse deos.

Andrete senza di me,o Messalla,attraverso le onde Dell’Egeo,volesse il cielo che tu e il tuo seguito foste Memori di me!La Feacia mi trattiene malato in terre ignote: ti supplico,nera morte,trattieni le tue avide mani; trattienile,nera morte,ti supplico:qui non c’è mia madre che possa raccogliere le mie ossa cremate nel mesto grembo; non c’è mia sorella che possa offrire alla mia cenere unguenti assiri e piangere con capelli sciolti davanti alla mia tomba.Non c’è nemmeno Delia;si dice che lei prima di lasciarmi andare da Roma abbia consultato tutti gli Dei.

Tibullo Elegie Libro 1 – 3

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