La Gerusalemme Liberata di Finoglio al Castello di Conversano e le Badesse

Storia, Arte e Cultura

Di origine antichissima, Norba, vede inziare il suo cammino nel tempo sin dall’età del ferro (VIII-VI sec. A.C.), sito in cui stazionarono popolazioni quali i Peuceti e gli Japigi.
Corredata da ricchissime tracce archeologiche, grazie anche alla favorevole collocazione geografica, Norba entra a far parte dell’impero romano, subendone l’influenza e di conseguenza anche il declino per mano delle invasioni barbariche. Rinasce sulle vestigia di Norba, intorno al V secolo, una nuova borgata chiamata: casale Cupersanem, e grazie alla discesa dei normanni, intorno all’XI secolo, Goffredo d’Altavilla la denominò comes Cupersani, facendone il centro di quella contea che si estenderà da Castella a Polignano a Mare sino alle porte di Brindisi e Lecce (da: Chartularium Cupersanense dell’insigne prof. D. Morea).
Da questa datazione (1054 circa), e per i 4 secoli a segiure, vediamo avvicendarsi diversi blasoni: dagli Altavilla ai Bassavilla i Brienne (Gualtiero IV di Brienne fece erigere il “casal vecchio” nel 1338) i d’Enghien , i Lussemburgo, che contribuirono anche all’ampliamento del castello. Siamo intorno al 1422 e la contea passò agli Orsini, poi a Giovanni Antonio Orsini del Balzo (Principe di Taranto e duca di Bari) che, nel 1455, la dette in dote alla figlia Caterina andata in sposa a Giulio Antonio Acquaviva d’Aragona duca d’Atri e conte di Teramo. Inizia così il susseguirsi dei conti aragonesi in Conversano (19 in 4 secoli), tra un distinguo di eroismi e tresche amorose, fino a giungere a Girolamo II D’Aragona, VII duca di Nardò, conte di Castellana e XXXII conte di Conversano, più comunemente conosciuto come “Guercio delle Puglie”, croce e delizia della contea (vedi jus primae noctis, da cui il nomignolo dei conversanesi: figli del conte). Costellato da molte leggende, il “Guercio”, tenne in “scacco” la contea per circa 40 anni (1626 – 1645). Nota vicenda di Conversano è l’incendio del municipio del 1886, frutto delle angherie dei “signorotti” locali nei confronti del popolo, bistrattato e sempre sottomesso.
Si giunge al 1921, e, con Giuseppe Di Vagno, assassinato dagli squadristi fascisti, in quel di Mola, si segna una pagina importante e triste del nostro paese.
Rinata dall’oppressione fascista, Conversano, è oggi una ridente cittadina forte del suo senso civco e soprattutto culturale, che ne fanno meta di studi, ricca di opere e di arte e, come abbiamo visto, di storia, di cui, oggi, tutti noi ne siamo testimoni.

La storia di Conversano ha origini antichissime.

Un primo villaggio lo possiamo con sicurezza datare nell’età del ferro, quindi nell’VIII – VI sec. A.C., sede di popolazioni japigie e peucezie. A questa epoca forse già esisteva il nome prelatino “Norba” che indicava un “abitato chiuso in una cavità circolare”.

Gli abitanti dovettero scegliere l’attuale ubicazione della città soprattutto per la favorevole posizione geografica facendola diventare un ricco centro nel quale l’economia prosperava, anche protetta da una sicura cinta muraria i cui resti sono tuttora visibili. La ricchezza dell’antica Norba è testimoniata dai ricchi ritrovamenti di vasi, armature, coppe, piatti, armi e gioielli. Nel 268 a.C. Norba, come tutta l’Apulia, subì l’influenza Romana entrando a far parte dell’Impero. Con il declino romano, anche la gloriosa Norba scompariva a seguito delle invasioni barbariche. Scomparsa Norba, dopo 15 sec. di gloriosa storia, nel V sec. comparve, quasi misterosamente il casale Cupersanem.

A determinare la nascita di un borgo medievale sulle rovine di Norba sicuramente grosso peso ebbe la posizione geografica. E così iniziò per la cittadella medievale un nuovo periodo di crescita economica cui seguì un generale progresso artistico e culturale. Per avere idea di quella che fu l’Atene delle Puglie basterà recarsi in quello che da 15 sec. è il vero “cuore” della città: Piazza della Conciliazione. Ma se chiederete ad un conversanese, egli vi risponderà col nome che da sempre appella la piazza: “Largo della Corte”.

Ed il vecchio nome (meglio del nuovo) ben simbolizza lo splendore cortigiano che qui visse. Sul “Largo della Corte”, infatti ,si affacciano gli edifici delle tre istituzioni che dominarono non solo il casale Cupersanem, ma anche l’intero medioevo di tutta l’Europa. Per la sua mole, salta subito agli occhi il castello, simbolo del potere feudale dei conti; accanto si affaccia la Chiesa romanica, a significare il vescovado ed il potere non solo spirituale della Chiesa.

A due passi dalla Cattedrale troviamo il Monastero Benedettino con la sua comunità. La vastissima mole del Castello ben evidenzia l’importanza del potere comitale che (unito a quello clericale) accompagnò l’esistenza del borgo sino al 2 Agosto 1806 quando Giuseppe Bonaparte abolì la feudalità e, con essa, 8 secoli di storia del casale Cupersanem.

Possiamo infatti retrodatare la nascita della contea Conversanese ad 8 sec. or sono, quando cioè scesero nel Mezzogiorno i Normanni di Roberto il Guiscardo.

E fu proprio il nipote del Guiscardo, Goffredo D’Altavilla, che assunse il titolo di “comes Cupersani”. Uno storico ignoto fissa al 1054 l’anno di inizio della storia comitale. Secondo l’autorevole “Chartularium Cupersanense” di D.Morea, la contea che ebbe come centro la città di Conversano si estendeva da Polignano e Monopoli a Nardò sino alle porte di Brindisi e Lecce e comprendeva il territorio che da Conversano sale verso sud e abbraccia Castellana. Nel corso dei 4 sec. successivi la contea passerà attraverso le mani di oltre 20 ceppi diversi: dagli Altavilla ai Bassavilla ed ai Gentile; ad abitare le sontuose stanze del palazzo comitale troviamo i Brienne (proprio un Brienne, Gualtiero IV, nel 1338 aveva realizzato il “Casal Vecchio”), i d’Enghien, i Lussemburgo e poi anche i regi funzionari: Ugone Lupino, Clinardo, Monfredi da Barbiano, i Caldora…

Nel 1422 la contea passò agli Orsini e poi a Giovanni Antonio Orsini del Balzo, Principe di Taranto e duca di Bari.

Nel 1455 la contea di Conversano passò agli Acquaviva, grazie al matrimonio tra Caterina Orsini del Balzo (figlia di Giovanni Antonio, che le diede in dote proprio la contea) e Giulio Antonio Acquaviva, duca di Atri e conte di Teramo.

Da questa data ebbe inizio una lunga serie dei conti Acquaviva che, attraverso le intricate ed avventurose vicende di 19 conti diversi, lungo 4 secoli di storia costellati da duelli e patti di sangue, tradimenti e aspri combattimenti con le armi bianche, caratterizzerà profondamente la vita del borgo medievale. Nell’interminabile serie di conti Acquaviva, moltissimi sono quelli che si distinsero per il valore guerriero e per l’attenzione prestata allo sviluppo delle arti, ma anche, molto spesso, per il regime dissoluto di vita che essi condussero.

Il capostipite degli Acquaviva di Conversano, Giulio Antonio, fu un valoroso guerriero, che si distinse nella guerra di Toscana (1478/80) tra il Papa e Napoli contro Firenze, Venezia e la Francia. Tornato in Puglia a seguito dell’arrivo ad Otranto della flotta dei Turchi saccheggiatori (1480), combattè strenuamente i musulmani e fu da questi ucciso il 6 febbraio 1481. In seguito, il Re di Napoli Ferdinando I D’Aragona, a riconoscenza dell’eroica morte dell’Acquaviva, insignì la memoria di Giulio Antonio e i suoi discendenti del nome reale D’Aragona. Anche il figlio di Giulio Antonio, Andrea Matteo, fu un coraggioso guerriero e parteggiò per il francese Carlo VIII nella sua discesa a Napoli venendo per questo imprigionato dagli spagnoli.

Con la definitiva vittoria degli spagnoli, A.Matteo potè dedicarsi alla cultura, sia come abile mecenate, sia in prima persona come traduttore e commentatore (soprattutto di Plutarco). Arricchì il castello di una preziosissima biblioteca e di una delle prime stamperie del regno, incrementando la cultura rinascimentale cortigiana. Il successore, conte Adriano, realizzò tra il XVI e XVII sec. il Casal Nuovo, con la struttura a scacchiera per far fronte all’inurbamento dei contadini più poveri dalle campagne. Ed ecco che, finalmente, incontriamo la figura sicuramente più nota, croce e delizia dei conversanesi d’ogni epoca: Girolamo II D’Aragona, VII Duca di Nardò, Conte di Castellana e XXXII Conte di Conversano, il famigerato “Guercio delle Puglie” che tenne la contea dal 1626 al 1665. Attorno al personaggio la storia si intreccia con la leggenda e noi quasi rivediamo le lotte al chiaro di luna,le fughe tempestose nei cunicoli segreti del castello e di lì, alla luce tremolante d’una torcia, sino alla lontana chiesa di S.Maria dell’Isola, che un leggendario passaggio segreto congiungeva direttamente alle stanze del maniero… Il più delle volte furono i nemici del Guercio che ne ingigantirono le malefatte, gelosi del suo immenso potere; e così corrono mille storie: pare che il Conte si divertisse a centrare con lo schioppo le brocche d’acqua che le popolane attingevano dai pozzi di Terra Rossa (“rossa” proprio per il sangue delle donne più sfortunate). Probabilmente è vero che esercitò più volte lo “ius primae noctis”, cosa che lo portò in evitabile disaccordo con i mariti delle conversanesi. Gli echi di tale leggenda sono giunti sino a noi, appellati, e non senza invidia, dagli abitanti del circondariato, “FIGLI del CONTE”.

Ed ancora: fece decapitare 12 canonici di Nardò, colpevoli di essersi opposti al suo potere nella città, ma non è affatto vero che con le loro pelli ne fece rivestire sedie. Fu proprio mentre tornava a Conversano dopo i 16 anni di prigione che dovette scontare nelle carceri spagnole per le violenze sulla città di Nardò, che il Conte si ammalò di malaria, morendo nel marzo del 1665. Nonostante i citati atti di inusitata violenza, il Conte fu un uomo dedito soprattutto alla corte, alla cultura ed al rispetto della religiosità e del suo Re (per il quale pose mano alla spada durante la rivolta di Masaniello): pensiamo agli affreschi della chiesa di S.Cosma,fatta erigere da lui stesso nel 1636 per devozione ai SS.Medici. Conversano, inoltre poteva vantare una pinacoteca con oltre 400 dipinti, dovute alla preziosa opera di mecenate del “Guercio” nei confronti del pittore napoletano Paolo Finoglio, il quale arricchì le Chiesa di S.Cosma, di S.Benedetto e del Carmine di meravigliosi dipinti ed eseguì la superba serie di 10 enormi tele sul tema della “Gerusalemme Liberata” di T.Tasso. Solo unendo la componente culturale alla vita cortigiana possiamo rendere il giusto onore al Conte più illustre tra quanti abitarono le grandi sale del Castello. La condotta dei conti a lui successivi toccherà alti e bassi. Il figlio del Guercio, Cosimo, morì in un duello contro Petricone, duca di Martina, ancor prima dell’investitura. Nel 1690/92, durante il regno di Giulio II, scoppiò la III peste che Conversano abbia visto (le precedenti erano avvenute nel 1528/30 e nel 1656). Ultimo conte di Conversano, prima che il decreto di Bonaparte spazzasse via il potere feudale, fu Giangirolamo V. La Chiesa conversanese, al pari della contea, vanta una tradizione notevole: la leggenda vuole addirittura Conversano come punto di sosta di S.Pietro nel suo viaggio dalla Palestina a Roma. Figura nei tempi resa leggendaria è quella di Simplicio, protovescovo di Conversano: a lui la accreditata tradizione attribuisce il merito di aver portato nel paese, nel 489, l’icona bizantina della Madonna della Fonte che, dal 1897, è la Venerata Protettrice di Conversano. Col passare dei tempi, la storia definisce meglio le figure di circa 70 vescovi che tennero la cattedra conversanese. In particolare, dal 1266, con Stefano I, iniziò l’annosa lotta tra i vescovi, gelosi del potere delle vicine “Badesse”, e queste ultime, forti dell’appoggio dei conti ed insuperbite del sostegno papale. Il monastero di S.Benedetto rappresentò un potere eccezionale in Italia, analogo solo a sporadici altri casi nel mondo cristiano. Nel 1266, infatti, con l’avvento di un gruppo di monache cistercensi (fuggite probabilmente dal Peloponneso) guidate da Dameta Poleologo, il monastero (fondato nel VII sec. da monaci benedettini) già posto sotto la diretta protezione papale nel 1110, fu insignito del potere abbaziale: Dameta Paleologo e le monache che succedettero, furono nominate “Abbatissae infulatae” ossia Badesse Mitrate. Quello delle badesse costituiva un potere singolare poiché queste, al pari dei vescovi, indossavano la mitra, impugnavano il Pastorale, esercitavano la giurisdizione vescovile sul clero castellanese, gestivano un grosso potere economico e godevano dell’onore dato dal “baciamano”, eccezionale se attribuito ad una donna. Tale supremazia inorgoglì le badesse che, appoggiate dai conti ai quali erano spesso imparentate, entrarono ben presto in duro contrasto con i vescovi conversanesi che vedevano limitati i loro poteri. Tuttavia, i tempi diedero ragione proprio ai vescovi che, con il “Deleatur hoc monstrum Apuliae” – Che questo “Monstrum” (Cosa terrificante e meravigliosa insieme) delle Puglie venga distrutto!! – di Murat e la Bolla “De Ulteriori” di papa Pio VII, si impossessarono del glorioso monastero. Il termine della feudalità lasciò la Chiesa quale unica testimonianza dei tempi passati. Ad essa si affianca un nuovo potere sociale: la borghesia. Sarà questo nuovo elemento che caratterizzerà le vicende del secolo passato, giusto tramite tra il partito dei “galantuomini” e quello dei “cafoni”, la povera gente. Proprio in un’ottica di lotta di classe si inquadra uno degli episodi più dolorosi del secolo scorso.

Dal racconto minuzioso del famoso architetto conversanese Sante Simone (1823-1894) apprendiamo gli avvenimenti che portarono all’esasperazione del malcontento popolare nei confronti del ceto dei “galantuomini”, che il 20 maggio 1886 culminò nel disastroso incendio del Municipio. Anche nei tempi più recenti Conversano ha sempre fatto sentire la propria ferma presa di posizione nella difesa dei diritti civili. Durante l’epoca fascista emerge l’indole fiera dell’onorevole Giuseppe Di Vagno, assassinato dalle squadre fasciste il 25 settembre 1921.

Uscita da quella palese cappa oppressiva, Conversano ha potuto continuare la propria crescita economica e sociale della quale noi stessi siamo testimoni ed artefici.

http://www.comune.conversano.ba.it/storia-arte-e-cultura.html



Mons. Sante Montanaro

VESCOVI, BADESSE E CONTI DI CONVERSANO A DIFESA DEL PROPRIO POTERE

luglio 2006, pp. 719, 50,00

È difficile che un saggio storico, per di più di una storia apparentemente locale, abbia il fascino dell’attualità e abbia la capacità di distrarre, sia pure per qualche momento, l’attenzione della gente dalle vive problematiche dei tempi odierni.

In genere, la lettura delle vecchie carte, la ricostruzione di antiche vicende e il riesame di controversie ormai sopite sono materia di interesse erudito e specialistico.

Invece, nella vita svoltasi, per secoli, nel Monastero di San Benedetto di Conversano, dal dotto Baronio denominato “Monstrum Apuliae, e nel profilo, storico-giuridico che emeriti studiosi con intelligenza ne hanno ricavato, l’oggettività di qualche storico molto serio e l’acutezza di alcuni giuristi-canonisti molto autoritari vi hanno letto una eloquente pagina della Storia della Chiesa e dell’esercizio del suo potere.

Un potere che, derivando le sue origini dalla potestà suprema e universale di governo del Sommo Pontefice, era limitato solo dalle norme del diritto naturale e positivo divino, e veniva partecipato dalle Abbadesse mitrate di San Benedetto con l’intensità e nelle forme a esse consentanee.

Un potere del quale storiche Istituzioni (Vescovi e Abbadesse), pur soggette alle condizioni del tempo e alle idee feudali, usarono, non ricorrendo ad abusi o a fatti compiuti, a danno della Chiesa e contro o al di fuori della sua volontà, ma quale dono di una madre ben consapevole della sua missione.

Un potere sul quale teologi e canonisti, quando venne usufruito dalle Abbadesse di San Benedetto, di­scussero a lungo e animatamente se si trattasse di giurisdizione, se questa andasse interpretata in senso stretto o in senso largo, o se si dovesse parlare piuttosto di potestà dominativa.

Le controversie giurisdizionali, nate nel 1274 con il Vescovo Stefano il Venerabile e l’Abbadessa Isabella, durarono secoli, ma per molto tempo, non spente, covarono sotto la cenere, finche una qualche scin­tilla non le fece ritornare ad ardere.

Particolarmente vivaci furono quelle degli anni 1659 e 1665 delle quali protagonista fu il calabrese Giuseppe Palermo, Vescovo di Conversano dal 1658 al 1670, al quale poco mancò che non fosse tolta la vita per mano di “un’alta e oscura potenza.

Merito delle ricerche recentemente effettuate a riguardo delle sopradette lotte a difesa del proprio pote­re da parte dei due contendenti, è stato l’avere scoperto nel grande Archivio di Stato di Roma il Fondo Cartari -Febei nelle cui Buste 24, 25, 26, 27, 28, 29 sono raccolte più di 35 lettere autografe e firmate dal Vescovo di Conversano Giuseppe Palermo.

In esse, oltre alla luce che viene fatta sull’identità dell'”alta e oscura potenza“, individuata nella nobi­le e famosa Famiglia Acquaviva d’Aragona e, più precisamente, in Giangirolamo, conosciuto come “il Guercio di Puglia”, in Isabella Filomarino, la cosidetta ‘aspide di Puglia’ e in altri membri della Casa, troviamo esatte informazioni, su le “fiere persecuzioni e minacce tali da costringere il Vescovo Palermo, “per aver salva la vita, a rifugiarsi in un vile abituro di un povero contadino“.

Si trattò di una tremenda tragedia che fiaccò e ridusse agli estremi il povero Monsignor Palermo.

A completamento dell’operazione culturale da noi compiuta, abbiamo detto anche una parola su due fenomeni sociali: il maschilismo e il femminismo dei quali abbiamo trovato tracce nel corso delle nostre ricerche e che pensiamo possano meglio evidenziare l’attualità e la contestualità del lavoro.

Sommario: Introduzione – CAPITOLO PRIMO – CONVERSANO: IL SUO CENTRO ABITATO E I SUOI TRE CENTRI DI POTERE: I. Il Castello di Conversano, sede del primo centro di potere: A. Signori e non ancora Conti di Conversano; B. La Contea di Conversano e la serie dei suoi Conti: 1. Gli Altavilla, Conti di Conversano: 1.1. Goffredo Altavilla, Primo Conte, 1.2. Alessandro Altavilla, Secondo Conte, 2. I Bassavilla, Conti di Conversano: 2.1. Roberto I Bassavilla di Loretello, Terzo Conte di Conversano, 2.2. Roberto II Bassavilla, Quarto Conte di Conversano, 2.3. Adelivia, vedova del Conte Roberto II Bassavilla, Quinta Contessa di Conversano (1180-1187), 3. La Contea di Conversano sotto il Regio Demanio: 3.1. Roberto, Regio Camerario (1187-1192), 3.2.Ugone Lupino, 4. I Gentile, Conti di Conversano: 4.1.Berardo Gentile (1197-1207), 5. Per la seconda volta, la Contea di Conversano sotto il Regio Demanio: 5.1. Berardino Gentile (1217-1240), 5.2. Filippo Chinardo (1240-1267), 6. Alla morte del Chinardi, un periodo oscuro e procelloso per Conversano (1267-1269; 1290): 6.1. Alla morte del Chinardi, 6.2.UgodiBrienne(1269-1290), 6.3. Gualtieri VI o Gualterotti (1291-1356), 6.4. Ludovico Borbone d’Enghien (1357-1381), 6.5. Giovanni di Lussemburgo (1381-1394), 6.6. Margherita d’Enghien (1394-1397), 6.7. Giovanna Sanseverino (1397-1405), 6.8. Pietro di Lussemburgo (1405-1407), 6.9. Manfredi di Barbiano (1411-1422), 6.10. Francesco Orsino (1423-1433), 6.11.Maria d’Enghien (1434), 6.12. Giacomo Caldora (1434-1439), 6.13. Antonio Caldora (1439-1440),, 6.14. Giovanni Antonio Orsino Del Balzo (1440-1455), 6.15. Giulio Antonio I Acquaviva (1456-1481), 6.16. Andrea Matteo Acquaviva d’Aragona (1481-1511), 6.17. Belisario Acquaviva d’Aragona (1495-1497), 6.18. Andrea Matteo Acquaviva, restauratore della Contea di Conversano (1496-1503), 6.19. Andrea da Capua (1504-1508), 6.20. Andrea Matteo Acquaviva, per una seconda volta restauratore della Contea di Conversano (1508-1511), 6.21. Giulio Antonio II Acquaviva d’Aragona (1511-1528), 6.22. Giovanni Antonio Acquaviva d’Aragona (1528-1554), 6.23. Giangirolamo I Acquaviva d’Aragona (1554-1575), 6.24. Adriano Acquaviva d’Aragona (1575-1607), 6.25. Giulio I Acquaviva d’Aragona (1607-1626), 6.26. Giangirolamo II Acquaviva d’Aragona (1626-1665), 6.27. Giangirolamo III Acquaviva d’Aragona (1665-1681), 6.28. Giulio II Acquaviva d’Aragona (1681-1691), 6.29. Dorotea Acquaviva d’Aragona (1691-1710), 6.30. Giulio Antonio III Acquaviva d’Aragona (1710-1746), 6.31. Giangirolamo IV Acquaviva d’Aragona (1746-1777), 6.32. Giulio Antonio IV Acquaviva d’Aragona (1777-1801), 6.33. Giangirolamo V Acquaviva d’Aragona (1801-1806) II. Le sedi del secondo centro di potere: la Cattedrale e il Palazzo Vescovile: A. La Cattedrale di Conversano; B. Il Palazzo Vescovile: 1. Il Cristianesimo in Puglia: 1.1. La tradizione petrina, 1.2. Il protovescovo Simplicio, 1.3. Ilario o Ilaro, 2. La serie dei Vescovi di Conversano, Bibliografia – III. Il terzo centro di potere di conversano: sedi e titolari: A. Il Monastero di San Benedetto; B. La Chiesa di San Benedetto; C. I Titolari del Potere: 1. Elenco degli Abati, preposti, rettori, amministratori di S. Benedetto di Conversano. Dalle origini al 1266, 2. Elenco delle Abbadesse di S. Benedetto di Conversano dal 1266 al 1862: 2.1. Elenco delle Abbadesse riportate da G. Monelli, 2.2. Catalogo delle Abbadesse formato da Francesco Giuliani, 2.3. Catalogo di Abbadesse redatto da Antonio Fanizzi – CAPITOLO SECONDO – GIUSEPPE PALERMO: UN VESCOVO-ARCI­VESCOVO FEDELE ALLA SUA MISSIONE UMANA E CRISTIANA: I. Molochio e il suo territorio – II. Le origini della famiglia Palermo – III. La formazione del giovane Giuseppe Palermo – IV. Il conseguimento dei gradi accademici e la decisione del Palermo di trasferirsi a Roma – V. Il Cardinale Marzio Ginetti E Monsignor Giuseppe Palermo, Suo Uditore, Bibliografia – VI. La nomina di Monsignor Giuseppe Palermo a Vescovo di Conversano – VII. Lo zelo per il decoro della Casa di Dio: una nobile passione del cuore del Vescovo Giuseppe Palermo: A. Le norme del Sinodo sulle sacrosante Chiese; B. La costruzione della Chiesa di San Giuseppe in Molochio; C. La consacrazione di alcune Chiese di Conversano: 1. Iscrizione fornitaci dall’Ughelli, 2. Iscrizione fornita dal Di Tarsia Morisco e riportata dal Bolognini – VIII. L’anelito dell’“Uomo di Dio” a creare una Comunità ricca di umanità e coerente nella propria fede cristiana – IX. Le controversie giurisdizionali del Vescovo Palermo con l’Abbadessa del Monastero di San Benedetto di Conversano – X. Lo stato della Diocesi di Conversano quale risulta dalle Relazioni presentate dal Vescovo Giuseppe Palermo alla Congregazione del Concilio, in occasione delle visite ad limina degli anni 1661 e 1665: A. Relazione sullo stato della Diocesi di Conversano nel 1661; B. Relazione sullo stato della Diocesi di Conversano nel 1665; C. Sintesi organica dello stato della Diocesi di Conversano realizzata su approfondita analisi delle Relazioni presentate dal Vescovo Giuseppe Palermo, in occasione delle visite ad limina degli anni 1661 e 1665: 1. Chiese, 2. Capitolo e Clero, 3. Monasteri e Conventi, 4. Confraternite e istituzioni varie, 5. Comportamento della popolazione – XI. Dalla Diocesi di Conversano all’Archidiocesi di Santa Severina in Calabria, della quale Monsignor Giuseppe Palermo prese possesso il 1° ottobre dell’anno 1670 – XII. Assoggettato, durante la permanenza a Conversano, a delusioni e vessazioni di vario genere, pieno di acciacchi durante il triennio di arcivescovado a Santa Severina, Monsignor Giuseppe Palermo considerò il suo paese natio, Molochio, come un’oasi di serenità per il suo spirito, Fonti (abbreviazioni delle), Bibliografia – CAPITOLO TERZO – MONSIGNOR GIUSEPPE PALERMO E CASA FEBEI: I. Pietro Paolo Febei, Vescovo di Bagnoreggio, Bibliografia – II. Il terzogenito di Pietro Paolo Febei, l’Arcivescovo Francesco Maria, Bibliografia – III. Giovanni Battista Febei, Vescovo di Acquapendente, Bibliografia – CAPITOLO QUARTO – IL VESCOVO GIUSEPPE PALERMO E IL PRIMO SINODO DIOCESANO DI CONVERSANO: Premessa; I. La Visita Pastorale della Diocesi e l’Indizione del Sinodo Diocesano – II. L’Editto (Litteras Edictales) del Sinodo nell’Introduzione del Vescovo di Conversano, Giuseppe Palermo – III. Introduzione, in latino e in italiano, ai 36 capitoli e titoli, in latino e italiano, dei singoli capitoli del Sinodo CAPITOLO QUINTO – IL MONASTERO DEI MONACI BENEDETTINI DI CONVERSANO DA GRANGIA AD ABBAZIA NULLIUS: I. la Bolla di Leone III dell’anno 815: A. Il testo latino della Bolla dell’815, nella edizione inserita, da G. Coniglio, nel Codice Diplomatico Pugliese, vol. XX; B. Riassunto del contenuto della Bolla; C. Il commento critico della Bolla – II. Il “Libellus liberationis” dell anno 962 – III. Dalla concessione dell’Arcivescovo Giovanni nel 962 alle concessioni del conte Goffredo negli anni 1087 e 1098: A. La munificenza del Conte Goffredo e la grande importanza delle concessioni degli anni 1087 e 1098 a favore del Monastero di San Benedetto; B. La concessione dell’anno 1087; C. La concessione dell’anno 1098 – IV. Dalla morte nel 1085 di Roberto il Guiscardo, alla contesa fra i suoi due figli, Boemondo e Ruggiero, e alla loro riappacificazione nel 1089, con la concessione nel 1107 di un impor­tante diritto da parte del principe Boemondo, al Monastero di San Benedetto, per l’appoggio ottenuto da quei monaci a suo favore: A. Il testo latino della concessione elargita, nel 1107, da Boemondo, al Monastero di San Benedetto; B. Il regesto e altre notizie sul rogito del 1107 – V. Con il Breve del 5 luglio 1110, il pontefice Pasquale II accolse sotto la sua protezione e quella della Santa Sede, il Monastero di San Benedetto di Conversano – VI. Il consolidamento materiale e morale del Monastero di San Benedetto sotto il governo degli Abbati simeone (1124-1154) ed Eustasio il (1159-1176) – VII. Un singolare privilegio di Eustasio II: Abate per grazia del Re – VIII. Tra la prima decadenza del Monastero e il ripristino della vita claustrale, l’amministrazione del Monastero di San Benedetto fu affidata dalla Santa Sede al Vescovo di Dulcigno, Nicola – IX. Uno scisma all’interno della Comunità monastica e l’errato orientamento dei Monaci nelle vicende politiche del tempo, determinarono la diserzione totale del Monastero, nonostante un estremo tentativo del Pontefice Alessandro IV di impedirne la catastrofe – CAPITOLO SESTO – DIFESA E INCREMENTO DELL’ABBAZIA NULLIUS DI SAN BENEDETTO IN CONVERSA­NO, DA PARTE DELLE BADESSE MITRATE CISTERCIENSI: I. Conversano e la sua Contea sotto gli Angioini – II. Il Monastero di San Benedetto di Conversano sotto l’Abbadessa Cisterciense Dameta – III. L’Abbadessa Dameta e la sua comunità, favorite dal Re Carlo d’Angiò, ottengono anche la speciale protezione del Papa Gregorio X – IV. I lunghi periodi di governo delle grandi Abbadesse: Isabella (1271-1296), Adelina (1296-1315), Maria d’Angiò (1326-1341), Costanza (1349-1365): A. L’Abbadessa Isabella; B. L’Abbadessa Adelina; C. L’Abbadessa Maria d’Angiò; D. L’Abbadessa Costanza da Lecce – V. La decadenza del Monastero nella 2a metà del secolo XIV e le Abbadesse del secolo XV – VI. Le Abbadesse del Monastero di San Benedetto di Conversano e  la Casa Acquaviva d’Aragona nel secolo XVI CAPITOLO SETTIMO – I PRIVILEGI E LE ESENZIONI DEL MONASTERO DI SAN BENEDETTO DI CONVERSANO, STUDIATI SOTTO IL PROFILO GIURIDICO: A. I PRIVILEGI GODUTI DAI MONACI DEL MONASTERO DI SAN BENEDETTO DI CONVERSANO FINO ALLA LORO FUGA INTORNO AL 1266: I. Le prime esenzioni: A. La tutela apostolica; B. Le prime esenzioni dalla giurisdizione episcopale; C. Esenzione completa, comprendente, cioè, il Monastero di San Benedetto – II. La Bolla di Alessandro IV: A. Conferma dell’ordine monastico e dei suoi beni; B. Le libertà del monastero; C. La pace nel chiostro – III. Il Monastero di San Benedetto di Conversano e la Santa Sede: A. Dovere della Santa Sede di intervenire nelle cose del monastero; B. L’Abbazia Nullius conversanese – B. I PRIVILEGI DELL’ABBAZIA NULLIUS DI SAN BENEDETTO DI CONVERSANO DALL’ANNO 1266 ALLA PRIMA DECADE DEL SECOLO XVIII: I. I privilegi dell’abbazia Nullius di San Benedetto di Conversano: origine, trasmissione e incremento di quei privilegi: A. I primi documenti pontifici a favore di Dameta e delle monache cisterciensi, venute dalla Romania; B. Le prime controversie con i Vescovi vicini; C. Le conferme pontificie del secolo XIV; D. Nomina di rettori di Chiese; E. La giurisdizione sui chierici – II. La difesa dei privilegi giurisdizionali del Monastero di San Benedetto di Conversano: A. Le liti giurisdizionali dei Vescovi di Conversano con le Abbadesse del Monastero di San Benedetto di Conversano nel secolo XVII: 1. L’Abbazia Nullius anche sotto le Abbadesse cistercensi, 2. Le Abbadesse e il Clero di Castellana, 3. Alla ricerca di una spiegazione soddisfacente dei poteri giurisdizionali concessi nei secoli passati alle Badesse di San Benedetto di Conversano – III. L’ossequio del baciamano e gli usi della mitra e del pastorale: A. Cerimonia della pubblica intronizzazione CAPITOLO OTTAVO – LE ABBADESSE DEL MONASTERO DI SAN BENEDETTO DI CONVERSANO E LA DIFESA DEI LORO PRIVILEGI GIURISDIZIONALI NEI SECOLI XVII E INIZI SECOLO XVIII: I. Personaggi ecclesiastici, direttamente protagonisti delle controversie giurisdizionali svoltesi in Conversano, nel secolo XVII: A. I vescovi di Conversano: 1. Fr. Vincenzo Martinelli, dell’Ordine dei Predicatori, Vescovo di Conversano dal 18 agosto 1625 al 20 settembre 1632, 2. Giuseppe Palermo, Vescovo di Conversano dall’8 dicembre 1658 al 1 settembre 1670, 3. Andrea Brancaccio, Vescovo di Conversano dal 13 gennaio 1681 al 18 aprile 1701; B. Il Capitolo di Castellana; C. Le Abradesse Mitrate – II. Personaggi laici, indirettamente protagonisti delle controversie giurisdizionali svoltesi in Conversano, nel secolo XVII e inizio secolo XVIII: A. Adriano Acquaviva d’Aragona, XXX Conte di Conversano (1575-1607); B. Giulio I Acquaviva d’Aragona, XXXI Conte di Conversano (1607-1626); C. Giovanni Girolamo (Giangirolamo) Acquaviva d’Aragona, XXXII Conte di Conversano (1626-1665), Fonti e bibliografia; D. Cosimo Acquaviva d’Aragona, Duca di Noci, Fonti e bibliografia; E. Giangirolamo III Acquaviva d’Aragona, XXXIII Conte di Conversano (1665-1681); F. Giulio II Acquaviva d’Aragona, XXXIV Conte di Conversano (1681-1691) – Duca di Noci e Duca di Nardò; G. Dorotea Acquaviva d’Aragona, XXXV Contessa di Conversano (1691-1710); H. Isabella Filomarino – III. Avvenimenti e Documenti importanti: A. Il Concilio di Trento; B. La Bolla “Inscrutabili Dei Providentia” di Papa Gregorio XV nel 1623; C. Il Breve di Alessandro VII del 12 giugno 1665 – IV. Circostanze fortuite CAPITOLO NONO – STORIA E RISVOLTI DOLOROSI DELLE LITI GIURISDIZIONALI AVVENUTE FRA I VESCOVI DI CONVERSANO E IL CAPITOLO DI CASTEL­LANA, DA UNA PARTE, E LE ABBADESSE DEL MONASTERO DI SAN BENEDETTO DI CONVERSANO, DALL’AL TRA, NEL SECOLO XVII E NEL PRIMO DECENNIO DEL SECOLO XVIII: I. La rivendicazione nel 1630, da parte del Vescovo Vincenzo Martinelli dei suoi diritti di Ordinario del luogo e la viva reazione del Monastero di San Benedetto – II. Nel 1659, il primo tentativo del Vescovo di Conversano, Monsignor Giuseppe Palermo, di riprendere, contro il Monastero di San Benedetto, la controversia per l’attuazione integra e senza alcuna discriminazione della Bolla Inscrutabili di Papa Gregorio XV – III. Il rinnovarsi, nel 1665, della lotta giurisdizionale tra il Vescovo di Conversano Monsignor Giuseppe Palermo, e il Monastero di San Benedetto di Conversano: dal “breve” di papa Alessandro vii del 12 giugno 1665 alle “minaccie e alle fiere persecuzioni di un’alta e oscura potenza” – iv. un accenno ai rapporti giurisdizionali intervenuti fra il Monastero di San Benedetto di Conversano e la cittadina di Castellana sia in temporalibus e sia in spiritualibus, concludendo la nostra ricerca al primo decennio del secolo xviii: A. La giurisdizione temporale del Monastero di San Benedetto sul feudo di Castellana; B. La giurisdizione spirituale del Monastero di San Benedetto in Castellana – CONCLUSIONI – APPENDICE – FONTI MANOSCRITTE E BIBLIOGRAFIA: A. Abbreviazioni archivistiche; B. Bibliografia – GLOSSARIO – IL PITTORE TONY PRAYER E LE ILLUSTRAZIONI DELL’OPERA.

ISBN 88-7949-419-8

http://www.levantebari.com/fcvesas.htm







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