accordo Iran-Qatar, autobomba tra gli sfollati sciiti ; “Il Consiglio d’Egitto” citazione

15 Apr 2017 17.40

Un’esplosione provoca almeno 43 vittime tra gli sfollati sciiti alle porte di Aleppo, in Siria. Un’autobomba è esplosa nei pressi un convoglio di autobus fermi nell’area di Rashidin, in attesa di entrare ad Aleppo. I mezzi di informazione locali parlano di almeno 43 morti e numerosi feriti. A bordo degli autobus c’erano sfollati civili dei villaggi di Fuah e di Kefraya, controllati dall’esercito siriano e assediati dai ribelli, e dei villaggi di Madaya e Zabadani, controllati dai ribelli e assediati dall’esercito di Bashar al Assad. L’evacuazione dei quattro villaggi era stata accordata il 14 aprile su richiesta delle Nazioni Unite.

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“Ruscello congelato” disse mostrandola. Sorrideva: che aveva citato Ibn Hamdis, poeta siciliano, per omaggio agli ospiti. Ma, tranne don Giuseppe Velia, nessuno sapeva di arabo: e don Giuseppe non era in grado di cogliere il gentile significato che sua eccellenza aveva voluto dare alla citazione, né di capire che si trattava di una citazione. Tradusse perciò, invece che le parole, il gesto. “La lente, ha bisogno della lente”; il che monsignor Airoldi, che con emozione aspettava il responso di sua eccellenza su quel codice, aveva capito da sé.
Sua eccellenza era di nuovo chino sul libro, muoveva la lente come a disegnare esitanti ellissi. Don Giuseppe vedeva i segni balzare dentro la lente e, prima che avesse il tempo di coglierne uno solo, sfrangiati ricadere sulla pagina tarlata.
Sua eccellenza voltò il foglio, ancora si attardò nell’esame. Mormorò qualcosa. Voltò altri fogli velocemente scorrendoli con la lente, sull’ultimo che guizzava di piccoli vermi d’argento si soffermò.
Si sollevò, voltò le spalle al codice: lo sguardo gli si era di nuovo spento. “Una vita del profeta – disse – niente di siciliano: una vita del profeta, ce ne sono tante”.”
….
Uno dei volanti riusci finalmente a trovarlo. Stava nella bottega di un carnezziere, all’Albergaria: ed era impegnato a smorfiargli un sogno piuttosto confuso. Perché più che un numerista il fracappellano era uno smorfìatore di sogni, dai sogni che gli raccontavano trasceglieva gli elementi che potevano assumere una certa coerenza di racconto, e le immagini che nel racconto prendevano risalto egli traduceva in numeri: e non era impresa facile ridurre a cinque numeri i sogni della gente dell’Albergaria e del Capo (che erano i due quartieri cui limitava la sua attività); sogni che non finivano mai, come le storie dei Reali di Francia; che si scomponevano in un caos di immagini, che si sperdevano in mille rivoli oscuri. In quello che il carnezziere stava raccontandogli, all’arrivo del volante, nientemeno c’entravano un porco che rideva, il viceré, una vicina di casa, una mangiata di cuscus e… Questi erano gli elementi che il fracappellano era riuscito ad estrarre da quel formidabile sogno.

“Il Consiglio d’Egitto” di Leonardo Sciascia

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