Alessandra Novaga dai Sonetti di Shakespeare a Fassbinder Wunderkammer

Alessandra Novaga

Fassbinder Wunderkammer

2017 (Setola Di Maiale) | experimental, sound collage

Michele Palozzo

Assieme a Herzog e Wenders, Rainer Werner Fassbinder è stato uno dei registi tedeschi più importanti della sua generazione, benché molto più (ri)conosciuto nella cerchia dei cinefili che presso il grande pubblico. La sua breve ma intensissima carriera cinematografica, stroncata da un’overdose nel 1982, si è sempre distinta per il forte impegno politico e la critica feroce alla storia recente della Germania: questioni la cui urgenza ha sempre prevaricato la ricerca di una propria inconfondibile estetica visiva, nel suo caso molto più vicina al teatro che alla settima arte.
Di conseguenza l’ipotetica “camera delle meraviglie” del regista non ospiterebbe immagini commoventi e dischi dalle atmosfere immaginifiche: semmai, all’opposto, un senso di abbandono e distacco emotivo, lo spirito decadentista degli outsider cui Fassbinder ha dato voce, mostrandone il lato gentile al pari di quello patetico.

Per molti versi, quindi, risulta difficile interpretare in musica un’opera dal realismo così strenuo, di certo non caratterizzata da forti suggestioni musicali paragonabili a quelle dei Popol Vuh o di Ry Cooder. Era necessario che tale sfida venisse raccolta adottando un approccio sperimentale, volto a restituire liberamente i sottili tratti di questa poetica militante.
La chitarra di Alessandra Novaga è in grado di cogliere queste sfumature in maniera imprevedibile attraverso una mistura variabile di riverberi, feedback, scordature e dissonanze deformanti: rimaneggiando alcuni temi composti da Peer Raben per il regista tedesco, le atmosfere blues-rock si fanno ancor più solitarie e solipsistiche, scarnificate per aderire del tutto a una visione del mondo problematica ed essenzialmente fatalista.

Un lamentoso archetto solca la melodia di “Lili Marleen” dall’omonima pellicola (“L.M. #1”), trasfigurata poco dopo da una distorsione hendrixiana; la serenata di “Lola” si apre su una scala discendente nettamente scandita, introducendo una ballata in tonalità minore che oggi rievoca la “Bang Bang” del sanguinoso dittico tarantiniano. Uno squisito arpeggio classico viene incluso in rappresentanza del gangster movie “Dei della peste”, mentre si gioca sul pedale del volume il momento di massima astrazione dedicato alla serie tv “Berlin Alexanderplatz”, diafana divagazione dalle tinte quasi aliene.
Infine, un pizzicato in clean pone la fragile base per la nenia “Each Man Kills The Thing He Loves”, con un collage della versione originariamente cantata da Jeanne Moreau in “Querelle”, l’ultimo lungometraggio realizzato nel 1982.

Almeno in Italia, tale corpus filmico ci è pervenuto principalmente dalle trasmissioni notturne del Fuori Orario ghezziano, in pratica inservibili senza un buon vecchio videoregistratore: è da questo medium atemporale che si manifestano le voci degli anti-eroi di Fassbinder, costretti tra i nastri usurati di decennali Vhs, magari resuscitate sullo schermo convesso di un Grundig riposto in cantina.
Sembra essere questo l’unico habitat ideale per le figure tragiche di Effi Briest, Franz Biberkopf, Veronika Voss e Petra Von Kant, che come fantasmi – inosservati e impercettibili – attraversano i frammenti sonori di questa coraggiosa incisione, degna delle compagini internazionali documentate da label come Kye ed Erstwhile.

(07/01/2017)

http://www.ondarock.it/recensioni/2017-alessandranovaga-fassbinderwunderkammer.htm


Questa voce è stata pubblicata in musica e contrassegnata con . Contrassegna il permalink.