Edward the Second by 1564;Marloe, Christopher – Project Gutenberg
Questa settimana parliamo di teatro, e in particolare di una tragedia in versi in pentametro giambico(*) in cinque atti scritta da Christopher Marlowe, l’Edoardo II (Edward II). Scritta e rappresentata per la prima volta nel 1592, la prima traduzione in lingua italiana si ha nel 1914 a opera di Raffaello Piccoli.
La vicenda narra la storia reale, ovviamente romanzata, di Edoardo II d’Inghilterra, sovrano inglese la cui omosessualità si palesava nella relazione con il consigliere di corte Pietro Gaveston, che fu tra le cause minori della sua condanna a morte. La storia copre un arco temporale di 23 anni e sebbene non si faccia menzione dello scorrere di così tanto tempo per tutta l’opera, l’azione del dramma risulta molto fluida e senza interruzioni. La struttura del dramma è quella tipica della classica tragedia: si assiste a un graduale declino di Edoardo II che si conclude con una caduta repentina e infine la morte.
La tragedia si apre con l’incoronazione, avvenuta nel 1307, di Edoardo II. Il potere acquisito con l’incoronazione gli permette di richiamare dall’esilio l’amato Gaveston, uomo non nobile, il cui ritorno è malvisto dai Pari(**) guidati da Roger Mortimer, primo conte di March, e dalla moglie di Edoardo, Isabella di Francia, alla quale Gaveston è inviso e che con Mortimer conduce una relazione adulterina. A causa delle proteste di Isabella, Gaveston è nuovamente esiliato con estremo dispiacere di Edoardo che però è costretto a firmare il bando. Colto dalla rabbia, caccia la moglie che implora Mortimer di far tornare Gaveston in patria. In questo modo Isabella potrà tornare dal marito e alla corte, ma di fronte alla preghiere di quest’ultima, Martimer è convinto che il ritorno dell’uomo lo renderà maggiormente odiato dai Pari e così annulla l’esilio. Gaveston però non perdona ai nobili il trattamento subito e provoca una separazione al castello, mettendoli contro Edoardo ed il fratello Kent.
Isabella trova riparto in Francia dal fratello, mentre al marito e all’amante viene tesa una trappola e Gaveston viene catturato ma non giustiziato, Edoardo, nel disperato tentativo di salvare l’amato, sconfigge i Pari bandendo contestualmente il fratello Kent dal territorio inglese. Quest’ultimo, assieme a Mortimer, Isabella e i nobili spodestati, tende una trappola ad Edoardo riuscendo a detronizzarlo e, infine, catturarlo, per poi pentirsi del loro gesto. L’arresto di Edoardo nell’abbazia dove aveva trovato riparo, consegna di fatto il regno nelle mani di Mortimer, ormai amante dichiarato della regina, che condanna a morte l’ex monarca, costretto nel frattempo ad abdicare a favore del figlio Edoardo III.
La condanna a morte è voluta proprio da Isabella, a nulla vale il tentativo di Kent di salvare il fratello affidato alle cure di Sir Thomas Berkeley, poiché viene arrestato per ordine di Mortimer. Edoardo II viene ucciso impalato da un ferro rovente. Edoardo III, visto il comportamento di Mortimer, seppur giovane, condanna l’uomo alla morte riservando invece il carcere alla madre in attesa di sentenza di morte.
Nel 1923 Bertolt Brecht pose mano al rifacimento dell’ Edoardo II di Marlowe per il teatro Munchner Kammerspiele di Monaco. Il dramma andò in scena nel Marzo del 1924 con il titolo Vita di Edoardo II d’Inghilterra.
Quando Brecht, giovanissimo, mise mano alla riscrittura della tragedia, non aveva ancora formulato le sue teorie sul “teatro epico” e sull’effetto di “straniamento”, il testo di Marlowe rappresenta per Brecht un’indagine, quasi antropologica, sul contesto umano, politico e sociale un cui avrebbe espresso le proprie idee. La sua scrittura, più asciutta e teatrale, riporta il testo alla contemporaneità dell’epoca descrivendo il caos morale dei suoi tempi nel travagliato dopoguerra. La tragedia del Re d’Inghilterra, non è soltanto la tragica vicenda di un amore impossibile, ma è un analisi sugli intrighi e sulla dissolutezza della politica e del potere.
Testo poco conosciuto e pochissimo rappresentato, Vita di Edoardo II d’Inghilterra è tornato alla ribalta grazie al giovane regista Andrea Baracco che, per il 66° ciclo di Spettacoli classici a Vicenza del 2013, lo ha preferito ad altre più conosciute rivisitazioni brechtiane operando dei tagli e una riduzione dei personaggi.
Brecht, pur sottolineando l’umiltà degli inizi di Gaveston, quale figlio di un macellaio spinto quasi inconsapevolmente nel mondo spietato del potere, concentra la sua attenzione sul Re e sui leader politici che si rivoltano contro di lui portandolo alla guerra civile. Nel mantenere gran parte della struttura di Marlowe, Brecht fa delle importanti modifiche. La figura di Mortimer, l’avversario, non sarà più un guerriero ma uno studioso, e Baracco lo rappresenta saltellante in mezzo a libri sparsi, chiamato ad argomentare a favore della messa al bando di Gaveston dalla corte reale.
Baracco ha realizzato una messa in scena di grande forza visiva e poetica. Ha inventato la figura di un narratore che illustra e raccorda il susseguirsi degli eventi dandogli una scansione temporale con un enorme orologio rotolato a vista. Il trono è una stilizzata sedia di ferro con due palloncini bianchi appesi che scoppiano all’inizio degli eventi. La regina, infelice, barcollante e in equilibrio precario, trascina continuamente una valigia, quale anima errante ed esclusa che paga la misoginia del consorte. Altre invenzioni di Baracco costellano la dinamica messa inscena: come le corde al collo che trascinano ora Edoardo II, ora Gaveston, imprigionati nella emblematica sequenza di una doppia uccisione.
A nulla servirà il processo, con un enorme foglio di carta strappato, per la messa al bando del favorito; né il tentativo reiterato di fare abdicare il re, con quel “NO!” ripetuto più volte. La morte giunge avvolgendo a turno ciascuno con delle lenzuola di plastica che li soffocherà, mentre il giovane erede la trono distaccandosi dalla follia omicida, mostra le mani insanguinate, ovvero l’eredità lasciatagli.
“Con Vita di Edoardo II d’Inghilterra, per la prima volta ci confrontiamo con la scrittura brechtiana, o più precisamente con un classico elisabettiano, quale Edoardo II di Christopher Marlowe, che Brecht ha riscritto intravedendo in esso un prezioso serbatoio a cui attingere per parlare di contemporaneo. Credo che Brecht fosse interessato ad un testo così complesso per ragioni e motivi che non sono affatto distanti dai nostri, perché questa riscrittura brechtiana è praticamente sconosciuta sui palcoscenici italiani. È di sicuro e assoluto interesse per i nostri tempi. Ciò che maggiormente interessa e in parte sconvolge del testo brechtiano è l’incredibile lucidità con cui l’autore, servendosi del testo di Marlowe, riesce a descrivere il caos morale di tempi, dei propri tempi, affatto distanti dai nostri”. (Andrea Baracco)
*E’ il verso classico della poesia inglese, il blank verse di Henry Howard, Christopher Marlowe, William Shakespeare, John Donne, ed è figlio dell’endecasillabo di Dante Alighieri e Francesco Petrarca. La denominazione, mutata dalla metrica classica, indica che è formata da cinque piedi giambici, vale a dire ciascuno composto da una sequenza sillaba breve – sillaba lunga. Nella metrica accentuativa tale sequenza diviene, per analogia, tra sillaba atona e sillaba accentata.
**Titolo nobiliare conferito nel Regno Unito fino all’Atto d’Unione del 1707. Comprendono i titoli di duca, marchese, conte, visconte e barone.
Fonti:
http://www.cittanuova.it/c/432400/Edoardo_II_la_dissolutezza_del_potere.html
https://trelibrisoprailcielo.com/2015/11/19/arte-e-musica-edoardo-ii/
The Tragical History of Doctor Faustus di Christopher Marlowe
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