Stroszek (Werner Herzog) 1977 : ” la rapina più triste della storia del cinema”

il film con ” la rapina più triste della storia del cinema”, disse  Werner Herzog.

trama

Dopo due anni e mezzo di prigione Bruno Stroszek, ungherese trapiantato a Berlino, ritrova la libertà. Non ha un lavoro, i suoi migliori amici sono due pianoforti e una fisarmonica, che suona nei cortili per sopravvivere, eppure sembra felice; offre il suo tetto ad Eva, una prostituta maltrattata dai suoi protettori, e ne asseconda la decisione di seguire in America un anziano vicino di casa nella speranza d’una vita migliore. Le cose sembrano girare per il verso giusto, ma è solo un momento: i problemi ritornano, ed Eva rinizia a prostituirsi, quindi se ne va. Bruno e Scheitz, il vicino di casa, tentano una rapina: va meglio al vecchio, che viene arrestato; senza una meta, senza Eva, senza una casa, senza un futuro, Bruno si spara.

Recensione “La ballata di Stroszek”

a cura di Glauco Almonte  Asciutto, lucido, disincantato: qualsiasi aggettivo si volesse trovare per questo film contrasterebbe con le sensazioni dello spettatore, coinvolto dalla straziante vicenda umana, commosso dall’impotenza con la quale Stroszek assiste alla propria distruzione psicologica, angosciato nel vedere il destino compiersi inesorabilmente vanificando ogni sforzo e dilaniando ogni brandello di sogno rimasto. La sofferenza che si prova è appunto generata dal contrasto tra la forte drammaticità di questo destino ed il modo con cui Herzog sceglie di presentarcelo: come se fosse naturale, accettabile, non degno di scatenare tempeste di sentimenti in chi v’assista, alcuna reazione in chi lo subisca. Berlino, primo dei due sfondi della vicenda, è grigia come il suo cielo, l’espressione della gente per la strada è di identica impassibilità, senza alcuna vitalità, al contrario di Bruno che, pur nelle difficoltà in cui si trova, riesce sempre a dedicare un pensiero di possibile ottimismo e uno sguardo bonario a tutto ciò che accade. Herzog è un maestro nel sottrarsi ad ogni giudizio, lasciando lo spettatore da solo di fronte all’oggettività dei fatti: mai un primo piano stretto a cogliere la sofferenza sul volto dei personaggi, mai un indugio nello staccare da una scena pregna di drammaicità ad una di raccordo; narratore asettico, si mostra solamente in momenti di stasi della vicenda, quali la ripresa del laghetto ghiacciato geometricamente scandita terreno-lago-terreno-alberi-cielo, o dopo il suicidio, quando ritarda la fine soffermandosi a lungo sulla giostra messa in moto da Stroszek.

Al cambio di scena corrisponde, ovviamente, un mutamento nel carattere dei personaggi: la campagna desertica del Wisconsin è meno accattivante della grigia Berlino, non hanno modo di non pensare al tracollo delle proprie speranze. Scheitz e la ragione prendono due strade separate, e così Bruno ed Eva: entrambi perennemente sconfitti dalla vita, eppure incapaci di sostenersi a vicenda, di parlare lo stesso linguaggio; l’uno dalla sofferenza ha acquisito rassegnazione, l’altra prepotenza ed incostanza – il bisogno di Eva d’una stanza tutta per sé schiaccia il bisogno d’amore di Bruno, e con esso il suo ottimismo, la sua speranza.

La parte finale del film è dilaniante: la musichetta allegra che aveva accompagnato l’arrivo della casa prefabbricata è lo stesso sottofondo mentre viene portata via, l’incapacità di vivere si trascina nell’incapacità di fare anche una rapina. L’apparente impassibilità di Bruno lascia lo spettatore stupito da uno sparo scritto fin dall’inizio; l’ultima scena è una macchina che gira vuota in un piazzale e s’incendia, un grottesco parco giochi-teatrino nel quale degli animali ammaestrati suonano mini-strumenti, come Stroszek a Berlino, senza pubblico alcuno, la funivia azionata inutilmente, le sirene della polizia e la solita musichetta da luna-park, mentre il musico fallito abbandona la propria vita, ciò che solo in quel momento s’è reso conto essere stata l’unica cosa che abbia mai avuto senza mai riuscire a disporne.

http://www.cinemadelsilenzio.it/index.php?mod=film&id=22





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