Play Strindberg Dürrenmatt e il resto di Dürrenmatt

con il suo pappagallo Lulu, 1979, fotografia: Peterhofen/Stern

Play Strindberg

Play Strindberg, che il Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, assieme ad Artisti Riuniti e a Mittelfest 2016 mette in scena, sarà poi in tournée nei maggiori teatri regionali e in tutta Italia.

“Un’affascinante riscrittura inaugura in grande stile la Stagione 2016-2017 del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia: martedì 25 ottobre apertura alla Sala Assicurazioni Generali con Play Strindberg di Dürrenmatt diretto da Franco Però, con protagonisti Maria Paiato, Franco Castellano e Maurizio Donadoni. Un terzetto d’attori di straordinaria qualità per una commedia cinica e divertente, costruita come un incontro di boxe”.

Al Politeama Rossetti il sipario si alzerà per la prima volta, nella Stagione 2016-2017, martedì 25 ottobre alle 20.30, sulla sorprendente scenografia di Play Strindberg, testo che Friedrich Dürrenmatt rielabora dallo strindberghiano Danza di morte per tratteggiare uno spettacolo cinico e molto divertente con cui si prosegue l’indagine sulla famiglia, avviata lo scorso anno con Scandalo di Arthur Schnitzler.

Lo spettacolo è firmato da Franco Però che dirige un terzetto d’attori di assoluto livello – Maria Paiato, Franco Castellano, Maurizio Donadoni – capaci d’interpretare ogni sfumatura dei loro personaggi, di dare evidenza ad ogni potenzialità offerta dall’asciutta e intrigante scrittura.

Lo spettacolo rappresenta un impegno produttivo rilevante, nonché un’interessante novità nel panorama nazionale dove circuiterà. Play Strindberg infatti dopo una sola replica data in anteprima al Mittelfest 2016 debutta a Trieste dove è in scena dal 25 al 30 ottobre e prosegue poi in tournée toccando Pordenone, Bassano, San Vito nei prossimi mesi e nella seconda parte di stagione Chiasso, Genova Udine, Parma e Roma.

Play Strindberg nasce al Teatro di Basilea nel 1969, scritta dall’autore svizzero tedesco proprio per la messinscena (molto applaudita) e tratta dal capolavoro strindberghiano Danza macabra. La pièce viene creata perché Dürrenmatt, che era parte della direzione del teatro, era affascinato dalle possibilità interpretative che Strindberg aveva ideato per gli attori nel dramma originale, ma profondamente insoddisfatto delle traduzioni e degli adattamenti esistenti. Così affronta egli stesso quella materia: ed il risultato si rivela molto più di un adattamento.

«Il risultato – commenta infatti il traduttore Luciano Codignola – è un’opera drammatica unitaria, serrata, densa, coerente sul piano stilistico, perfettamente sviluppata come costruzione e di una modernità stupefacente. Al regista e agli interpreti Dürrenmatt ha fornito un pezzo di bravura, una struttura aperta dove possa esercitarsi il virtuosismo degli interpreti (…) Da questo testo, apparentemente così scarno, si può trarre uno spettacolo da togliere il fiato, qualcosa che in questi ultimi tempi s’era avuta solo con Chi ha paura di Virginia Woolf» .

E di questo non può stupirsi chi conosce l’ampia e straordinaria produzione drammaturgica di Friedrich Dürrenmatt (da Romolo il grande a Un angelo scende a Babilonia, da La visita della vecchia signora a I fisici), a cui va aggiunta la notevole attività di scrittore di romanzi, racconti, saggi… Fu anche, addirittura, pittore. Nato nel 1921 a Berna, e morto a Neuchâtelnel 1990, Dürrenmatt si impone come uno dei maggiori interpreti della cultura moderna, che tratteggia e analizza nelle sue opere con sguardo rigoroso e razionalmente scettico, incline al paradosso e anche alla polemica. L’arma del grottesco, del sarcasmo virtuosisticamente manipolato gli serve per smascherare con un sorriso l’ipocrisia del suo tempo. Forte della lezione brechtiana e dell’espressionismo, nonché di una personale maestria nell’uso del linguaggio e delle strutture drammaturgiche affascina con una scrittura forte ed essenziale, allusiva e dal respiro universale.

«Nel rappresentare il mondo, al quale mi sento esposto, come un labirinto – scriveva Dürrenmatt – tento di prenderne le distanze, di fare un passo indietro, di guardarlo negli occhi come un domatore guarda una bestia feroce. E questo mondo, come io lo percepisco, lo metto a confronto con un mondo contrapposto ad esso, e che mi invento».

«Dürrenmatt si prende gioco di noi della nostra vita famigliare, con tutte le armi che gli sono proprie, il sarcasmo, l’ironia che trascolora nel grottesco, il gusto del comico, ma anche la violenza del linguaggio e lo fa prendendo uno dei più formidabili testi di Strindberg, Danza macabra e riscrivendolo dal quel grande costruttore di storie teatrali qual’è » afferma Franco Però, che affronta la regia di Play Strindberg proseguendo in qualche modo l’itinerario di ricerca nel nucleo della famiglia (avviato lo scorso anno con l’allestimento di Scandalo di Schnitzler) e interrogandosi su questo tema attraverso lo sguardo sottile e disincantato di un altro autore di cultura tedesca, più vicino a noi, nel tempo e nella sensibilità. Ne gusta la scrittura cinica ed efficacissima, le potenzialità dell’architettura drammaturgica ritmata e sapiente che affida a tre protagonisti di livello assai elevato, sensazionali in un gioco teatrale assieme raffinato e divertente: Maria Paiato, Franco Castellano, Maurizio Donadoni.

«L’autore prende i tre protagonisti – il capitano, la moglie e il cugino/amante che ritorna – e li posiziona sotto le luci glaciali di un ring» continua Però: «seziona il testo strindberghiano e ne tira fuori undici round, intervallati dai gong – proprio come un incontro di boxe o di lotta – con la sola differenza che i combattenti sono tre. Tutta l’essenza del testo originale rimane, ma Dürrenmatt ne esalta l’attualità, asciugando fin dove è possibile il linguaggio – già di per sé scarno – come in un continuo corpo a corpo, che solo il gong ferma per qualche istante, dando ai contendenti il tempo di un riposo per riprendere fiato e agli spettatori l’attimo di riflessione su quanto, nel round precedente, hanno visto. Sono immagini veloci come flash di una lotta famigliare in cui arriva all’improvviso il desiderato – da entrambi i coniugi – “straniero”, che veste i panni del cugino e rimette in gioco rapporti e conflittualità.

Il riso e il pugno allo stomaco, il sorriso e l’amarezza si alternano continuamente su questo palcoscenico-ring, riportando davanti agli occhi dello spettatore gli angoli più nascosti di quel nucleo, amato od odiato, fondamentale – almeno fino ad oggi… – delle nostre società: la famiglia».

Sotto le livide luci di un ring che – sul palcoscenico del Politeama Rossetti – contiene gli elementi essenziali di un interno borghese (la scena è di Antonio Fiorentino), Maria Paiato (Alice), Franco Castellano (Edgar) e Maurizio Donadoni (Kurt), si confrontano in un eterno triangolo: si attaccano, si corteggiano, si colpiscono e si affrontano, si mettono “alle corde” come in un vero incontro di boxe. I costumi sono creazioni di Andrea Viotti, le suggestive luci sono firmate da Luca Bronzo e le musiche da Antonio Di Pofi.

Lo spettacolo è coprodotto dal Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia con Artisti Riuniti e con Mittelfest 2016.

Play Strindberg inaugura la Stagione 2016-2017 martedì 25 ottobre alle ore 20.30 al Politeama Rossetti e replica in orario serale fino a sabato 29 ottobre, l’unica recita pomeridiana si terrà domenica 30 alle ore 16.

Per abbonamenti e per i posti ancora disponibili ci si può rivolgere presso tutti i punti vendita dello Stabile regionale, i consueti circuiti o accedere attraverso il sito www.ilrossetti.it alla vendita on line. Ulteriori informazioni al tel 040-3593511.

http://www.freaksonline.it/freaks/play-strindberg.html



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