Writing the Truth Five Difficulties – Cinque difficoltà per chi scrive la verità : Bertold Brecht bis

una affermazione fascista, una capitolazione dinanzi al fascismo. Il fascismo è una fase storica in cui è entrato il capitalismo, si tratta quindi di un qualcosa di nuovo, e di vecchio allo stesso tempo. Nei paesi fascisti il capitalismo non esiste se non come fascismo e il fascismo non può essere combattuto se non come capitalismo, come la forma più nuda, più sfacciata, più oppressiva e ingannevole di capitalismo.

Come è possibile che uno pretenda di dire la verità sul fascismo – del quale è avversario – se pretende di non dire niente contro il capitalismo che lo genera?

Come è possibile che la sua verità risulti praticamente applicabile?

Coloro che sono contro il fascismo senza essere contro il capitalismo, che si lamentano della barbarie che proviene dalla barbarie, sono simili a gente che voglia mangiare la sua parte di vitello senza però che il vitello venga scannato. Vogliono mangiare il vitello, ma il sangue non lo vogliono vedere. Per soddisfarli basta che il macellaio si lavi le mani prima di servire la carne in tavola. Non sono contro i rapporti di proprietà che generano la barbarie, ma soltanto contro la barbarie. Alzano la voce contro la barbarie e lo fanno in paesi in cui esistono bensì gli stessi rapporti di proprietà, ma i macellai si lavano ancora le mani prima di servire la carne in tavola.

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5. L’astuzia di divulgare la verità fra molti.

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In Shakespeare troviamo anche un esempio di verità propagata con l’astuzia, nell’orazione che Antonio tiene davanti al cadavere di Cesare. Egli non si stanca di insistere sul fatto che l’assassino di Cesare, Bruto, è un uomo onorevole, ma nello stesso tempo descrive l’azione che egli ha compiuto e la descrive in maniera più efficace di quel che non faccia per il suo esecutore; l’oratore lascia così che siano i fatti stessi a vincerlo, conferendo loro un’eloquenza maggiore che non . Un poeta egiziano vissuto quattromila anni fa si servì di un metodo simile. Era un’epoca di grandi lotte di classe. La classe fino allora dominante si difendeva a fatica dal suo grande avversario, cioè da quelle parte della popolazione che fino allora era stata asservita. Ora, nel poema, si presenta alla corte del sovrano un savio che esorta a lottare contro i nemici interni. A lungo, con insistenza, egli descrive il disordine causato dall’insurrezione delle classi inferiori. La descrizione suona così:

“Non è forse così? I nobili sono pieni di doglia e gli umili pieni di gioia. Ogni città va dicendo: scacciamo i forti dal nostro seno.

Non è forse così? Gli uffici pubblici vengono aperti e presi i registri; gli schiavi divengono padroni.

Non è forse così? Il figlio di un notabile non si riconosce più; il bambino della padrona diventa il figlio della sua schiava.

Non è forse così? Hanno messo i cittadini alla macina. Coloro che non vedevano mai il giorno sono usciti alla luce.

Non è forse così? Le cassette di ebano dei sacrifici vengono fatte a pezzi; del preziosissimo legno di Sesnem si fanno lettiere.

Guardate, in un’ora la capitale è crollata.

Guardate, i poveri del paese sono diventati ricchi.

Guardate, chi non aveva pane, ora possiede un granaio; le provviste del suo granaio erano proprietà di un altro.

Guardate come fa bene a un uomo mangiare il suo pasto.

Guardate, chi non aveva un chicco di grano ora possiede interi granai; chi chiedeva il grano in elemosina, ora lo fa distribuire.

Guardate, chi non aveva un giogo di buoi, possiede ora delle mandrie; chi non si poteva procurare i buoi per l’aratro, possiede ora degli armenti.

Guardate, chi non poteva farsi una stanza, ora possiede quattro pareti.

Guardate, i consiglieri cercano ricovero nei fienili; chi non osava riposarsi nemmeno sui muri, ora possiede un letto.

Guardate, chi non poteva costruirsi una barca, ora possiede delle navi; se il proprietario va per vederle, esse non sono più sue.

Guardate, coloro che possedevano abiti, ora vanno coperti di cenci; chi non tesseva per sé, ora ha del lino finissimo.

Il ricco va a dormire assetato; chi prima chiedeva la feccia del suo bicchiere, ora possiede della birra forte.

Guardate, chi non s’intendeva di musica, ora possiede un’arpa; colui per il quale non si cantava, ora apprezza la musica.

Guardate, chi era tanto povero da dover dormire da solo, ora trova delle gran dame; colei che mirava il suo viso nell’acqua, ora possiede uno specchio.

Guardate, i maggiorenti del paese vanno in giro e non trovano niente da fare. Ai grandi non si portano più messaggi. Chi prima li portava, ora manda un altro…

Guardate, ecco cinque uomini mandati dai loto padroni. Essi dicono: ora camminate voi, noi siamo arrivati.”

Evidentemente questa descrizione ci presenta un disordine che agli oppressi deve apparire molto desiderabile. Ma sarebbe difficile farne colpa al poeta. La sua condanna di quel disordine è esplicita, anche se mal condotta…

Cinque difficoltà per chi scrive la verità : Bertold Brecht ..

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