Leoš Janáček – Mša glagolskaja / Glagolitic Mass






Janáček e la Missa Glagolitica: una tormentata spiritualità

by | 15 Set 2016

Leoš Janáček, foto da Classical-Music.comLeoš Janáček, foto da Classical-Music.com

La figura di Leoš Janáček è una delle più singolari nella storia della musica nei primi decenni del Novecento. Nato a Hukvaldy in Moravia nel 1854, compì i suoi studi musicali (di pianoforte, organo e composizione) a Praga, a Lipsia e a Vienna, per poi tornare nella capitale morava di Brno dove svolse un’attività circoscritta: da un lato come insegnante e direttore di coro (e soltanto marginalmente come compositore), dall’altro a raccogliere e a trascrivere centinaia e centinaia di motivi della musica popolare morava.  Furono gli anni fondamentali in cui presero forma poco per volta i tratti salienti del linguaggio stilistico di Janáček – sostanzialmente autodidatta, rinnegando gli studi – che avrebbero distinto le sua produzione successiva (vocale, strumentale, orchestrale e soprattutto teatrale). L’opera Jenůfa, composta con fatica tra il 1895 e il 1903, ebbe una prima esecuzione a Brno nel 1904, ma fu soltanto nel 1916 che il lavoro approdò all’Opera di Praga, procurando una notorietà immediata al musicista – più che sessantenne – che si propagò ben presto nel resto d’Europa e poco dopo negli Stati Uniti.

Fu l’inizio di un’ultima stagione creativa di una fertilità impressionante, che comprese le opere Kát’ja Kabanová, La volpe astuta, L’affare Makropoulos e Da una casa di morti, assieme ad altre pagine come la rapsodia sinfonica Taras Bulba, il ciclo vocale Il diario di uno scomparso, i due Quartetti per archi, la Sinfonietta e l’odierna Messa glagolitica, ognuna delle quali trasse ispirazione in varia misura dalla figura di Kamila Stösslová, moglie di un antiquario di Pisek, di cui il musicista si era invaghito nel 1917. Mai consumato, l’amore dell’infatuato Janáček – sposato anch’egli – fu tollerato da Kamila, di 37 anni più giovane, la quale si compiacque con una certa reticenza di essere l’inaspettata musa di un compositore dalla fama in continua ascesa. Gli incontri tra i due furono piuttosto infrequenti, ma ci sono state tramandate oltre 700 lettere – più di 500 sono di Janáček – che da un lato documentano la passione sfrenata, per certi versi adolescenziale, del musicista, dall’altro la compostezza di Kamila.

Per avvicinarci alla poetica di Janáček, è opportuno ricordare che quasi tutta la sua musica – anche quella strumentale – possiede una dimensione vocale legata intimamente alle inflessioni del linguaggio parlato: delle «piccole melodie della parola» (nápĕvky mluvy, il termine dello stesso musicista) che condizionano una metrica estremamente irregolare e che trova espressione il più delle volte in motivi e incisi di breve durata, spesso ripetuti ossessivamente come degli ostinato. Ed è il fascino per la lingua parlata ad avvicinarci ancora di più alla Messa e, di riflesso, alla tormentata religiosità di Janáček. L’alfabeto «glagolitico», derivato con ogni probabilità dalla grafia greca del settimo e dell’ottavo secolo, era quello del «Verbo» (glagol, o «verbum»; glagola, o «dicit») congegnato dai fratelli Metodio e Cirillo, mandati da Bisanzio per evangelizzare i popoli dei paesi slavi a metà del nono secolo, e fu il pretesto scelto da Janáček per dare voce al suo credo personale, profondamente umanistico.

Come sottofondo, è sempre presente anche l’amore per Kamila: «In quest’opera mi sforzo di raffigurare la leggenda secondo cui, durante la crocifissione di Cristo, il cielo si aperse. Allora io faccio tuoni e fulmini […] Oggi ho scritto alcune righe su come io immagino la mia cattedrale. L’ho collocata a Luhačovice [il luogo del loro primo incontro – ndr] … Dove altro potrebbe essere, se non là ove eravamo tanto felici! Questa chiesa è alta, si protende verso il cielo. Vi bruciano candele, alti abeti che in cima hanno stelline lucenti. E in chiesa vi sono i campanelli di un gregge di pecore […] Due persone entrano nella cattedrale, camminano con passo cerimoniale su una strada maestra, un tappeto, un prato verde. E vogliono sposarsi […] Allodole, tordi, anatre, oche, fate musica! […] Fine del sogno: tu dormi ed io di te deliro». Una Messa nuziale, un matrimonio estatico e onirico, che non smentisce affatto la volontà del compositore di scrivere una pagina dal tono gioioso ed enfatico: «Mostrerò alla gente come bisogna parlare al Signore Iddio!».

Se i primi abbozzi di una Messa (per coro e organo, e in latino) risalgono al 1907-08, Janáček tornò sull’idea nel 1920, anno in cui l’uso del testo glagolitico per la liturgia venne ammesso dal Vaticano in alcune occasioni particolari. Ottenuto il testo quello stesso anno da Leopold Prečan, arcivescovo di Olomouc, che a Hukvaldy possedeva – come il musicista – una seconda casa per le vacanze, Janáček riprese in mano gli schizzi precedenti e compose la Messa tra l’agosto e l’ottobre del 1926, come ci ricorda l’Almanacco di Amadeus. Le prima esecuzione ebbe luogo a Brno nel dicembre 1927 e il compositore quattro mesi dopo commentò così l’evento, come riportato da Gramophone:

We did not take the path trodden by slippers. We surely did not sow rotten seeds. We stood out in the programme like a sore thumb, but it was necessary. We were a fresh spring breeze.

La prima esecuzione italiana della Messa glagolitica, invece, ebbe luogo nel 1951 proprio per la Sagra Musicale Umbra: nella Basilica di San Pietro l’Orchestra dei Wiener Symphoniker e il Coro della Wiener Singakademie furono diretti da Fritz Stiedry. Altre due esecuzioni, sempre per la Sagra Musicale Umbra, ebbero luogo nel 1960 e nel 1963, entrambe dirette da Vačlav Smetáček.

Il 18 settembre 2016 sarà eseguita, insieme alla celeberrima Sinfonia «Dal Nuovo Mondo» di Dvořák, dal maestro Juraj Valčhua, questa volta sul podio dell’Orchestra Haydn di Trento e Bolzano e insieme al Coro Filarmonico Sloveno, per un programma in grado di esaltare le radici culturali di questo giovane e formidabile interprete.

https://www.perugiamusicaclassica.com/2016/09/15/janacek-e-la-missa-glagolitica-una-tormentata-spiritualita/

JANACEK: Das schlaue Füchslein (Walter Felsenstein Edition), LA …

Leóš Janáček, : Jenufa, Sarka complete opere

Leoš Janáček | controappuntoblog.org

Leóš Janáček | controappuntoblog.org

Da una casa di morti (Z mrtvého domu)” di Leoš Janáček ..

Janáček The Makropoulos Affair from Salzburg Festival …

Leos Janacek – Z mrtveho domu | controappuntoblog.org

Questa voce è stata pubblicata in musica e contrassegnata con . Contrassegna il permalink.