LEONARDO SCIASCIA LE PARROCCHIE DI REGALPETRA pdf

E stato detto che nelle Parrocchie di Regalpetra sono contenuti tutti i temi che ho poi, in altri libri, variamente svolto. E l’ho detto anch’io. In questo senso, quel critico che dalle Parrocchie cavò il giudizio che io fossi uno di quegli autori che scrivono un solo libro e poi tacciono (e se non tacciono peggio per loro) aveva ragione (ma aveva torto, e sbagliava di grosso, nel non vedere che c’era nel libro un certo retroterra culturale che, anche in mancanza d’altro, sarebbe bastato a farmi scrivere altri libri). Tutti i miei libri in effetti ne fanno uno. Un libro sulla Sicilia che tocca i punti dolenti del passato e del presente e che viene ad articolarsi come la storia di una continua sconfitta della ragione e di coloro che nella sconfitta furono personalmente travolti e annientati. Queste vittime, questi personaggi, sono stati (chi saperché) scambiati da qualche critico per personaggi “positivi”, di obbedienza, per così dire, stalinista.

Errore piuttosto grossolano, direi. Ma questa mia nota non vuole controbattere giudizi e correggere interpretazioni: vuole soltanto giustificare la ristampa, dopo circa dieci anni, e in una collana destinata a più vasto pubblico, delle Parrocchie. (che non mi sentirei di riproporre se davvero lo avessi scritto in osservanza del cosiddetto realismo socialista o di qual che altra idea corrente) e giustificare anche il fatto che insieme venga ristampato. Morte dell’Inquisitore, un saggio, o racconto che si voglia dire, che porta indietro di ben tre secoli rispetto alla realtà di cui si dà ragguaglio nelle Parrocchie. Dirò subito che questo breve saggio o racconto, su un avvenimento e un personaggio quasi dimenticati della storia siciliana, è la cosa che mi è più cara tra quelle che ho scritto e l’unica che ricordo e su cui ancora mi arrovello. La ragione è che effettivamente è un libro non finito, che non finirò mai, che sono sempre tentato di riscrivere e che non riscrivo aspettando di scoprire ancora qualcosa: un nuovo documento, una nuova rivelazione che scatti dai documenti che già conosco, un qualche indizio che mi accada magari di scoprire tra sonno e veglia, come succede al Maigret di Simenon quando è preso da un’inchiesta. Ma a parte questa passione per il mistero ancora non svelato, che ancora non sono riuscito a svelare, c’è che questo breve mio scritto ha provocato intorno a sé come un vuoto: di diffidenza, di irritazione, di rancore. L’anno scorso, in Spagna, cercando nelle librerie antiquarie opere di Azana e opere sull’Inquisizione, notavo che i librai non battevano ciglio alla mia richiesta di libri dell’ultimo presidente della Repubblica, ma si irrigidivano a sentirsi domandare libri sull’Inquisizione. A Barcelona, un libraio si abbandonò a confidarmi che ormai non c’era pericolo a tenere e vendere libri sulla Repubblica o di personalità come Azana (e del resto in tutte le vetrine delle librerie si vedeva Il capitale e la traduzionedelle lettere diGramsci), ma in quanto all’Inquisizione bisognava andar cauti. E a quanto pare bisogna andar cauti anche in Italia e dovunque, in fatto di inquisizione(con iniziale minuscola), ci sono persone e istituti che hanno la coda di paglia o il carbone bagnato: modi di dire senz’altro pertinenti, pensando ai bei fuochi di un tempo. E viene da pensare a quel passo dei Promessi Sposi quando il sagrestano, alle invocazioni di don Abbondio, attacca a suonare ad allarme la campana e a ciascuno dei bravi che stanno agguatati in casa di Lucia «parve di sentire in ritocchi il s uo nome, cognome e soprannome». Così succede appena si dà di tocco all’Inquisizione: molti galantuomini si sentono chiamare per nome, cognome e numero di tessera del partito cui sono iscritti. E non parlo, evidentemente, soltanto di galantuomini cattolici. Altre inquisizioni l’umanità ha sofferto e soffre tuttora; per cui, come dice il polacco Stanislaw Jerzy Lec, prudenza vuole che non si parli di corda né in casa dell’impiccato né in casa del boia. L’effetto, dunque, che Morte dell’Inquisitore ha fatto su questi galantuomini, la sufficienza con cui ne hanno parlato o ne hanno taciuto, è l’altro motivo per cui tengo a questo lavoro. In quanto al pubblicarlo qui insieme alle Parrocchie, la giustificazione è che in definitiva si tratta di una “notizia” relativa allo stesso paese con uno scarto piuttosto largo nel tempo ma non tanto largo, purtroppo, nella condizione di vita. Non a caso, infatti, per pubblicare Morte dell’Inquisitore sono tornato all’editore Laterza: quasi appunto si trattasse di un’appendice o di un completamento di quel mio primo libro.

Mi resta da dire che ho apportato qualche correzione a Morte dell’Inquisitore, giovandomi di suggerimenti che generosamente qualche lettore mi ha dato, e ho aggiunto in nota un articolo su un recente ritrovamento nel palermitano palazzo dello Steri, che fu sede dell’Inquisizione. Non ho mutato nulla nelle Parrocchie: e non avevo del resto, né soggettivamente né oggettivamente, ragione alcuna per mutare qualcosa. Il che, soggettivamente, può essere una presunzione; ma oggettivamente, per l’immutata realtà del paese, è una tragedia.

Prefazione dell’autore

LEONARDO SCIASCIA LE PARROCCHIE DI REGALPETRA

Le parrocchie di Regalpetra – Leonardo Sciascia

24 luglio, 2014

Ogni estate cerco di non farmi mancare le pagine dei miei autori prediletti, primo fra tutti Leonardo Sciascia (Racalmuto, 1921 – Palermo 1989). E così quest’anno sono tornata, per così dire, alle origini con uno dei primi libri dello scrittore siciliano, Le parrocchie di Regalpetra (1956), che ancora mi mancava all’appello. È stato detto che quest’opera contiene in sé tutto quello che Sciascia ha poi scritto in seguito e in effetti è così, come lo stesso autore riconosceva ribaltando però la valenza negativa del giudizio critico. Ci sono la Sicilia, il trasformismo opportunista, la mafia, la corruzione… e lo sguardo acuto, ironico e amaro dello scrittore che con dolore registra e discute situazioni, personaggi ed eventi. La scrittura è già quella limpida, lucida, razionale e appassionata insieme che in alcune opere successive raggiungerà poi l’apice. Nei trent’anni a seguire lo scrittore avrebbe poi precisato, approfondito, aggiornato fatti e problemi che già compaiono in questo libro.

Come spesso accade con Sciascia, siamo davanti ad un’opera di difficile definizione. Un saggio, in effetti, ma esposto alla maniera di un romanzo, grazie alla capacità straordinaria, tutta sciasciana, di delineare luoghi e persone in maniera affascinante. Regalpetra, avverte lo scrittore, non esiste: ma è semplicemente ovvio, come suggerisce ancora lo stesso Sciascia, che alluda alla sua Racalmuto che in alcuni vecchi documenti è ricordata col nome di Regalmuto; al tempo stesso si riecheggia un’altra città immaginaria ma pure reale quale la Petra di Nino Savarese. Sciascia partì da una breve cronaca di un anno scolastico scritta in prima persona (Sciascia era maestro elementare) e pubblicata con successo nel 1955 per poi allargare il discorso alla politica, alla Chiesa, alle saline e a tutte le mille realtà di cui si componeva la vita di un paese siciliano alla fine degli anni ’50 del Novecento. Ripubblicando il libro nel 1967, incupito, Sciascia riconosceva alle pagine su Regalpetra un ulteriore valore, definendole «un libro sulla Sicilia che tocca i punti dolenti del passato e del presente e che viene ad articolarsi come la storia di una continua sconfitta della ragione e di coloro che nella sconfitta furono personalmente travolti e annientati»: la Sicilia come metafora (pirandellianamente) di una condizione più generale letta nei termini di un pessimismo di impronta verghiana: Sciascia raccoglieva così le eredità dei grandi siciliani delle generazioni precedenti, alla luce naturalmente della sua personale ideologia.

“Ragione” è appunto una delle parole chiave dell’opera tutta di questo scrittore che si ispirava all’Illuminismo settecentesco senza poter però condividere l’ottimismo di tanti illuministi. E insieme a “ragione”, “giustizia” e “libertà” sue figlie: i valori amati e traditi, secondo Sciascia, da un’Italia che aveva saputo fare il Risorgimento e la Resistenza ma in cui poi avevano prevalso egoismo, opportunismo, arrivismo, trasformismo, corruzione; valori nei quali però Sciascia caparbiamente credeva e credette fino alla morte, anche quando ogni luce di speranza gli sembrava spenta, e che hanno dato senso e anima alla sua scrittura. Regalpetra è dunque un simbolo, ma è anche assolutamente un luogo con caratteristiche sue peculiari, che dalla dominazione borbonica all’unità nazionale al fascismo al dopoguerra ha visto imporsi i voltagabbana rampanti e collusi di vario colore, non senza la connivenza della Chiesa. Intanto, ancora nel 1954, i bambini andavano a scuola sporchi, laceri e affamati; i salinari faticavano come bestie e si rovinavano la salute per sempre, l’emigrazione portava via i giovani e intere famiglie verso un futuro che si sperava migliore e difficilmente, in effetti, sarebbe potuto essere peggiore. Sciascia descrive un mondo immobile e disperato, medievale nei suoi meccanismi politici e sociali, mentre il Paese Italia viveva il boom economico

.index

Il capitolo che inevitabilmente mi ha coinvolta di più è quello che ha costituito il primo nucleo del libro: Cronache scolastiche. Esso registrava il fallimento di una scuola di massa che non sapeva, che non poteva attirare a sé le masse. Perché questi bambini che sgomitavano per la mensa e vestivano stracci era  impossibile che vedessero nella scuola una via di riscatto e di emancipazione: già non ci credevano più, con la stanca lucidità di chi ha visto abbastanza e non può concepire fiducia e speranza. E la scuola era lontana, le istituzioni tutte erano lontane: non riuscivano a portare tutti i bambini alla mensa, a garantire a tutti gli scolari il materiale scolastico gratuito, e quindi a convincere questi bambini di essere un’alternativa alla povertà, alla sofferenza e all’umiliazione; spesso anzi quelle stesse istituzioni erano viste come artefici di imposizioni e violenze, come nel caso delle forze dell’ordine che passavano per le case a richiamare al dovere i ragazzi che eludevano l’obbligo scolastico.

Le parrocchie di Regalpetra, scritte in tempo di Neorealismo, condividono dunque i temi popolari e la denuncia sociale del movimento, ma se ne distaccano perché prive di slancio rivoluzionario e fiducioso. A leggerle oggi, pur con tutti i cambiamenti che i decenni hanno portato con sé, sembra di sentir parlare anche della Sicilia contemporanea, dell’Italia contemporanea. Consultando le cronache odierne, che non hanno neppure l’arte e l’acutezza di quelle sciasciane, si potrebbe pensare che il tempo sia trascorso quasi del tutto invano. L’auspicio e l’impegno miei personali e di tutti gli uomini e le donne di buona volontà e dedizione rimane invece quello che un’alternativa sia costruita, pure col sudore e col sangue; e che la scuola in particolare, grazie ai suoi missionari misconosciuti e avviliti dal sistema, possa invece farsi sentire umanamente e culturalmente vicina, mezzo di vera formazione ed emancipazione dalle logiche mafiose e rinunciatarie. E, nonostante tutto, forse qualcosa si sta muovendo davvero.

«Ho tentato di raccontare qualcosa della vita di un paese che amo, e spero di aver dato il senso di quanto lontana sia questa vita dalla libertà e dalla giustizia, cioè dalla ragione. […] Certo, un po’ di fede nelle cose scritte ce l’ho anche io […]: e questa è la sola giustificazione che avanzo per queste pagine»

http://www.lalibreriaimmaginaria.it/2014/07/le-parrocchie-di-regalpetra-leonardo-sciascia/

 

Capolavori scomodi, Cadaveri Eccellenti di Francesco Rosi .

libro e film del giorno pdf e Telechargement : UNA STORIA SEMPLICE ..

Leonardo Sciascia: A ciascuno il suo.pdf, audio libro, films …

Amianto: Cassazione su Eternit; Trasimaco, Cefalo , la lunga vita dell’Asbesto

Carrione, quell’argine di polistirolo :vari post stato mafia …

Leonardo Sciascia e il cretino | controappuntoblog.org

Morte dell’inquisitore Leonardo Sciascia ; I professionisti …

IL GIORNO DELLA CIVETTA COME ROMANZO POLIZIESCO …

Gesualdo Bufalino : Diceria dell’untore – l’amaro miele …

Il Consiglio d’Egitto – Leonardo Sciascia – il film : Leonardo Sciascia ..

Todo modo | controappuntoblog.org

Il cavaliere e la morte di Leonardo Sciascia .

Leonardo Sciascia Il Mare Colore Del Vino free – Il lungo .

mondo di mezzo : “il morto è morto, diamo aiuto al vivo”: DA ..

in Italia i termini esatti li usa solo la mafia ; mondo di mezzo .

Trasimaco, La giustizia è l’utile del più forte …

Questa voce è stata pubblicata in cultura e contrassegnata con . Contrassegna il permalink.