3TEETH – Disperazione e distopia

3TEETH – Disperazione e distopia

Pubblicato il 27/01/2016 da Mattia Alagna

I 3Teeth sono una band industrial EBM tra le migliori oggigiorno tra quelle che cercano di tenere alta la torcia del sound “canadese” di Skinny Puppy e Frontline Assembly. Sono tra le poche band attualmente in circolazione a mantenere in vita un genere che è purtroppo divenuto semi-marginale e quasi dimenticato negli ultimi anni, ma che deve – per forza di cose – continuare ad esistere come eterno motore di innovazione, simbiosi musicale e sperimentazione come una volta fu, in un passato glorioso, dominato da eccessi di ogni sorta, ma anche e soprattutto da una voglia di rompere argini musicali e restrizioni artistiche che poche altre volte nella storia del rock ha trovato eguali. In questo senso, quasi come una specie protetta, i 3Teeth sono una band fondamentale e un testo moderno che va scoperto, protetto ed amato come pochi altri. Abbiamo incontrato la band a San Francisco nel camerino dei Tool, band i cui show i 3Teeth hanno recentemente avuto l’onore di aprire nel tour americano, e abbiamo incontrato quattro ragazzi con una grandissima immaginazione, un’enorme passione per quello che fanno e tanti piani ambiziosi per il futuro.

3teeth - band - 2016 - 3

CIAO LEX, CI FARESTI UN’INTRODUZIONE AI 3TEETH? LA STORIA DELLA BAND FINO AD OGGI, ECCETERA…?
“La band è nata circa due anni e mezzo fa – a metà 2013 – ad un evento di musica e arte avantgarde chiamato Lil’ Death che si svolge in downtwon L.A. una volta all’anno. Li ho conosciuto Xavier e parlando ci siamo resi conto che avevamo entrambi una forte passione per l’industrial, così abbiamo deciso di esplorare le possibilità di mettere in piedi una band e metterci a collaborare seriamente. All’inizio il tutto è nato senza pretese o un piano ben preciso, l’intento era solo quello di vedere cosa potevamo creare e col passare del tempo ci siamo resi conto che la musica che stava nascendo era davvero grandiosa, cosa che ci ha fatto riflettere sul suo potenziale e sulla possibilità di pubblicarla e magari suonarla in giro dal vivo. La prima traccia nata è stata ‘Pearls 2 Swine’, praticamente un esercizio di venerazione agli Skinny Puppy, quella traccia è il nostro punto di origine. Poi vari amici hanno sentito i nostri demo e ci hanno offerto i loro servigi: Andrew con la batteria e Chase con le chitarre, e dopo aver impolpato i pezzi con i loro rispettivi strumenti non hanno più lasciato la band e sono tutt’ora membri dei 3Teeth!”.

LE VOSTRE ASPIRAZIONI PRIMARIE QUANDO AVETE INIZIATO QUALI ERANO? E LE INFLUENZE PRIMARIE E GLI OBIETTIVI PREFISSATI.
“Per me i Ministry erano un grande esempio artistico che volevo seguire ma mi è anche sempre piaciuto molto il metal, band come Sepultura, ecc. Anche Andy è un metallaro ma Xavier però è uno a cui piace l’elettronica e la dance, ed ecco dunque come è nato il nostro sound: una fusione dei gusti di tutti i membri coinvolti. Incredibilmente l’amalgama, anziché essere una fusione confusa e appannata di generi, è invece uscita fuori con una forma ben definita, ed è stato realizzare questo che ci ha spinti a voler fare un disco di altri pezzi simili, e di metterci giù a comporre un disco e a suonare la nostra musica in giro dal vivo”.

CON QUALE LABEL AVETE LAVORATO PER LA PUBBLICAZIONE DEL VOSTRO DISCO?
“E’ stata la Artoffacto Records a notarci e a investire prima in noi. E’ una piccola label industrial stanziata a Toronto in Canada. Ci hanno offerto di pubblicare il disco in vinile, e a noi interessava solo quello, il vinile, un supporto fisico che noi tutti amiamo sin da piccoli, per cui abbiamo subito detto sì. Siamo fan del vinile, non ci interessa altro dalle label, abbiamo davvero poche pretese in tal senso”.

ANCHE GLI SKINNY PUPPY E I FRONTLINE ASSEMBLY SONO DI TORONTO, C’E’ QUALCHE CONNESSIONE CON QUESTA LABEL?
“Non credo. Penso solo che sia semplicemente una città con una forte e consolidata scena EBM ed Industrial, forse la connessione sta solo qua”.

COME AVETE CAPITO DI AVERE POTENZIALE E DI VOLER INVESTIRE NEL PROGETTO A LUNGO TERMINE?
“Durante un concerto in Inghilterra siamo rimasti sconvolti nel vedere e sentire membri del pubblico che urlavano con noi i nostri testi. Lì abbiamo capito che i 3Teeth erano una band che interessava a qualcuno e da allora abbiamo deciso di non guardare più indietro”.

DOVE ALTRO AVETE SUONATO?
“Abbiamo suonato solo in Europa e Nord America, ma per un totale di dieci paesi diversi”.

PARLACI DEI VOSTRI SHOW AL DI FUORI DI QUESTI COME OPENER DEI TOOL…
“Siamo ovviamente onorati di aprire per i Tool, ma in realtà per noi è meglio fare i nostri show da soli perché abbiamo le visual e un setup molto più complesso. Su questo tour con i Tool suoniamo un set ridotto e dobbiamo lasciare spazio a loro per cui questo non è il pieno potenziale degli show che facciamo da soli”.

AVETE DEI LAVORI OPPURE QUESTA BAND VA ABBASTANZA BENE DA PAGARVI LE BOLLETTE?
“No, ancora dobbiamo tenerci dei lavori ‘comuni’, diciamo. Non siamo ancora alla totale autosufficienza artistica. Ma per fortuna lavoriamo tutti nel mondo dell’intrattenimento di Hollywood a Los Angeles, siamo tutti tecnici audio-video per l’industria cinematografica, per cui lavorare per noi è piacevole alla fine. Solo che siamo lontani da molto ormai per via di tour e quant’altro, per cui stiamo notando che siamo davvero a un passo dal rendere questa band un lavoro vero e proprio”.

I VOSTRI TESTI DI COSA PARLANO?
“Come nel caso degli Skinny Puppy e di altre band che ci hanno influenzato, anche la nostra musica parla del Grande Fratello che ci osserva, della tecnologia che ci spia e ci controlla, del fatto che non siamo liberi ma siamo schiavi di una rete tecnologica invisibile da noi stessi costruita che controlla e pilota ogni nostra singola azione per volere di una oligarchia invisibile. E’ quasi come se fossimo ormai programmati per condurre un’esistenza già premeditata, già scritta, di scuola, lavoro, famiglia, pensione, morte, come se il libero arbitrio e la libera scelta siano solo delle parole vuote e senza un significato vero. La musica industrial è sempre stata la rappresentazione di questa meccanizzazione e automazione dell’uomo in un sistema pre-programmato, come fosse una macchina, e noi siamo fieri di questa tradizione concettuale e la portiamo avanti con orgoglio. Per me la musica industrial è come succhiare il veleno dalla società intossicata in cui viviamo e risputarlo in faccia a quello stesso sistema che ci ha avvelenati tutti”.

SUL VOSTRO DISCO CI SONO ALCUNE TRACCE DAVVERO MOLTO METAL, CON CHITARRE MOLTO HEAVY E RITMICHE MOLTO SERRATE. ALTRE TRACCE INVECE SONO PIU’ FLUIDE E SCONNESSE, SONO PRIVE DI CHITARRE E HANNO UN TOCCO MOLTO PIU’ ELETTRONICO….
“Esatto, le nostre influenze come ti dicevo sono molteplici e dunque ci tirano in molte direzioni diverse ogni volta. Credo che l’industrial sia sempre stato un genere ambiguo e privo di restrizioni, molto sperimentale e senza la paura di essere troppo metal da un lato o troppo elettronico dall’altro”.

LA CITTA’ DI LOS ANGELES, CON LA SUA PARTICOLARE CULTURA, PENSI CHE VI ABBIA INFLUENZATO COME BAND?
“Assolutamente sì. Suoniamo musica molto riottosa, onesta, aperta, e anche un po’ barocca, ‘pericolosa’, ‘sexy’, e sfacciata. Credo che rappresenti alla perfezione il carattere, il rumore, e l’attitudine di una città come Los Angeles, che è caotica e vorticosa ma anche piena di aspetti teatrali e cinematografici che derivano dall’industria cinematografica. I nostri set sono pieni di effetti visivi, indossiamo costumi inusuali e suoniamo musica piena di eccitanti e testosterone – siamo certamente un frutto di Los Angeles!”.

COME E’ NATO QUESTO TOUR CON I TOOL?
“Ho conosciuto Adam Jones ad un matrimonio l’anno scorso e abbiamo parlato del più e del meno e ci siamo scambiati i nostri contatti. Non gli ho menzionato nulla della mia band perché quando incontri un musicista del suo livello se gli parli della tua band dai sempre l’impressione che stai cercando di sfruttare la sua popolarità per farti pubblicità, e io non volevo assolutamente dargli questa impressione e renderlo diffidente. Volevo solo conoscerlo e così è stato, abbiamo parlato del più e del meno e la cosa è finita lì. Poi mesi dopo ho postato qualcosa su Facebook riguardo alla mia band e lui è rimasto stupito dal fatto che suonassi in una rock band, mi ha detto che quello che aveva sentito online gli era piaciuto e mi ha chiesto quando poteva venirci a vedere suonare dal vivo, allora l’ho invitato al nostro show al Viper Room di Los Angeles. Dopo averci visto suonare deve essere rimasto colpito, perché quella sera stessa ci ha poi invitati ad andare in tour con i Tool, una cosa che ci ha lasciati tutti davvero sconvolti! Infatti lì per lì non lo abbiamo preso molto seriamente, e la cosa è finita al momento. Poi qualche settimana dopo io e Adam siamo andati a vedere ‘The Martian’ al cinema e lui mi fa: ‘allora il tour dei Tool è bookato, e vorremmo che vi uniste a noi’. A quel punto ho avuto un colpo al cuore e ho capito che non scherzava affatto! E’ stato un momento che non dimenticherò mai”.

COME SONO I TOOL COME PERSONE, E COME LI DESCRIVERESTI SUL PIANO INTERPERSONALE, VISTO CHE SIETE IN TOUR INSIEME E SPENDETE UN SACCO DI TEMPO INSIEME, SI PRESUME?
“Sono persone fantastiche, non ci sono questioni di ego o élite nonostante la loro fama, il successo, i soldi e l’affetto a volte smisurato dei loro fan. Sono delle persone semplicissime a cui piace suonare rock and roll e basta. Ci hanno trattati benissimo in tour, abbiamo passato un sacco di tempo insieme e non sono né reclusi né rinchiusi nei loro camerini come tante rock star fanno. Solo Maynard sta un po’ sulle sue, non l’ho potuto avvicinare o conoscere bene purtroppo in tour, chissà cosa gli passa per la testa, a quello. Ma sai com’è, spesso fa parte anche dell’immagine e del ‘personaggio’… comunque, a parte questo, sono davvero gente per bene. Justin ogni sera mi dà un abbraccio prima di salire sul palco e ci incoraggia, dicendomi ‘spacca tutto amico’ – non capita tutti i giorni di incontrare persone come loro e avere l’onore di suonare insieme a gente così speciale e squisita. Il loro supporto è davvero importante per noi”.

PENSI CHE I TOOL STIANO DIVENTANDO UN PO’ COME I GUNS N’ ROSES, SCHIAVI DI UN DISCO CHE NON ESCE MAI E DI MISTERIOSE MECCANICHE INTERNE CHE NE IMPEDISCONO L’AVANZAMENTO?
“Non credo, questo disco sta arrivando, fidati. Ci stanno semplicemente lavorando davvero sodo perché vogliono che sia un capitolo della loro carriera degno di – se non superiore a – tutto quello che hanno fatto sin’ora”.

QUALI SONO GLI OBIETTIVI DI LUNGO E BREVE TERMINE PER I 3TEETH?
“Vorremmo solo poter continuare in tranquillità a fare ciò che amiamo e a portare in giro la nostra musica per il mondo. Abbiamo un sacco di idee e progetti in cantiere che speriamo di poter realizzare presto. Abbiamo idee per il nostro prossimo impianto scenico, e questa roba costa soldi, per cui dobbiamo generare il più interesse possibile per attirare risorse. Vorremmo fare una carriera di questa band, un lavoro a tempo pieno come è per i Tool”.

AVETE MAI SUONATO IN ITALIA?
“Mai e ci piacerebbe tantissimo – invitateci (ride, ndR)! Io però ho vissuto nel quartiere Trastevere di Roma per quattro anni per studiare scienze politiche, un’esperienza indimenticabile che non scorderò mai. Inoltre il mio cognome è Mincolla, cento per cento siciliano, insomma, l’Italia è un paese che ho nel cuore e che amo tantissimo. Abbiamo provato a venire in passato, ma l’economia là è stata talmente pessima negli ultimi anni che è dura per le band venire a tali condizioni a suonare per prezzi da fame. Un vero peccato, credo che i fan italiani di musica heavy meritino molto di più, anche se in tempi difficili”.

LE TUE BAND PREFERITE DEL MOMENTO E QUELLE CHE INVECE NON SOPPORTI?
“Tool, certamente, sono senza tempo ormai, una fottuta leggenda che trascende mode e tempi che cambiano, sono e saranno sempre al top. Un altro progetto incredibile è Author & Punisher, di Tristan Shone. Quell’uomo è un vero visionario che sta facendo tantissimo per la musica heavy contemporanea. Tristan è un grande amico dei 3Teeth e una fonte di grande ispirazione per tutti noi, con cui speriamo di collaborare presto. Band che non sopporto? Non saprei, cerco di prestare attenzione a ciò che mi piace, questa non è una domanda facile…”.

UTLIME PAROLE?
“Grazie di tutto ragazzi, il vostro interesse nei 3Teeth ci lusinga e ci dà motivazione ed energia per fare meglio e di più!”.

http://metalitalia.com/intervista/3teeth-disperazione-e-distopia/


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