Nell’ex hotel Parco Europa arrivano i profughi e il borgo si ribella
Chiuso dal 2015
L’ex hotel Parco Europa è stato trasformato in un centro
di accoglienza dalle cooperative Carapace e Sanitalia Servic
27/07/2016
pier francesco caracciolo torino
I primi dieci profughi, tutti eritrei, hanno raggiunto la collina di Cavoretto ieri pomeriggio. Altri 15 di diverse nazionalità, sempre provenienti dal Centro della Croce Rossa di Settimo, arriveranno oggi e alloggeranno nella stessa struttura: l’ex hotel Parco Europa.
Nel vecchio albergo in cima a viale XXV aprile, chiuso da un anno e mezzo, le cooperative Carapace e Sanitalia hanno infatti realizzato un centro di accoglienza per immigrati. Dopo aver rimesso in sesto cucina, soggiorno e infermeria, hanno aperto le sedici stanze con bagno in cui ci sarà spazio per 52 richiedenti asilo, tutti uomini di età compresa tra i 18 e i 40 anni: «Più avanti riempiremo la struttura», spiega Ernesta Fusetti, responsabile del personale. Quando? «Non ci vorrà molto tempo: l’emergenza profughi, purtroppo, è particolarmente grave».
Proprio per questo la Prefettura ha assegnato senza passare da bando la gestione degli immigrati alle due cooperative, note nel circuito dell’accoglienza: tra Asti, Giaveno, Rivalba e Torino, da due anni si occupano di oltre 200 profughi. «Che non hanno mai creato problemi – continua Fusetti – . Oltre a seguirli dal punto di vista sanitario, li accompagneremo nell’inserimento attraverso corsi professionali e di lingua italiana».
LE PREOCCUPAZIONI
Ma nel borgo, da ieri, il clima è teso. Non nasconde la propria preoccupazione Cristiana Tommasi Pellegrino, ex consigliera (per 15 anni) di Circoscrizione, punto di riferimento in zona: «Cavoretto non ha le caratteristiche per favorire l’integrazione di profughi», dice riferendosi alla conformazione del quartiere di 8 mila abitanti, che ha la struttura di un piccolo paese collinare, slegato dalla città. «Ora diventa indispensabile – aggiunge – un controllo costante di chi gestisce la struttura per evitare episodi che minino la tranquillità del borgo». Le cooperative assicurano che i migranti saranno seguiti da un’equipe di una decina di operatori tra addetti all’accoglienza, mediatori, psicologi e infermieri: «Ciò che conta è che rispettino sempre le regole della convivenza civile», sottolinea Annamaria Albertini, commerciante.
LA PROTESTA
E mentre Sergio Ruffoni, residente, si dice pronto a «organizzare manifestazioni di protesta se le cose non saranno gestite al meglio», il consigliere comunale Fabrizio Ricca si rivolge alla sindaca Appendino: «Vogliamo sapere perché si è scelta una struttura vicina a una scuola e chi è il responsabile di questa follia: si rischia di destabilizzare gli equilibri del quartiere».
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