DALLA PUGLIA ALLA CALABRIA, CONTRO LO SFRUTTAMENTO CHE UCCIDE! – POMODORO NERO

30 GIUGNO: DALLA PUGLIA ALLA CALABRIA, CONTRO LO SFRUTTAMENTO CHE UCCIDE!

by in Capitanata

Siamo i lavoratori e le lavoratrici delle campagne della provincia di Foggia e della Piana di Gioia Tauro. Ancora una volta, uniti e determinati, scendiamo nelle strade per chiedere quello che ci spetta, consapevoli del fatto che i problemi che ci riguardano, così come i loro responsabili, hanno ovunque lo stesso nome!

Lo scorso 8 giugno l’omicidio di Sekine Traoré alla tendopoli di San Ferdinando, per mano di un carabiniere, non ha fatto che evidenziare in modo tragico una verità che denunciamo da anni: le condizioni di estrema precarietà e la segregazione prodotte dalle politiche migratorie, il razzismo, l’iper-sfruttamento che caratterizza il settore agricolo in tutta Italia non possono che produrre epiloghi drammatici. Omicidi, aggressioni e morti sul lavoro sono manifestazioni estreme di una condizione di violenza strutturale e generalizzata che colpisce quotidianamente lavoratori e lavoratrici delle campagne ed uccide in silenzio.

E’ ora di dire basta! Non possiamo più accettare tutto questo!

A Foggia, da settembre dell’anno scorso, portiamo avanti un percorso di lotta che adesso si allarga ad altri territori, per riprendere il controllo delle nostre vite.

  • Vogliamo una condizione giuridica riconosciuta! Molti di noi sono in Italia da 15/20 anni, costretti a vivere ai margini perché quando abbiamo provato a “conquistare” un permesso di soggiorno siamo stati truffati dalle stesse leggi di questo paese (le sanatorie, così come i decreti flussi e anche tutto il business che gira intorno alle richieste di asilo). Mentre chi di noi è arrivato più recentemente ha pochissime possibilità di ottenere un permesso, condannati quindi a subire tutti i possibili meccanismi di sfruttamento.
  • Vogliamo vivere e lavorare in condizioni migliori! Le baracche e i ghetti in cui viviamo – in campagna come in città – sono noti a tutti, così come le sfruttate condizioni di lavoro – in agricoltura come in altri settori. I contratti collettivi per i lavoratori agricoli, violati in tutto e per tutto, prevedono fra l’altro il diritto a trasporto ed alloggio gratuiti, che eviterebbero molti dei problemi più urgenti che ci affliggono.

Siamo insieme a chi lotta nei centri per richiedenti asilo, che son tutto fuorché accoglienti. Basti pensare ai centri di accoglienza per i richiedenti asilo di Puglia e Calabria, dove ogni settimana avvengono proteste contro gli abusi, a cui la repressione è l’unica risposta. A chi lotta nei CIE, massima espressione di un sistema di controllo, contenzione e repressione che assume mille forme. A chi lotta nei luoghi di approdo, dove l’Unione Europea a braccetto con il governo italiano continua a infrangere la libertà di movimento e di richiesta di protezione internazionale, praticando la tortura e costituendo i famigerati Hotspot. A chi lotta nei luoghi di transito, come a Ventimiglia, dove la polizia pratica rastrellamenti quotidiani. A chi lotta per condizioni di lavoro migliori per tutti, contro le politiche di austerità, i licenziamenti, gli abusi, in Italia come nel resto d’Europa. E a chi lotta per la casa, come noi e come tanti in molte città.  Quando urliamo che la “nostra lotta è la vostra lotta” è perché lo sfruttamento lavorativo, la speculazione sulle abitazioni e la conseguente marginalizzazione coinvolgono italiani e stranieri, chi proviene dai paesi comunitari, i richiedenti asilo e i rifugiati!

Il Governo nazionale, così come le Prefetture e le Regioni, spinti dalle nostre richieste hanno dichiarato più volte di voler risolvere le numerose aberrazioni che persistono nell’organizzazione del lavoro del settore agricolo. Settore che ha un ruolo chiave per la produttività di molti territori, ed è motore fondamentale per l’economia del paese. E noi “stranieri”, provenienti da altre parti d’Europa così come dall’Africa, siamo indispensabili per la sostenibilità del comparto.

Ma nonostante le mobilitazioni, le dichiarazioni e le promesse tutto è rimasto immutato.

Forse non siamo stati ascoltati con la dovuta attenzione? Come non vengono ascoltati tutti coloro che stanno rivendicando la necessità di vivere una vita che non sia solo sopravvivenza, precarietà e abuso!

Invitiamo tutti e tutte ad unirsi a noi in questa ennesima giornata di lotta: vogliamo documenti, contratti, case – non campi di lavoro! – e trasporto gratuito! È necessario scardinare i meccanismi che producono lavoratori senza diritti perché stranieri, e li dividono da lavoratori, precari e disoccupati europei ed italiani, per poter ampliare il fronte di lotta contro le politiche che fanno pagare la crisi ai più deboli.

Noi non ci arrendiamo!

VERITA’ E GIUSTIZIA PER LA MORTE DI SEKINE TRAORE’ E DI TUTTE LE VITTIME DEL RAZZISMO ISTITUZIONALE!

WE STILL NEED YES!

Comitato Lavoratori delle Campagne

Rete Campagne in Lotta

http://campagneinlotta.org/?p=1514

Chi Siamo

La rete Campagne in Lotta è nata con l’obiettivo di mettere in connessione lavoratori e lavoratrici – prevalentemente stranier* – che lavorano e vivono in diverse aree di produzione agro-industriale italiane, con singol* e collettività militanti. Mettersi in rete per conoscersi e coordinarsi, nell’ottica di sostenere processi di autodeterminazione ed auto-organizzazione che possano portare ad una composizione di vari ambiti di lotta.

La nostra esperienza inizia nell’agosto 2011 dall’incontro di due percorsi. Da una parte l’Assemblea dei Lavoratori Africani di Rosarno (ALAR), costituitasi a Roma in seguito alla nota rivolta di Rosarno (gennaio 2010). Dall’altra i lavoratori e i solidali che avevano preso parte all’altrettanto noto sciopero di Nardò (agosto 2011). Le lotte di Rosarno e di Nardò, come altre prima di loro, hanno in parte fatto emergere le durissime condizioni lavorative e socio-abitative alle quali erano e sono costretti i lavoratori e le lavoratrici delle campagne – ma anche la loro disponibilità alla lotta. La rete, quindi, si è costituita come strumento per rompere il loro isolamento, sostenere le loro spinte alla rivendicazione autodeterminata e portare pratiche di solidarietà concreta su diversi piani – da quello giuridico a quello dello scambio di conoscenze e informazioni, dalla socialità alla discussione politica. Ad oggi, la rete “Campagne in Lotta” è composta da lavoratori e lavoratrici precar*, stranier* e italian*, disoccupat*, singol* o organizzati in collettivi. Il percorso iniziato nell’Agosto del 2011 si intreccia ad altre esperienze di lotta (prima fra tutte quella dei facchini nel settore della logistica) e aspira ad una loro ricomposizione lungo le filiere dell’agroindustria ed oltre.

Nel corso degli anni, come rete abbiamo costruito e praticato interventi puntuali in alcuni territori, soprattutto la Capitanata (provincia di Foggia) e la Piana di Gioia Tauro (provincia di Reggio Calabria), luoghi noti per la produzione di pomodori e di agrumi, rispettivamente. Ma abbiamo stretto contatti e relazioni anche con altri territori, dalla zona del saluzzese (provincia di Cuneo) alla regione del Vulture (provincia di Potenza), dalle province di Napoli e Caserta alla Piana di Sibari (Cosenza). Questo ci ha permesso, oltre che di costruire solide relazioni con alcun* lavorator* (i quali sono diventati parte trascinante della rete stessa) e realtà organizzate, di approfondire la conoscenza dei meccanismi produttivi e di sfruttamento propri del comparto agro-industriale, e di sostenere le rivendicazioni di chi li subisce. Alla totale assenza di diritti per le/i lavoratori/lavoratrici salariat*, nelle campagne si associa una precarietà sociale e abitativa estrema (favorita dalle leggi sull’immigrazione e da altri meccanismi amministrativi di differenziazione) che a sua volta favorisce lo sfruttamento del lavoro riproduttivo. Come spesso accade, questo è svolto principalmente da donne, le quali si occupano di soddisfare a pagamento i bisogni primari dei lavoratori, dalla cucina alla sfera sessuale, nelle grandi baraccopoli come nei casolari abbandonati o nei centri abitati. Allo stesso tempo, le donne che lavorano come braccianti (e che per la maggior parte provengono da Romania e Bulgaria) in molti casi sono costrette ad accettare i ricatti sessuali di padroni e padroncini, e sono quindi sottoposte ad una doppia, brutale forma di sfruttamento.

In questo quadro, istituzioni e parti del terzo settore sono impegnate in un’opera di contenimento, controllo e messa a valore della precarietà esistenziale di alcuni lavoratori/lavoratrici straniere/i, soprattutto se provenienti dall’Africa sub-Sahariana: sono decenni che la marginalità endemica viene gestita come ’emergenza’ attraverso campi e tendopoli, che non fanno altro che riprodurla e per i quali si spendono ingenti somme di denaro pubblico. D’altra parte, la spettacolarizzazione, da parte della macchina militare-umanitaria, dei ‘ghetti neri’ come emergenza occulta la massa, molto più cospicua, di lavoratori e lavoratrici dell’est Europa che ogni anno migra dai propri paesi ed è costretta a subire condizioni di vita e lavoro altrettanto drammatiche, se non peggiori. Chi trae beneficio da questa gestione neo-coloniale e para-carceraria del lavoro bracciantile, a discapito dei lavoratori/lavoratrici e dei piccoli produttori, sono le organizzazioni dei produttori (O.P.) ed i grandi consorzi, che ovviamente sono legati a doppio filo con la grande distribuzione organizzata (G.D.O.).

Vista la molteplicità delle forme di sfruttamento che si registrano in questi ambiti, le pratiche di lotta e rivendicazione che in questi anni abbiamo sostenuto riguardano sia il piano amministrativo (permessi di soggiorno, residenze, diritto alla salute) che quello abitativo (contro tendopoli e ghetti e l’isolamento che producono, a favore di soluzioni strutturali che individuino nei soggetti che maggiormente traggono profitto dal sistema agro-industriale la principale responsabilità per l’alloggio ed il trasporto dei braccianti stagionali), oltre ovviamente a quello lavorativo. L’inchiesta e l’allargamento di collaborazioni e reti, a livello locale, nazionale ed internazionale sono strumenti fondamentali per il rafforzamento e la composizione delle lotte lungo le filiere globali dello sfruttamento.

http://campagneinlotta.org/?page_id=11

omicidio a A San Ferdinando by Coordinamento Migranti Bologna, clashcityworkers

http://www.controappuntoblog.org/2016/06/10/omicidio-a-a-san-ferdinando-by-coordinamento-migranti-bologna-clashcityworkers/

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“A testa in giù per 20 euro” : FINALMENTE CI SIAMO EQUIPARATI ..

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