The Art of Henry Moore documentary

Henry Moore

Moore Henry (Inghilterra, Castleford, Yorkshire, 1898 – Much Hadham, Hertfordshire, 1986).

Figlio di un minatore di origine irlandese, si iscrisse dopo la guerra alla Scuola d’arte di Leeds e quindi al Royal College di Londra. Qui frequentò il British Mus. e il Mus. di Scienze Naturali, interessandosi alla cultura arcaica e classica e studiando le forme naturali. Guardò anche alle sculture vorticiste di J. Epstein.

Nel 1925, con una borsa di studio, si recò in Francia, in Italia e in Spagna. Ne ritornò con un bagaglio di conoscenze e di interessi che spaziavano dalla rivoluzione formale cubista ( Brancusi e Modigliani, H. Laurens, J. Lipchitz e O. Zadkine) all’arte del rinascimento; Moore raggiunse tuttavia il suo stile attraverso una elaborazione lentissima di tutte queste esperienze, il cui retroterra culturale è di stampo profondamente umanistico.

Le sculture eseguite immediatamente dopo il suo ritorno in patria sono contraddistinte da un’impronta arcaica e danno l’avvio a quelli che saranno i suoi temi ricorrenti, la Figura giacente (1930, Ottawa, Nat. Gall.)

e la Madre col figlio (1932, Londra, Sain­sbury Coll.).

Intorno al 1935 l’artista venne traducendo la figura umana in forme che richiamano elementi naturali (Due figure, 1934, New York, Mus. of Mod. Art); s’avvicinò per questa via al surrealismo, cui aderì partecipando alla mostra londinese del 1936. Ciò non gli impedì di collaborare al manifesto «Circle», accanto agli astrattisti N. Gabo e B. Nicholson.

In realtà, nelle opere realizzate tra il 1930 e il 1940 si riscontrano sia elementi irrazionali propri del surrealismo, sia un sistema di calcolo costruttivo tipico del più rigoroso astrattismo (si vedano come rispettivi esempi le «figure giacenti» e le «figure con corde» – Figura in legno di ciliegio e corda, 1937, Much Hadham, proprietà dell’autore – di questi anni).

Fin dal 1934 Moore aveva incominciato a scavare nella materia delle cavità che, dal 1940, prendono la stessa importanza delle masse e via via si allargano fino a separare di netto i corpi. La fase matura della scultura di Moore è appunto caratterizzata da questa complementarità di forma e spazio: si vedano le Figure giacenti del 1951 (Figura distesa, 1951, Hannover, Stadtische Gal.); le Figure giacenti in due pezzi del 1959-62; le statue totemiche Re e regina (1952-53, Keswick, Dumfrieshire, Henri Moore Foundation).

Pur affiancata da una serie di piccole teste (Testa bipartita, 1963, Zurigo, Kunsthaus) e gruppi familiari (Gruppo di famiglia,1945),

la scala della scultura di Moore si fa monumentale, anche in funzione della collocazione all’aperto. Numerose sono le grandi opere per committenze pubbliche da inserire in un contesto architettonico urbano; tra le più famose ricordiamo:

Figura giacente: Gamba ad arco, 1969-70, in sei esemplari, di cui uno alla Gall. of Fine Arts di San Diego in California e uno al Mus. per la Scultura all’Aperto di Hakone in Giappone.

Forma squadrata con taglio, 1969-70, in più versioni di cui una a Prato, in Piazza San Marco, in marmo bianco:

L’abbondantissima opera grafica e quella, più rara, di pittura hanno contribuito ad ampliare e ad approfondire i rapporti dell’arte di Moore con la realtà del suo tempo. In particolare i 67 fogli dello Shelter Sketchbook (1940­41), con schizzi in bianco e nero e all’acquerello sui rifugi antiaerei di Londra, sono un documento di grande forza drammatica cd espressiva.

http://www.scultura-italiana.com/Scultori_estero/Moore.htm

La Pietà Rondanini. Ieratica e solitaria. by Federica Maria Marrella e

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