Stanisław Moniuszko : Paria – Il Castello dei fantasmi full

Stanisław Moniuszko Paria

di Umberto Padroni
Solisti di canto, Orch. Opera di Zamku, Warcisław Kunc, dir.

Il primo dicembre 1821, al Teatro Odéon di Parigi, Casimir Delavigne, popolarissimo drammaturgo di quei tempi – autore tra l’altro de Le vèpres siciliennes e di Marino Faliero, che diedero materia ai librettisti di Verdi e Donizetti – presentò Le paria, una fortunata tragedia con cori. Ventotto anni dopo – le idee circolavano anche in assenza di internet – Stanisław Moniuszko (1819-1872) avviava la composizione dell’opera sul libretto che Jan Chęciński aveva tratto da Delavigne; dopo una gestazione di dieci anni, l’11 dicembre 1869, Paria fu accolta freddamente a Varsavia. A Moniuszko, che, dopo Chopin, può essere considerato a buon titolo il maggiore compositore polacco dell’Ottocento, si attribuisce la fondazione del patrio teatro musicale, e si riconosce una profonda attività pedagogica e organizzativa che ha portato alla modernità l’ambiente musicale languente sotto il peso di una difficile situazione politica che notoriamente soffocava l’autonomia e le aspirazioni nazionali.Moniuszko è ricordato oggi nella luce di un padre della patria: la sua opera incontrò sempre un caldo successo, fino ai suoi ultimissimi malinconici anni, quando le simpatie popolari si allontanarono. Il suo teatro, che era costruito su aggiornati stilemi europei, ma che raccoglieva senz’altro moduli, canti e ritmi popolari, qui si imbatte in una insolita storia esotica: amore e morte, guerra e religione in India, sotto l’incubo fatale delle caste che impongono leggi odiose alle coscienze: i due protagonisti sono inevitabilmente accomunati nel sacrificio. L’efficace taglio delle scene, l’alta linea del canto, testimoniano la matura intensità del teatro di Moniuszko, che la cultura polacca d’oggi, tra prevedibili difficoltà, lodevolmente ricupera. Booklet sorprendentemente anche in Italiano. Grazie.

http://www.suono.it/Musica/Recensioni/Paria

 

Castello dei fantasmi, Il
[Straszny dwór] Opera in quattro atti di Jan Checinski
Musica di Stanislaw Moniuszko 1819-1872
Prima rappresentazione: Varsavia, Teatro Wielki, 28 settembre 1865

 

Personaggi
Vocalità
Czesnikowa
Contralto
Damazy
Tenore
Hanna
Soprano
Jadwiga
Contralto
Maciej
Baritono
Miecznik
Baritono
Skoluba
Basso
Stefan
Tenore
Zbigniew
Basso
Note

Stanislaw Moniuszko diceva di sé: «Io non creo nulla di nuovo. (…) Viaggiando attraverso la Polonia, mi sono ispirato allo spirito dei canti della mia terra». Moniuszko accomuna un personale estro romantico all’attenta conoscenza della produzione italiana (Rossini, Donizetti e il primo Verdi) nonché tedesca (Marschner e Lortzing); né mancano in lui riferimenti all’opera russa, in particolare a Glinka, e ai caratteri del teatro francese; viaggiò a lungo per l’Europa e a Parigi conobbe Rossini, Auber e Gounod; nonostante quest’eclettismo d’ispirazione e di conoscenze musicali, il tono compositivo è originale: i suoi lavori sono sempre caratterizzati dalla ricerca di melodie popolari e da un gusto, prettamente slavo, per le estremizzazioni. Un buon successo accolse l’opera alla ‘prima’, che, a dispetto del titolo, è tutt’altro che tragica. L’impianto è daopéra-comiquesia per la struttura sia per l’argomento; vi predomina la successione di pezzi chiusi e la scelta di personaggi tratti dalla vita quotidiana, che nulla hanno di eroico; a differenza dell’opéra-comique, tuttavia, in luogo dei dialoghi parlati si hanno recitativi strumentati.Di ritorno a casa dopo una spedizione militare, i due fratelli Zbigniew e Stefan annunciano alla zia Czesnikowa la loro decisione di rimanere scapoli per essere sempre pronti a servire la patria. Ciò contrasta con i progetti della zia, che già pensava di unirli in matrimonio con due ragazze di una famiglia amica. E le sue preoccupazioni aumentano allorché i due giovani decidono di andare a trovare il nobile Miecznik di Kalinow. Egli ha infatti due bellissime figlie e la zia teme il fallimento del suo progetto. Per scoraggiarli racconta loro che il castello di Kalinow è maledetto e abitato dai fantasmi; ma i giovani, incuranti delle parole della zia, si avviano. Al castello dei Miecznik, intanto, si traggono gli auspici per l’anno nuovo; giunge la Czesnikowa annunciando l’arrivo dei nipoti e avvertendo che sono molto paurosi. Hanna e Jadwiga, figlie di Miecznik, decidono di mettere alla prova il loro coraggio. Anche Damazy, un bel ‘gagà’ pretendente alla mano di una delle figlie di Miecznik, ha un’idea simile. Stefan e Zbigniew sono ormai innamorati delle due fanciulle, anche se questo contrasta col proposito di rimanere scapoli. Le due fanciulle, nascoste, hanno sentito tutto. I due giovani sentono un tramestìo e vanno a controllare lasciando solo il loro servo Maciej, che si assopisce. In quel momento Damazy ne approfitta per uscire dal suo nascondiglio: Maciej si sveglia e afferra l’ospite. Stefan e Zbigniew pretendono allora soddisfazione, ritenendo che Damazy abbia voluto fare loro un brutto scherzo. Egli si difende affermando di aver voleto controllare quanto si racconta sulla maledizione del castello. L’espediente funziona; i due soldati risolvono di partire l’indomani dimenticandosi di punire Damazy. L’improvvisa decisione di andarsene irrita però Miecznik, che sospetta di codardia Stefan e Zbigniew. Maciej insorge a difesa dei due accusando Damazy. Miecznik chiede spiegazioni a Damazy, che tergiversa; poi, messo in ridicolo, è costretto ad andarsene. Ora Miecznik narra la storia del suo bisnonno, dalle nove figlie così belle che qualsiasi giovane di passaggio per il castello chiedeva immediatamente la mano di ognuna di loro, suscitando la gelosia delle madri con figlie in età da marito: per questo motivo Kalinow venne chiamato ‘Il castello dei fantasmi’. Stefan e Zbigniew chiedono scusa a Miecznik e l’opera si conclude con un doppio matrimonio.Numerose sono le contaminazioni con la musica di altre tradizioni nazionali: il finale secondo ricorda il coro dei cacciatori delFreischütz; mentre il duetto Zbigniew-Stefan nel terzo atto è condotto a strofe, con un procedimento che riprende quello molto frequente nell’opera italiana (ad esempio nei duetti dellaSemiramidedi Rossini). L’aria di coloratura di Hanna, che introduce il quarto atto, inoltre, è nel più puro stile di rondò per primadonna d’opera italiana. Non mancano d’altra parte gli accenni patriottici, illustrati da Miecznik nella sua aria del secondo atto, dove egli enumera le caratteristiche ideali del polacco: cittadino, cavaliere e patriota. I tratti forse più originali, derivati dal repertorio della musica popolare, si riscontrano in coincidenza di momenti legati a tradizioni o usanze locali. Ad esempio all’inizio del secondo atto, quando si traggono gli auspici per l’anno nuovo versando cera calda nell’acqua, e nel coro dei cacciatori nel finale dello stesso atto.

IlCastello dei fantasmiè considerato il capolavoro di Moniuszko per la caratterizzazione dei personaggi, ottenuta grazie anche a un libretto ricco di situazioni comiche, ove più spesso le eterogenee contaminazioni cui soggiace il suo stile sono compensate dal segno di una personale rivisitazione.
Fonte: Dizionario dell’Opera Baldini&Castoldi

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