Natalia Ginzburg 2 poesie ed altro , caro michele film scomparso da yotoube

Se amor mi fa spergiuro, come giurare amore?

Su questa terra avara d’ogni voto costante,

io sarò a me spergiuro, a te fedele amante;

beltà sola conquide promessa che non muore.

Validi nel mio spirto come querce i pensieri,

ma a te s’inchinan lievi come canne di giunco.

Lascio i miei libri e leggo entro i tuoi occhi a lungo,

e assaporo dell’arte gli struggenti piaceri.

Se in questa nostra vita il fine è conoscenza,

conoscerti è profonda dottrina; alta sapienza

è la parola intesa a dir la tua virtude.

Foschi lampi di Giove il tuo sguardo dischiude,

trema nella tua voce cupo tuono possente,

ma se placata è l’ira, dolce suono e bagliore.

O creatura celeste, perdona ora all’amore

per averti cantato così miseramente.

Natalia Ginzburg

Gli uomini vanno e vengono

per le strade della citta’

Comprano libri e giornali,

muovono a imprese diverse.

Hanno roseo il viso,

le labbra vivide e piene.

Sollevasti il lenzuolo

per guardare il suo viso,

ti chinasti a baciarlo

con un gesto consueto.

Ma era l’ultima volta.

Era il viso consueto,

solo un poco piu’ stanco.

E il vestito era quello di sempre.

E le scarpe erano quelle di sempre.

E le mani erano quelle che

spezzavano il pane e

versavano il vino.

Oggi ancora nel tempo

che passa sollevi il lenzuolo

a guardare il suo viso

per l’ultima volta.

Se cammini per strada

nessuno ti è accanto

Se hai paura

nessuno ti prende per mano

E non è tua la strada,

non è tua la città.

Non è tua la città

illuminata. La città

illuminata è degli altri,

degli uomini che vanno

e vengono comprando

cibi e giornali.

Puoi affacciarti un poco

alla quieta finestra

a guardare il silenzio,

il giardino nel buio.

Allora quando piangevi

c’era la sua voce serena.

Allora quando ridevi

c’era il suo riso sommesso.

Ma il cancello che a sera

s’apriva, restera’ chiuso

per sempre, e deserta

è la tua giovinezza.

Spento il fuoco,

vuota la casa.

(in memoria del marito Leone Ginzburg, letterato, morto per le torture in un carcere fascista

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