Hygini Fabulae – Internet Archive; CURA E humus

IGINO DE ASRONOMIA FOTO

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Igino

Caio Giulio Igino, (64 aC- 17 a.C) a cui viene attribuita la paternità delle “Fabule” da cui è stato tratto il racconto di Agnodice è stato secondo Svetonio, un liberto di Augusto. Di nazionalità Ispanica, visse ad Alessandria, fu portato a Roma come schiavo da Cesare, in seguito alla caduta di Alessandria. Liberato da Augusto, il quale gli diede il nomen e il prenomen, lavorò come direttore presso la biblioteca Palatina, dedicandosi contemporaneamente all’attività didattica, questo si deduce anche dallo stile semplice e lineare delle sue opere, probabilmente destinate alla lettura scolastica dei suoi allievi. Fu legato da rapporti di amicizia con Ovidio e lo storico Clodio, che lo sostenne anche economicamente, quando in seguito al deteriorarsi dei rapporti con Augusto le sue condizioni economiche subirono un tracollo.
L’immagine che ci è pervenuta è quella di una personalità eclettica, i cui interessi spaziavano in ogni campo dello scibile. Tra le sue opere ricordiamo:
-Fabulae: una raccolta di miti e leggende, la cui paternità, al pari del trattato di Astronomia sembra piuttosto da    attribuirsi ad uno pseudo Igino vissuto molti secoli dopo e del quale ignoriamo la vita.
– Astronomia: altrimenti nota come Astronomia poetica, sono quattro libri che raccolgono i miti legati agli astri, mantenendo tuttavia un connotato scientifico.
-Urbes italicae o De situ urbium italicarum, dove prendeva in considerazione i miti e le leggende legate alle fondazioni delle città italiche.
-De familiis troianis (un’opera celebrativa di Enea) commissionata da Augusto il quale si riteneva un suo diretto discendente.
-De apibus, un trattato fantastico sulla vita delle api, ripreso in seguito da Colummella
-De re rustica un trattato sulla vita agreste.

http://www.alaaddin.it/_TESORO_FIABE/AF/AF_L_i_Hyginus_Fabulae.html

SEC. I
HYGINI FABULAE

 CURAa, -aesf cura, sollecitudine, inquietudine, coltivazione, ornamento ◊ cura rerum alienarum il pensiero delle cose altrui, sua cura l’amore per sé.

CCXX – CURA


Cura cum quendam fluvium transiret, vidit cretosum lutum; sustulit cogitabunda et coepit fingere [hominem]. dum deliberat secum quidnam fecisset, intervenit Iovis. rogat eum Cura ut ei daret spiritum , quod facile ab Iove impetravit. cui cum vellet Cura nomen suum imponere, Iovis prohibuit suumque nomen ei dandum esse dixit. dum de nomine Cura et lovis disceptarent, surrexit et Tellus suumque nomen ei imponi debere dicebat, quandoquidem corpus suum praebuisset. sumpserunt Satumum iudicem. quibus Saturnus secus videtur iudicasse : ‘tu Iovis quoniam spiritum dedisti, corpus recipito. cura quoniam prima eum finxit, quamdiu vixerit, cura eum possideat; sed quoniam de nomine eius controversia est, homo vocetur quoniam ex humo videtur esse factus.

Una volta che Cura attraversava un fiume, vide del fango argilloso; lo raccolse pensosa e cominciò a formare [l’uomo]. Mentre decideva che cosa aveva fatto, arrivò Giove. Cura gli chiede di dagli lo spirito, cosa che ottenne facilmente da Giove. Quando Cura volle imporgli il suo nome, Giove glielo proibì, e disse che gli si doveva dare il suo.  lui ma quando Cura volle dargli il proprio nome, Giove glielo proibì e disse che doveva dargli il suo. Mentre Giove e Cura discutevano sul nome, intervenne anche la Terra, dicendo che la creatura doveva avere il suo nome, poiché era stata lei a dargli il corpo. Elessero a giudice Saturno, che a quanto pare diede un parere equo: “Tu, Giove, perché gli hai dato la vita […] ne riceverai il corpo. Cura, poiché per prima lo hai modellato, lo possegga finché vive; ma visto che è sorta una controversia a proposito del nome da dargli, lo si chiami homo, poiché è fatto da humus“.

 

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