Vincent e Theo -le radici

626 a. – Saint-Rémy, febbraio 1890. Al critico d’arte Albert Aurier.   Nel prossimo invio che farò a mio fratello, aggiungerò uno studio di cipressi per Lei [n. 767], se vorrà farmi la cortesia di accettarlo in ricordo del Suo articolo. In questo momento vi lavoro ancora, poiché desidero inserirci una figurina. Il cipresso è così caratteristico del paesaggio provenziale, e Lei lo sentiva quando diceva: “persino il colore nero”. Fino ad ora non ho potuto renderli come li sento: le emozioni che mi assalgono davanti alla natura vanno in me fino allo svenimento, e ne deriva allora una quindicina di giorni durante i quali sono incapace di lavorare. Eppure, prima di partire di qui, conto di tornare ancora una volta alla carica per attaccare i cipressi. Lo studio che Le ho destinato ne rappresenta un gruppo all’angolo di un campo di grano durante una giornata estiva di Arial. È dunque la nota di un certo nero inespressa in un turchino mosso dalla grande aria che circola, e fa contrasto a questa nota nera il vermiglio dei papaveri. … Quando lo studio che Le manderò sarà completamente asciutto anche negli impasti, senza dubbio non prima di un ‘anno, penso che farebbe bene a passarvi una forte mano di vernice. E nel frattempo bisognerà lavarlo più volte con acqua corrente per toglierne completamente l’olio. È dipinto con blu di Prussia pieno, colore di cui si dice tanto male, e di cui nondimeno si è tanto servito Delacroix. Credo che quando i toni di blu di Prussia si saranno bene asciugati, verniciando Lei otterrà i toni neri, nerissimi, necessari per far risaltare i vari verdi cupi.

 614 a. — Auvers-sur-Oise, maggio 1890. Al critico d’arte J.J. Isaàcson.   Vede, il problema, al mio spirito, si presenta così: quali siano gli esseri umani che abitualmente abitano gli oliveti, gli aranceti, le limonaie. Il contadino di questi luoghi è altra cosa dall’abitante dei grandi campi di grano di Millet. Millet ci ha riaperto le idee per vedere l’abitante della natura; ma non ci hanno ancora dipinto l’essere meridionale di oggi. Però quando Ghavannes o un altro ci mostrerà quell’essere umano, torneranno a noi con un senso nuovo parole antiche: beati i poveri di spirito, beati i puri di cuore; parole di tale portata che noialtri cresciuti nelle vecchie città del Nord, confusi e disfatti, ci dobbiamo fermare a grande distanza dalla soglia di quelle dimore. Allora, per quanto convinti possiamo essere della visione di Rembrandt, ci si chiede: ma Raffaello lo capiva, e Michelangelo, e Leonardo? Io non lo so, ma credo che il meno pagano Giotto, gran malaticcio che ci resta familiare come un contemporaneo, sentisse di più.

W 22. — Auvers-sur-Oise, prima quindicina del giugno 1890. Alla sorella Wilhelmina. Ciò che mi appassiona di più, molto, molto di più di tutto il resto, nel mio mestiere, è il ritratto, il ritratto moderno. Io lo perseguo mediante il colore, e non sono certo il solo a cercarlo per questa strada. Vorrei — vedi/sono lungi dal dire di poter fare tutto questo, ma infine vi aspiro —, vorrei fare dei ritratti che di qui a un secolo, alle genti future, possano sembrare come delle apparizioni. Perciò, non cerco di ottenerlo con la rassomiglianza fotografica, ma tramite le nostre espressioni appassionate, usando come mezzo di espressione e di esaltazione del carattere la scienza e il gusto moderni del colore.

 649. – Auvers-sur-Oise, luglio 1890.   Mi sono rimesso al lavoro, anche se il pennello quasi mi casca dalla mano; e, sapendo perfettamente ciò che volevo, ho ancora dipinto … tre grandi tele [nn. 863, 864 e 866]. Sono immense distese di grano sotto cieli tormentati, e non ho avuto difficoltà per cercare di esprimere la tristezza, l’estrema solitudine.

650. – Auvers-sur-Oise, luglio 1890.    In quanto a me, sono totalmente preso da questa infinita distesa di campi di grano su uno sfondo di colline, grande come il mare, dai colori delicati, gialli, verdi, il viola pallido di un terreno sarchiato e arato, regolarmente chiazzato dal verde delle pianticelle di patate in fiore: tutto sotto un ciclo tenue, nei toni azzurri, bianchi, rosa, violetti. Sono completamente in una condizione di calma persino eccessiva, proprio nello stato che occorre per dipingere ciò

652. — Auvers-sur-Oise: lettera trovatagli addosso il 29 luglio 1890.  Per il mio lavoro, io rischio la vita, e la mia ragione vi è quasi naufragata ….

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http://www.frammentiarte.it/dall’Impressionismo/Van%20Gogh%20opere/lettere%20di%20van%20Gogh/lettere%203.htm

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