Sinfonia n. 3 in re minore “Wagner-Symphonie” : Anton Bruckner

Sinfonia n. 3 in re minore “Wagner-Symphonie”

Musica: Anton Bruckner

  1. Mässig bewegt (Moderatamente mosso), Misterioso (re minore)
  2. Adagio, Bewegt, quasi andante (mi bemolle maggiore)
  3. Scherzo. Ziemlich schnell (Abbastanza veloce) (re minore)
  4. Finale. Allegro (re minore)

Organico: 2 flauti, 2 oboi, 2 clarinetti, 2 fagotti, 4 corni, 3 trombe, 3 tromboni, timpani, archi
Composizione: Prima versione: Vienna, 31 dicembre 1873; Seconda versione: 1876 – Vienna, 28 aprile 1877; Terza versione: Vienna, 5 marzo 1888 – Vienna, 4 marzo 1889
Prima esecuzione: Vienna, Großer Musikvereinsaal, 16 dicembre 1877
Edizione: Theodor Rättig, Vienna, 1878
Dedica: Richard Wagner

Guida all’ascolto 1 (nota 1)

Anche Bruckner, come Brahms, escluse l’opera teatrale dalla sua attività di compositore e scrisse prevalentemente sinfonie e lavori corali di carattere sacro e profano, con e senza accompagnamento. Le sue sinfonie sono nove di cui la “Nona”, che egli chiamò “Decima” sostenendo che l’unica Nona sinfonia era quella di Beethoven, rimase incompiuta. Altra sinfonia, iniziata prima di tutte le altre, è una Sinfonia n. O in re minore, la “Nullte”, a sua volta preceduta da una giovanile e incompleta Sinfonia in fa minore (1863). I pezzi polifonici sacri comprendono otto Messe (una per coro a cappella), cinque Salmi tra cui il Salmo CL del 1892, un Te Deum, un Magnificat, due Requiem e altre composizioni vocali minori. I brani vocali profani raggruppano molte cantate e alcuni Lieder con coro, spesso unito all’organo o ad altri strumenti. I brani strumentali da camera sono pochi, ma di notevole valore musicale, come il Quartetto in do minore (1862) e il Quintetto in fa (1879), ambedue per archi.

Tra le sinfonie più largamente e giustamente note, anche perché più distaccate dalle influenze schubertiane, mendelssohniane e schumanniane che invece sono ancora presenti dettagliatamente nella Sinfonia “Nullte” (Zero) e nella “Seconda” in do minore, di cui l’autore lasciò addirittura quattro versioni, con una dedicata a Liszt, vanno segnalate la “Terza” in re minore, chiamata anche la “Wagner-Symphonie”, in quanto fu dedicata a Wagner, musicista idolatrato e venerato da Bruckner: la “Quarta” in mi bemolle, detta “Romantica”, fatta conoscere in quattro versioni successive, di cui la seconda con un nuovo “Jagd-Scherzo” e la terza, diretta a Vienna da Hans Richter nel 1881 con un nuovo finale; la “Settima” in mi maggiore, dedicata a Luigi II di Baviera e il cui celebre Adagio in tempo di marcia funebre sarebbe stato scritto in parte nel presentimento della morte di Wagner e in parte dopo il doloroso avvenimento; e i tre tempi completi della “Nona” in re minore, non terminata nel finale: tre tempi eseguiti postumi a Vienna l’11 febbraio 1903 sotto la direzione di Felix Loewe, che ne fece anche la revisione.

Natura senza pretese intellettualistiche, ingenua e profondamente religiosa, Bruckner si riallaccia sotto il profilo sinfonico al pensiero e alla tradizione classica austriaca e non a caso quando si parla dei suoi componimenti sinfonici ci si riferisce spesso a Schubert, ma con una sensibilità di strumentazione più appariscente e robusta, dato che il musicista di Ansfelden assorbì da Wagner una tecnica armonica più ricca e colorita ed anche l’uso di strumenti, come la tuba bassa o il corno-tuba, più adatti ad esprimere una forma architettonica improntata a grandiosità e magniloquenza. Per tale ragione i seguaci e gli ammiratori di Bruckner, guidati dal critico viennese Theodor Helm, contrapposero il compositore austriaco alla schiera ben più nutrita e influente dei brahmsiani, capeggiati dall’autorevole e cattedratico Herr Professor antiwagneriano Hanslich, arrecando più danni che favori al serafico e pacifico organista di Sankt Florian. Tanto è vero che una parte delle sinfonie di Bruckner cominciarono ad essere apprezzate soltanto verso la fine della vita del compositore, la cui fama di artista fu postuma, soprattutto per merito dei cenacoli bruckneriani diffusi e moltiplicatisi dentro e fuori i paesi di cultura germanica. Nell’ultimo periodo della sua esistenza, Bruckner fu compreso e sostenuto soltanto da una ristretta cerchia di musicisti e direttori d’orchestra di prestigio, come Mahler, Levi, Nikisch, Motti e Loewe che cercarono di imporlo al pubblico contemporaneo. Ma né i brahmsiani (Brahms ebbe per lui parole sprezzanti e anche offensive), né l’onnipotente Liszt e nemmeno il patriarca del mondo musicale tedesco Hans von Bülow mostrarono molta disponibilità per capire e far capire le sinfonie del compositore austriaco, il quale più di una volta espresse la sua amarezza per questo stato di cose e in un’occasione di particolare scoramento accarezzò perfino l’idea di suicidarsi.

Fu proprio Hanslick a stroncare la Terza sinfonia in re minore, dopo la prima esecuzione assoluta diretta da Bruckner a Vienna il 16 dicembre 1877. Ecco il giudizio del celebre critico apparso il 18 dicembre di quell’anno sulla «Neue Freie Presse»: «Ci rincrescerebbe molto arrecare un dispiacere al compositore da noi sinceramente stimato come uomo e come artista, che tanta onestà dimostra nel fatto artistico da cimentarvisi raramente, perciò preferiamo confessare in tutta modestia che non abbiamo capito la sua gigantesca sinfonia. I suoi intenti poetici non ci sono risultati chiari – forse una fusione tra la Nona di Beethoven con la Walchiria di Wagner, che finisce di precipitare sotto gli zoccoli del suo cavallo – né siamo riusciti a comprendere la vera coerenza musicale». Anche il pubblico in occasione della «prima» viennese della sinfonia non si comportò generosamente e accolse l’opera con derisione e commenti ironici, tanto che alla fine rimasero al loro posto solo una decina di persone, amici e allievi di Bruckner. Questi aveva scritto la prima versione della Terza sinfonia, dedicata a Wagner che l’aveva accolta con simpatia, nel dicembre del 1873. Poi ne fece una seconda versione nel 1877 ed è quella presentata a Vienna con insuccesso e ridotta per pianoforte a quattro mani da Mahler. Nel 1889 l’autore volle rivedere la sinfonia ancora una volta ed elaborò una terza versione, che fu diretta il 21 dicembre 1890 a Vienna da Hans Richter con esito lusinghiero, così da ricompensare il musicista per le umiliazioni subite in precedenza. In origine la sinfonia conteneva nel primo movimento diverse citazioni ricavate dalle partiture wagneriane, ma successivamente il compositore pensò bene di toglierle per dare una impronta più personale alla composizione.

La sinfonia inizia in modo solenne e grandioso (Mehr langsam) con il tema fondamentale indicato in tono perentorio e vigoroso dalla tromba e collegato alle armonie dei corni e dei legni, rinforzate dall’intervento dei violoncelli e dei contrabbassi. Un nuovo tema annunciato dalle trombe e dai tromboni si estende a tutta l’orchestra lanciata in un crescendo di indubbio effetto sonoro. Dopo un corale degli ottoni basato su un terzo tema più animato e vivace, si torna con maggiore enfasi alla frase primordiale; il discorso strumentale diventa più denso e fitto di modulazioni, in un gioco ricco di slanci e ripiegamenti, secondo l’accentuazione ritmica e dinamica tipica dello stile bruckneriano. Alla fine si riascolta, anche se variato, il primo tema, di larga e possente risonanza emotiva.

L’Adagio in mi bemolle maggiore è articolato su tre temi: il primo cantabile, il secondo più delicatamente sentimentale e il terzo più intimistico e religioso. Non mancano richiami dell’uno e degli altri temi inseriti in una serie di variazioni di penetrante forza espressiva, con una orchestra che non perde mai il battito del suo respiro sinfonico. Nello Scherzo si ritrova il Bruckner più autentico e sincero con il suo temperamento bonario e popolaresco. Un’atmosfera di danza di gusto viennese percorre l’intero movimento: dopo le brillanti scansioni degli ottoni si ode un piacevole e godibile laendler, cui segue un Trio di pungente poesia melodica, ora nostalgica ora leggermente umoristica. Lo Scherzo si conclude festosamente con la ripresa del tema principale, così come vuole la regola compositiva tradizionale. Anche il Finale è tritematico e si presenta particolarmente variato e sviluppato nelle figurazioni ritmiche. Il tema fondamentale è molto simile a quello iniziale del primo movimento della sinfonia, sottolineando in tal modo la struttura ciclica dell’opera. Prima della maestosa conclusione si affaccia un ritmo di danza su un corale degli ottoni: è un momento di sereno ottimismo al quale Bruckner non vuole rinunciare, pur tuffandosi poi tra i marosi della magniloquenza orchestrale.

La Sinfonia n. 3 in re minore ha una durata di quasi cinquanta minuti e prevede il seguente organico strumentale: archi, 2 flauti, 2 oboi, 2 clarinetti, 2 fagotti, 4 corni, 3 trombe, 3 tromboni e timpani.

http://www.flaminioonline.it/Guide/Bruckner/Bruckner-Sinfonia3.html


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