Genova 2001: uno straordinario fallimento : 10 x 100 anni di carcere

 ma non è il governo Renzi che ha messo a capo di finmeccanica  il responsabile a capo dei torturatori? Renzi, su dettato di Europa chiederà le  immediate dimissioni di De Gennaro?

Renzi «blinda» De Gennaro: “Piena fiducia” – La Stampa

Genova 2001: uno straordinario fallimento

Pubblicato il 11 luglio 2012 da admin

tratto da zeroviolenzadonne

A pochi giorni e ore dalla sentenza di quello che per anni gli attivisti di supporto legale hanno chiamato il “nostro processo”, non è facile fare considerazioni. Non è facile perché la vita di una decina di persone potrebbe essere definitivamente rovinata. Non è facile perché la retorica è dietro l’angolo.
Del resto in questi 11 anni abbiamo detto, raccontato, fatto di tutto, senza suscitare la giusta attenzione.

Genova 2001 è stata uno straordinario fallimento, mi ripeto spesso.
Straordinario perché un movimento così vasto e orizzontale non lo vedevamo da anni e probabilmente non lo rivedremo tanto presto. Un movimento sicuramente contraddittorio, diverso, mutevole, eppure capace di organizzarsi come non mai.
Un fallimento perché lo stesso movimento non è stato capace di leggere la situazione e la trappola che stavano costruendo. Praga, Goterborg e soprattutto Napoli erano stati dei segnali chiari su cosa poteva attenderci.
L’entusiasmo, il calcolo politico, la solita improvvisazione probabilmente ci avevano reso abbastanza ottusi.
Mentre si lanciavano dichiarazioni di guerra dall’altra parte c’era un esercito composto da tutte le FDO che da mesi si stava preparando a farla questa guerra. E così è stato.

La cosa più triste è che di Genova 2001 rimangono soltanto i processi. La memoria, quell’ingranaggio collettivo che tanto abbiamo invocato, non si è mai messo in moto. Una memoria condivisa su quelle giornate, non c’è e difficilmente ci sarà. In fondo nessuno ha fatto i conti con i propri errori, e anche chi lo ha fatto, si guarda bene dall’esplicitarli.

Rimangono dunque i processi, ma se facessimo leva sui processi in questo paese, dovremmo raccontare che a Piazza Fontana non si sa chi è stato, anzi si sa ma ormai non è più processabile. Brescia, idem. Così come tutta la stagione delle stragi. Lo stesso rischia di accadere per Genova.
La soddisfazione per l’esito del processo Diaz è certamente comprensibile per le parti civili coinvolte, per tutti gli altri meno. Lo stesso vale anche per i restanti. Secondo i tribunali la macelleria Diaz ha come responsabili una serie di personaggi all’epoca a capo dei vari reparti di polizia. Mentre per i capi dei reparti mobile o celere è stata prescritta la violenza (le lesioni infiltte ai più di 70 feriti). Non sappiamo chi decise quella irruzione e tuttora non sappiamo il ruolo dell’allora capo della polizia, De Gennaro. Anzi no, secondo i tribunali, non ha avuto nessun ruolo né operativo né decisionale.
Sempre secondo i tribunali genovesi sappiamo che alla Bolzaneto ci furono degli eccessi, eppure i “colpevoli” hanno visto tutti i loro “reati” prescritti. Sì, non essendoci il reato di tortura in questo paese, tutto è stato molto più semplice. Intanto come per la Diaz, la “pena più alta” è di 3 anni e qualche mese.
Nessuno ha mai chiesto neanche spiegazioni sul ruolo e delle violenze degli altri reparti impiegati a Genova: dai Carabinieri (corso Torino e piazza Alimonda, dote) ai reparti celere della Guardia di Finanza passando per I Gom.

Questo in breve cosa resta dalle aule di tribunale o quantomeno cosa resterà di Genova 2001.
Per Bolzaneto, tanto quanto per la Diaz, non sapremo mai chi decise ed organizzò quella specie di lager o carcere stile Pinochet. Nessuno in questi 11 anni ha cercato responsabilità nella politica di allora, tra chi organizzò il G8, (a cavallo di 2 governi completamente diversi) o tra chi in quei giorni era fisicamente a Genova. Da Fini, il compagno Fini, che il sabato era nella centrale operativa. Non si era capito ancora cosa fosse successo ma il vice di Berlusconi aveva le idee chiare. Nessuno ha mai chiesto conto a Castelli, allora ministro, che visitò il carcere di Bolzaneto dichiarando poi successivamente che non aveva visto niente di illegale. Anzi, funzionava tutto perfettamente. Nessuno ha mai chiesto conto ai vari Scajola o A Berlusconi che dichiarò che la Diaz era il covo dei terroristi Black Bloc.

La politica ha taciuto. Silenziosa e omertosa tanto quanto la polizia di stato. La politica ha avallato le varie promozioni all’interno della polizia negli 11 anni successivi, garantendo carriere e pensioni d’oro in caso di accusa. Molti di quei “violenti” sono tuttora in servizio. Qualcuno, forse, sarà allontanato. Eppure erano centinaia tra Diaz e Bolzaneto quelle che troppo spesso vengono chiamate in tono giustificatorio “mele marce”.

Non meritano commenti le parole arroganti di De Gennaro o le “scuse” di Manganelli. Non ne vale la pena. Fa male e ci si sente presi in giro. E’ l’esercizio del potere che si manifesta. Scuse non tardive ma vergognose di fronte a fatti acclarati da anni. Tutti sapevano. Tutti sapevamo. Manteniamo un po’ di dignità quantomeno noi che stiamo da quest’altra parte della barricata.

Ora Genova si chiuderà con l’ultima ed ennesima violenza: la sentenza di cassazione per i 10 che secondo l’accusa devastarono e saccheggiarono Genova. In 10, manco fossero gli X-Men. Le speranze sono poche, forse di quei 10 alcuni si salveranno, ripartendo dal processo di II grado. Uomini e donne costrette a subire il carcere preventivo, due gradi di giudizio, hanno ricominciato a vivere, qualcuno è rimasto politicamente attivo, nonostante questa enorme spade di damocle che incombe tuttora sulle loro teste. Uomini e donne alle prese con un reato assurdo, l’art 419, retaggio di un passato infame come la repressione in quelle lontane giornate di luglio. Uomini e donne costrette a subite una vendetta di uno stato cattivo e rancoroso, in maniera bipartisan. Le voci di dissenso sono talmente timide che neanche riescono ad essere un rumore di fondo. Genova era ieri, ma è anche oggi, soprattutto oggi. La zona rossa non è un concetto diverso dalle zone di interesse strategico nazionale come i cantieri No Tav.

Eppure la Cassazione, in maniera involontaria, potrà ratificare nero su bianco quello che ormai molti di noi hanno già capito e realizzato: non toccate le proprietà. Una vetrina di una banca o di un supermercato, conta più del corpo o della dignità di una persona.
Questa è la vera lezione di Genova, 11 anni dopo.

Genova 2001: uno straordinario fallimento ..

Alcune domande scabrose per un appuntamento inquietante

Pubblicato il 5 novembre 2012 da admin

Alcune domande scabrose per un appuntamento inquietante

Posted on novembre 5, 2012

A Firenze il prossimo fine settimana, dall’8 all’11 novembre, alla Fortezza da Basso si terrà:

« “Firenze 10+10/Unire le forze per un’altra Europa” non vuole essere una commemorazione, ma un appuntamento che ha 2 obiettivi: rispondere con un fronte comune di forze sociali a livello europeo alla crisi e alle politiche imposte dalle istituzioni dell’Ue e della Bce; creare alleanze per una strategia a lungo termine capace di costruire un’Europa sociale e dei cittadini. La presenza di tante realtà quali reti, movimenti, sindacati, associazioni, ONG, di varia provenienza e composizione va intesa come una ricerca di convergenze e di lavoro comune verso una forte e diffusa mobilitazione antiliberista che si ponga in alternativa all’Europa dei banchieri, alla supremazia del mercato, alle speculazioni finanziarie, al fiscal compact».                                                        (dal sito-  http://www.firenze1010.eu/it/)

 Non una parola, sui massacri del luglio 2001 a Genova che precedettero la kermesse di Firenze nel 2002.

Non una parola sui manifestanti buttati in carcere e sui poliziotti massacratori promossi.

«Dieci anni fa Firenze ospitò il primo European Social Forum. L’appuntamento costituì un momento straordinario nella costruzione di un demos di ampiezza continentale, che presentò analisi, proposte e soluzioni che avrebbero evitato all’Europa lo scontro con la terribile crisi economica, sociale e democratica in cui è ora impantanata».    (dal sito-  http://www.euroalter.com/IT/network/eventi/552/)

A questo punto è obbligatorio porci qualche sgradevole domanda:

– a Firenze nel 2002, in quella kermesse definita “demos di ampiezza continentale”, con centinaia di migliaia di partecipanti, coccolati dal comune, dalla provincia, dalla regione, dalla stampa e tollerati dalle forze dell’ordine, cosa avvenne realmente? 

– ci domandiamo: non avvenne per caso che un’area del movimento volle candidarsi a “nuovo ceto politico”, presunto rappresentante delle diffuse figure della precarietà? E per questa candidatura, quel “ceto politico”, forse patteggiò (si o no?) il silenzio e l’acquiescenza sullo scempio perpetrato dalle forze dell’ordine l’anno prima alla Diaz, a Bolzaneto e nelle piazze del G8, e l’oblio per quei dieci che oggi vengono sbattuti in galera con 100 anni complessivi di condanna?

    Se poi quelle e quei candidati a “ceto politico” non sono riusciti a occupare posti granché  importanti, può darsi sia dipeso dal fatto che posti liberi ne erano rimasti pochi o forse per effetto della meritocrazia.

Quando solidarizziamo con i compagni e le compagne incarcerate per le proteste contro il G8 a Genova 2001, e dobbiamo continuare a farlo con sempre maggior energia, non dimentichiamo il passaggio di Firenze-fortezza-da-Basso-2002, non dimentichiamo le responsabilità di una parte del movimento!

Questa è solo una faccia della medaglia. L’altra riguarda gli obiettivi di “Firenze 10+10”

«1) Costruire il consenso su un insieme di richieste per la radicale democratizzazione dello spazio europeo. Queste richieste e proposte saranno il soggetto di uno strutturato dibattito online prima dell’Assemblea.

2) Contribuire all’innovazione delle pratiche politiche dei movimenti, partiti e sindacati in Europa, con la convinzione che la democrazia non dipende solo dalle istituzioni, ma anche dalla capacità della cittadinanza attiva di sviluppare nuove pratiche politiche transnazionali. Il processo partecipativo che vogliamo stabilire per la costruzione dell’assemblea mira anche a mostrare che un differente modello di pratiche democratiche transnazionali è concepibile e implementabile».  (http://www.euroalter.com/IT/network/eventi/552/%29/)

 Che vuol dire: “radicale democratizzazione dello spazio europeo…” ?

Che vuol dire: “innovazione delle pratiche politiche dei movimenti, partiti e sindacati” ?

Non una parola sulla disoccupazione e sull’intensificazione dello sfruttamento e della precarietà, sull’aumento della diseguaglianza sociale e della povertà, sulle politiche dei sacrifici dei governi, sui patti scellerati tra sindacati e governi contro chi lavora e chi cerca lavoro. Non una parola sulle politiche razziste europee contro l’immigrazione, sulla “fortezza europea”, sull’enorme aumento della popolazione incarcerata e di quella sottoposta a controllo psichiatrico, sulle politiche imperialiste dei governi italiani, e tanto, tanto altro ancora”.

http://contromaelstrom.com/2012/11/05/alcune-domande-scabrose-per-un-appuntamento-inquietante/

Alcune domande scabrose per un appuntamento inquietante

Trasimaco e il sospetto sul potere e sulla giustizia ..

Questa voce è stata pubblicata in documenti politici e contrassegnata con . Contrassegna il permalink.