La moneta e l’impero dietro le guerre geopolitiche ; Fiat Money , Positive Money, Bitcoin

La moneta e l’impero dietro le guerre geopolitiche

di Lucio Caracciolo

RUBRICA IL PUNTO In fondo alla crisi dell’euro non ci sono solo ragioni contabili, ma uno scontro fra culture.

Genova, 6-8 marzo: il 2° Festival di Limes


[Carta di Laura Canali tratta da Moneta e impero]

«Voi siete in un programma. Le elezioni non cambiano il programma».

In questa frase rivolta dal ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schäuble al collega greco Yanis Varoufakis, che gli faceva notare come il suo governo avesse ottenuto un mandato popolare per rinegoziare gli accordi con i partner dell’Eurozona, sta il cuore del rapporto fra economia e politica.

Meglio, fra moneta e impero, giusto il titolo del Festival di Limes che si inaugura venerdì prossimo, 6 marzo, al Palazzo Ducale di Genova, e dell’ultimo volume dell’omonima rivista di geopolitica.

Un evento ormai consolidato, che raduna per tre giorni di pubblico dibattito, studiosi, analisti e protagonisti del mondo finanziario, economico e politico, per affrontare insieme questioni di strettissima attualità. Si va dal destino dell’euro e dell’Italia nell’Eurozona, su cui duelleranno venerdì pomeriggio Enrico Letta e Maurizio Landini, alla potenza geofinanziaria delle mafie, dal tesoro del “califfo” al- Baghdadi a quello della Chiesa cattolica, dal primato del dollaro ai paradisi fiscali, dalla crisi del rublo connessa alla guerra in Ucraina al (mal) funzionamento dei mercati

Tutte partite trattate nel contesto delle crisi e dei conflitti in corso, dove geofinanza e geopolitica si incrociano e scontrano, producendo effetti spesso imprevisti o indesiderati. E nelle quali la politica, intesa come governo della cosa pubblica, sembra oggi soccombere a favore di meccanismi apparentemente semiautomatici, financo algoritmici, che spostano ricchezza e quindi potere in qualche frazione di secondo. Suscitando oscure dietrologie, radicate nella certezza che «money makes the world go around», che sono i soldi a far girare il mondo, come cantava Liza Minnelli in Cabaret .

Per noi italiani ed europei, il nesso fra moneta e impero è inscritto nell’euro. Una divisa che scegliemmo non tanto per ragioni economiche, quanto perché la considerammo premessa dell’Europa come entità geopolitica unitaria. Attore globale a pieno titolo, dotato dello stesso rango e delle medesime ambizioni di Stati Uniti e Cina. L’Unione Europea come moderna forma di impero. Sicché fra i cantori della nostra nuova moneta si evocava nientemeno che Carlo Magno quale paradigma di tanta impresa.

Che cosa resta oggi dell’Europa neocarolingia battezzata alla fonte dell’euro? Per tentare di capirlo, conviene ripartire dallo scontro Schäuble-Varoufakis. Fra il gigante e il nano economico dell’Eurozona. Due paesi totalmente asimmetrici per cultura monetaria e politica, ma dotati della (ingabbiati nella) stessa valuta. Il campione delle “formiche” contro il capofila delle “cicale”, per usare una vieta ma diffusa classificazione che rende il clima domi- nante nella famiglia europea. Dietro Berlino si riparano i paesi (nordici) che credono nelle virtù salvifiche dell’austerità, dietro Atene quelli (mediterranei, Francia inclusa) che agognano flessibilità, ovvero marcano l’urgenza di sostenere la domanda.

Quello che può parere un conflitto di scuole economico-monetarie è soprattutto uno scontro geopolitico e culturale che investe l’Europa intera. Fino a metterne in questione le radici democratiche e i valori liberali. Al centro, l’idea stessa di sovranità.

Il progetto euro ci era stato offerto come un percorso nel quale ciascun contraente, cedendo il diritto sovrano di battere la propria moneta nazionale, avrebbe contribuito ad armonizzare le economie europee, a vantaggio di tutti e di ciascuno. Per poi produrre, in un futuro non invisibile, quello Stato europeo – federale, confederale o d’altra forma – che avrebbe coronato il processo unitario avviato nel 1957 a Roma.

Oggi scopriamo che non è così. Anziché unirci, sull’euro ci dividiamo. E ne facciamo fattore di demonizzazione reciproca, i cui limiti estremi si toccano nella disputa greco-germanica, ma che investono tutti i popoli europei, compreso il nostro. La materia del contendere sembra di natura contabile, di politica monetaria e fiscale, ma in effetti è culturale. Nell’approccio al supremo simbolo fiduciario che è la moneta ci scopriamo diversi.

E tendiamo spesso ad attribuire tale diversità a fattori “genetici”, dunque irrazionali e innegoziabili – i greci barano perché sono greci, i tedeschi vogliono “germanizzare” gli altri perché sono tedeschi – invece che storico-politici, ossia calcolabili e disputabili. Un peculiare razzismo intraeuropeo. Risultato: anziché produrre un nuovo impero europeo – democratico, liberale e aperto al mondo – l’euro offre il pretesto per la chiusura e l’imbarbarimento dello spazio europeo. Per la sua disgregazione. Tanto che in ognuna delle crisi in corso, dall’Ucraina al caos nordafricano e mediorientale da cui germina lo Stato Islamico, i Ventotto si offrono rigorosamente divisi, quando non in aperto conflitto.

Di qui parte la tre giorni di Palazzo Ducale. Da Genova, capostipite del capitalismo finanziario italiano e mondiale, sede di quella banca centrale avanti lettera che fu dal 1407 la Casa di San Giorgio, oltre che centro di sperimentazione della “lira di buona moneta”, la divisa stabile che contribuì al primo ciclo di accumulazione del capitale.

Dove, se non qui, esplorare la relazione fra moneta e impero?

Articolo originariamente pubblicato su la Repubblica il 4/3/2015

(4/03/2015)

http://temi.repubblica.it/limes/la-moneta-e-limpero-dietro-le-guerre-geopolitiche/67715

MODERN MONEY THEORY (MMT) E POSITIVE MONEY, DUE TEORIE MONETARIE SIMILI E COMPLEMENTARI

E’ interessante notare come in questi ultimi anni le due maggiori teorie o riforme monetarie che hanno ottenuto un certo risalto e consenso pubblico e cercano con le loro proposte di porre rimedio alla crisi finanziaria in corso, arrivino proprio dai paesi in cui la crisi è nata, diffondendosi poi in tutto il mondo. La prima, la Modern Money Theory (MMT), sviluppata da un gruppo di economisti dell’Università del Missouri-Kansas City guidati da Randall Wray (foto a sinistra), nasce negli Stati Uniti. La seconda, il progetto Positive Money, viene elaborata invece in Gran Bretagna su iniziativa di un gruppo di lavoro composto da economisti, matematici, esperti di marketing ed ex-professionisti della finanza.
Forse non poteva essere diversamente, dato che inglesi e americani sono i veri fondatori del sistema monetario moderno (vedi le opere di John Maynard Keynes, inglese, e Milton Friedman, americano), e quindi meglio di chiunque altro sanno come funziona e come può essere riparato il meccanismo inceppato della creazione della moneta (noi dell’eurozona invece, per nostra colpa o per precisa volontà autodistruttiva, siamo solo dilettanti al confronto e la fallimentare costruzione della moneta unica euro e della banca centrale BCE dimostra tutta la nostra incompetenza in materia).
La Modern Money Theory (MMT) ha già avuto una larga diffusione in Italia grazie all’opera di divulgazione del giornalista Paolo Barnard (vedi il suo ultimo saggio Il più Grande Crimine 2011) e di blog economici specializzati come Voci dall’Estero, che hanno scandagliato in lungo e in largo il materiale proveniente dagli Stati Uniti, dando un quadro abbastanza esaustivo e chiaro dell’impianto organico della teoria. Senza entrare troppo nei dettagli tecnici (che possono essere approfonditi direttamente dalle fonti), la MMT sostiene la necessità imprescindibile dello Stato di ricorrere alla spesa pubblica a deficit (deficit spending) come strumento di stimolo dell’economia, sostegno all’occupazione, bilanciamento di offerta e domanda aggregata di beni e servizi, perché in caso contrario la politica fiscale dello stato (spesa pubblica e tassazione) risulterebbe inefficace e incompleta.
Dopo l’inizio nel 1971 del regime monetario fiat money (interruzione della convertibilità fra moneta e oro e creazione di moneta dal nulla) risulta incomprensibile il motivo per cui lo Stato non debba ricorrere alla pratica della spesa a deficit per tamponare eventuali squilibri presenti sul mercato (sia in termini produttivi che occupazionali), dato che proprio la spesa a deficit dello Stato rappresenta l’unico modo per immettere Ricchezza Netta all’interno del circuito monetario (qualsiasi altra operazione di rifinanziamento effettuata dalla banca centrale per immettere liquidità nel circuito interbancario e ritirare titoli di stato o derivati ormai ampiamente deprezzati, risulta invece un semplice scambio di passività a diverso grado di rischio e liquidità fra la banca centrale e le banche sistemiche, senza cambiare di fatto il volume dell’aggregato monetario M3 presente sul mercato).
Secondo gli attuali parametri economici, la ricchezza complessiva di una nazione viene misurata attraverso il Prodotto Interno Lordo PIL (valore dei beni e servizi prodotti e consumati in una nazione, misurato dalla quantità di transazioni finanziarie avvenute durante un anno all’interno dei confini del paese) e quindi oltre alla quantità totale dei soldi transati, l’aumento del PIL viene influenzato anche dalla velocità di circolazione della moneta, cioè il numero di volte in cui la moneta passa da una mano all’altra; tuttavia siccome in ogni passaggio finanziario che avviene nel sistema (dal primo dove la banca centrale presta moneta a corso forzoso alle banche, passando da quello intermedio in cui le banche commerciali creano nuova moneta bancaria aprendo prestiti ai propri clienti, fino all’ultimo in cui i cittadini pagano le tasse allo Stato) c’è sempre una controparte che guadagna o vanta una posizione creditizia nei confronti di una seconda controparte che invece perde moneta o contrae un debito, la Ricchezza Netta in un regime di moneta fiat, (moneta come abbiamo detto creata dal nulla ma con il difetto di fabbrica del debito all’emissione) è sempre a somma zero.
L’unica entità che può appunto immettere nuova Ricchezza Netta all’interno del circuito è lo Stato, tramite l’utilizzo del suo conto corrente gestito dalla banca centrale o l’emissione di nuovi titoli di debito pubblico, perché sia nel primo caso che nel secondo sarebbe infine sempre la banca centrale a chiudere le posizioni debitorie dello Stato attraverso la creazione dal nulla di nuova moneta fiat (un altro fattore che può influire sull’aumento della Ricchezza Netta della nazione è l’attivo nella bilancia dei pagamenti con l’estero, ma questa variabile risulta poco affidabile e molto difficile da prevedere perchè dipende dai flussi delle esportazioni e delle importazioni); in questo modo, qualsiasi spesa compiuta dallo stato sia direttamente che attraverso l’emissione dei titoli nazionali di debito (che invece di essere un peso per la cittadinanza rappresentano un metodo comodo e veloce per spostare i propri soldi da un deposito infruttifero a uno molto più redditizio) si configura come nuova Ricchezza Netta distribuita nel sistema economico nazionale e l’ammontare del debito pubblico aggregato misura esattamente la Ricchezza Pubblica concessa dallo Stato alla popolazione durante il corso degli anni (molti teorici della MMT sostengono appunto che il problema principale è di carattere linguistico e non tecnico, perché si fa ancora confusione fra i termini debito pubblico e Ricchezza Pubblica).
In buona sostanza, sfruttando il meccanismo attualmente vigente di creazione della moneta a corso forzoso da parte della banca centrale, lo Stato è l’unica controparte all’interno del sistema che può indebitarsi illimitatamente senza avere l’obbligo di riscattare i propri debiti e il motivo per cui non lo fa è soltanto di carattere ideologico o politico (la forte pressione mediatica dei vari repubblicani o democratici, conservatori o laburisti, ad inseguire la dottrina quasi mistica del pareggio di bilancio e del taglio della spesa a deficit, è solo un modo più o meno truffaldino per impedire che lo Stato possa distribuire equamente troppa Ricchezza Pubblica ai suoi cittadini e per mantenere ad oltranza il sistema attuale che incanala ingenti quantità di denaro verso una ristretta minoranza, l’1%, a scapito di una larga maggioranza, il cosiddetto 99%) oppure per evitare di allagare i mercati con un eccesso di moneta circolante, andando incontro all’inevitabile pericolo di progressiva svalutazione della moneta e alla minaccia incombente dell’iperinflazione (vertiginoso aumento dei prezzi al consumo e perdita consistente di potere di acquisto della moneta nazionale).
Non mi dilungo sui metodi con cui uno Stato può limitare o addirittura annullare gli effetti dell’iperinflazione tramite una corretta ed efficiente politica fiscale (spesa pubblica e tassazione) perché sono stati già spiegati egregiamente dagli stessi economisti della MMT in altri articoli (gli autori hanno anche dimostrato che la paura irrazionale di ricreare oggi, in stati strutturalmente organizzati e moderni come Stati Uniti e Gran Bretagna, fenomeni di iperinflazione cronica come quelli avvenuti in passato nella Repubblica di Weimar e in Zimbabwe sono assolutamente infondati, perché appunto si trattava di contesti non confrontabili che partivano già con grande disagio e svantaggio competitivo sui mercati a causa di pesanti condizioni debitorie nei confronti delle altre nazioni, aggravate da notevole arretratezza finanziaria, economica, strutturale, culturale e tecnica), e passo invece ad evidenziare l’unico limite della teoria monetaria americana MMT, che gli inglesi hanno invece trattato in altro modo, sicuramente più fantasioso e creativo.
Come abbiamo visto sopra, la teoria MMT prende in considerazione soltanto una parte del complesso sistema monetario moderno: la cosiddetta moneta a corso legale o forzoso creata dal nulla dalla banca centrale (chiamata anche moneta esogena, perché esterna e praticamente indipendente rispetto al sistema produttivo, dato che la sua emissione e circolazione viene controllata direttamente dalla banca centrale), ma si concentra poco riguardo all’altra forma di moneta che circola abitualmente sui mercati: la moneta bancaria. Parimenti alla moneta legale della banca centrale, anche la moneta bancaria viene creata dal nulla dalle banche commerciali con un debito associato all’emissione  e il momento esatto della sua comparsa è la nascita di un nuovo deposito ogni volta che viene aperto un prestito nei confronti di un cliente (questo tipo di moneta viene chiamata endogena, perché legata fortemente all’ambiente produttivo che, a parte gli aggiustamenti effettuati a monte dalla banca centrale sul tasso ufficiale di sconto per incentivare o disincentivare gli investimenti, è l’unico a determinare la domanda complessiva di moneta bancaria).
Ecco allora che dalla Gran Bretagna, quasi ad integrazione e completamento della teoria MMT americana, arriva il movimento Positive Money (a destra uno dei promotori, Ben Dyson durante una conferenza), nato nel 2010 sulla scia della pubblicazione del libro “Where does money come from?” scritto dagli economisti inglesi Richard Werner, Josh Ryan-Collins, Tony Greenham, che elabora e promuove con vigore (una proposta di legge redatta dai fondatori di Positive Money è già stata consegnata nelle mani di due deputati della Camera bassa inglese, uno conservatore e uno laburista)  un nuovo meccanismo monetario per certi versi ancora più rivoluzionario e radicale di quello proposto dagli economisti americani della Modern Money Theory (anche se, come vedremo tra poco le due teorie sono molto simili e complementari).
Il progetto di Positive Money scardina principalmente le norme che disciplinano il settore bancario privato (sia dalla parte della gestione dei depositi che della concessione dei prestiti), in modo che non siano più le banche commerciali a controllare e veicolare i depositi di risparmio o i conti correnti dei clienti, come loro passività di bilancio, ma questi ultimi vengano classificati come soldi veri gestiti direttamente su particolari conti correnti (Transaction Accounts o Saving Accounts) dalla banca centrale inglese Bank of England, che è l’unico ente in grado di aumentare o diminuire la quantità totale di denaro presente in questi conti personali.
Per capire meglio il meccanismo di funzionamento di Positive Money, che mi riservo di approfondire nei minimi dettagli tecnici in successivi articoli, bisogna dividere il progetto in tre blocchi principali: Bank of England e MPC, i Transaction Accounts e Investment Accounts.
   1)   Bank of England e MPC
La banca centrale Bank of England avrebbe ancora il ruolo di creare dal nulla la nuova moneta richiesta dall’economia nazionale nel suo complesso, in linea con il livello di inflazione tollerata e gli obiettivi fissati dal governo. Al fine di conseguire questi obiettivi, la decisione sulla quantità totale di denaro sarebbe però presa da un ente esterno alla Bank of England, il Comitato di Politica Monetaria MPC (Monetary Policy Committee). Per mantenere la credibilità internazionale della moneta ed evitare la deriva politica delle campagne elettorali piene di promesse vane, il MPC sarebbe un ente completamente separato e isolato da qualsiasi tipo di controllo o influenza politica (in altre parole, il governo eletto non potrebbe in alcun caso specificare all’MPC la quantità di denaro che deve essere creato dalla Bank of England).
L’MPC decide la quantità di soldi da creare analizzando il livello di inflazione e l’andamento dell’economia nel suo complesso e ignorando del tutto sia le esigenze specifiche di spesa del governo che le richieste del settore bancario. Per prendere questa decisione, da aggiornare mensilmente, l’MPC potrebbe avvalersi di particolari strumenti macroeconomici, statistiche, tabulati e avrebbe libero accesso a tutte le informazioni provenienti dai centri di ricerca economica nazionale che potrebbero supportare i funzionari dell’MPC a prendere una decisione adeguata.
Una volta presa questa decisione di aumento dell’offerta di moneta, l’MPC autorizza il dipartimento della Bank of England a creare la nuova moneta aumentando il saldo del conto o deposito centrale del governo (Central Government Account). Questo denaro appena creato sarebbe non rimborsabile e quindi privo di debito all’emissione (da questo il termine Positive Money), perchè lo stato non avrebbe più alcun obbligo di rimborso nei confronti di enti finanziari privati e soltanto il governo eletto potrebbe decidere di prelevare dal mercato le eccedenze di denaro tramite la tassazione.
Il denaro appena creato sarebbe quindi aggiunto al gettito fiscale fornito dai contribuenti e distribuito secondo le priorità e le scelte del governo eletto. Questo significa che il denaro privo di debito potrebbe essere utilizzato per aumentare la spesa, diminuire il debito nazionale o ridurre le tasse, anche se il mix esatto di queste opzioni dipenderebbe interamente dalle scelte del governo eletto.
In definitiva, il governo avrebbe ancora mano libera nella scelta di spesa del denaro appena creato, ma non avrebbe più alcun controllo o influenza su quanto denaro viene creato.
     2)   Transaction Accounts
I Transaction Accounts TA equivalgono in tutto e per tutto agli attuali conti correnti, con la piccola ma non trascurabile differenza che le banche non potranno più utilizzare o prestare il denaro tenuto nei conti di transazione TA. La contabilità e la gestione dei flussi dei soldi depositati dai clienti sui TA saranno mantenute in forma “fiduciaria” dalle banche commerciali, ma in termini pratici è come se questi conti correnti TA fossero all’interno di una cassetta di sicurezza, o conto di riserva nominale, della Bank of England, perché possono essere movimentati solo su scelta diretta del cliente e non possono essere in alcun modo utilizzati dalle banche come base di partenza dei prestiti o investimenti bancari (i conti TA sparirebbero in pratica dalle passività di bilancio della banca).
Questi conti di transazione TA sarebbero quindi sicuri al 100%, dato che il denaro tecnicamente si trova presso la Bank of England e i clienti hanno piena garanzia di rimborso anche se la loro banca dovesse diventare insolvente o fallire. Questa garanzia non espone il governo o la Banca d’Inghilterra ad alcun tipo di rischio finanziario e la stessa garanzia che il governo attualmente pone sui depositi può essere ritirata, dato che i conti di transazione sono intrinsecamente privi di rischio sia per il cliente che per il governo.
In virtù del fatto che il denaro depositato sui conti di transazione è al 100% sicuro e non può mai essere “‘perso”, la banca commerciale non pagherà alcun interesse sui saldi di capitale del TA, perché come abbiamo già detto le banche non possono prestare questo denaro. Dato che gli attuali tassi di interesse sui conti correnti sono difficilmente superiori allo 0,5%, questo non si tradurrebbe in una perdita significativa per il cliente. Per recuperare il costo di fornitura dei servizi di pagamento (carte di credito, sportelli ATM, home banking etc), il cliente dovrebbe corrispondere una commissione mensile o annuale alla banca per il mantenimento del TA (come accade peraltro già oggi). Tuttavia, la concorrenza fra le banche manterrà abbastanza bassi questi costi e anzi parecchi istituti bancari potrebbero decidere di azzerare queste commissioni per attrarre più clienti che sarebbero poi invogliati a stipulare mutui, prestiti e ad utilizzare gli altri servizi della banca (approccio di tipo loss-leader marketing). In ogni caso queste tasse o commissioni saranno controbilanciate dai significativi benefici finanziari che ogni individuo avrebbe dalla fine della creazione privatizzata del denaro come debito.
    3)   Investment Accounts
Per gestire la normale attività creditizia, le banche dovranno trovare clienti disposti a rinunciare per un certo periodo di tempo all’accesso e alla movimentazione di una parte dei soldi depositati sui TA, e questo denaro sarà poi utilizzato dalle banche per fare prestiti ad altri clienti. In pratica, questo significa che il cliente potrà decidere di investire una parte del suo denaro per una durata di tempo definita (1 mese, 6 mesi, 2 anni, per esempio) trasferendolo dai conti TA in Investment Accounts IA, oppure, senza definire in anticipo una determinata durata, il cliente in accordo con la banca si impegna a  stabilire un periodo di preavviso minimo entro il quale il denaro può essere di nuovo prelevato (ad esempio 7 giorni, 30 giorni, 60 giorni, 6 mesi).
Dopo avere aperto il conto IA e impiegato il denaro, il rendimento e il guadagno derivante dal tasso di interesse applicato al corrispondente investimento (prestito, mutuo etc) verrà spartito in base a particolari accordi fra il cliente e la banca e gli Investment Accounts saranno suddivisi non solo in termini di durata temporale ma anche di rischiosità, consentendo al cliente di potere scegliere fra una vasta gamma di IA in base alla sua stessa disponibilità e propensione al rischio.
Ovviamente oltre a disporre dei soldi depositati sugli IA, la banca per fare prestiti alla clientela e gestire gli investimenti potrà sempre contare sui propri fondi e capitali societari e sulle operazioni di rifinanziamento periodiche stabilite in accordo con la Bank of England (come avviene già oggi, con la sola differenza che mentre le perdite attuali di una banca vengono poi spalmate sui contribuenti tramite l’aumento della tassazione e il salvataggio pubblico delle banche, in questo caso nessun contribuente o cliente dovrebbe più pagare per gli errori della propria banca).
Una volta che l’istituto bancario avrà erogato un nuovo prestito o un mutuo verso un cliente che ne farà richiesta, la banca stessa provvederà ad aprire a questo cliente un nuovo conto di transazione TA (o ad ampliare quello già esistente, che non sarà mai un conto di investimento IA, perchè questo tipo di conto non può essere movimentato dal cliente e deve essere utilizzato soltanto dalla banca) direttamente presso la banca centrale Bank of England, da dove il cliente mutuatario potrà attingere per prelevare i soldi del suo prestito o del suo mutuo (praticamente utilizzerebbe i soldi trasferiti temporaneamente dal conto IA del cliente creditore al suo conto TA e non verrebbe creata nuova moneta bancaria dal nulla); in questo modo nel bilancio della banca compariranno all’attivo i prestiti, gli impieghi, gli investimenti e al passivo la somma degli IA, dei finanziamenti della banca centrale, del capitale proprio e la banca non potrebbe più creare all’interno del suo bilancio nuovi depositi dal nulla derivanti dall’apertura di un prestito (attualmente infatti sono i prestiti che creano nuovi depositi e non viceversa, perché la regola tanto discussa della riserva obbligatoria o frazionaria, che impone un limite teorico alla concessione dei prestiti, non è mai stata applicata nella pratica giornaliera delle banche, ma viene utilizzata soltanto dalla banca centrale per controllare la domanda di nuove riserve di moneta legale e indirizzare l’andamento del tasso di interesse a breve termine).
Questo meccanismo eliminerebbe in pratica la possibilità alle banche di creare denaro o moneta bancaria dal nulla tramite l’apertura di nuovi prestiti e darebbe maggiore stabilità a tutto il settore bancario, perché ogni banca avrebbe la possibilità di gestire e bilanciare perfettamente i propri impieghi e i propri investimenti in base ai soldi depositati nei vari IA sia in termini di durata che di rischiosità, eliminando alla radice gran parte del rischio derivato dalla presenza di prestiti che non hanno adeguata copertura e limitando al massimo i casi di insolvenza dovuti a cattiva gestione del risparmio.
Secondo i fondatori del progetto Positive Money questo è l’unico modo per passare in maniera progressiva e graduale da un sistema di moneta debito ad uno di moneta priva di debito, perché una volta risarciti tutti i debiti denominati con la vecchia moneta contratti dallo stato, dalle banche, dagli istituti finanziari, dalle imprese, dai cittadini, tutta la massa monetaria circolante sarebbe priva di debito all’emissione (Positive Money) e nessun ente, istituzione pubblica o privata, avrebbe più la possibilità di far circolare moneta debito a corso legale (come accade oggi con la moneta esogena ed endogena creata dal nulla dalla banca centrale e dalle banche commerciali).
Come abbiamo visto in estrema sintesi sia la teoria MMT che il progetto Positive Money partono quindi da uno stesso presupposto e arrivano a conclusioni molto simili: la banca centrale in un regime di fiat money ha la possibilità di creare dal nulla tutta la moneta priva di debito che vuole (con le dovute limitazioni macroeconomiche imposte dall’inflazione e dal corretto funzionamento dei mercati) e lo Stato può utilizzare questa moneta (spesa a deficit o positive money) senza dovere badare al livello di debito pubblico accumulato in passato, perché nel nuovo contesto aperto a partire dal 1971 la parola “debito” non ha più alcun senso (debito contratto con chi? Con un computer di una banca centrale? O con un file di una banca commerciale?) e sarebbe molto più utile cominciare a parlare con i giusti termini: il debito pubblico è in realtà la Ricchezza Pubblica dello Stato e dei suoi cittadini e la moneta elettronica, cartacea, metallica non può più essere gravata da debito, perchè l’unico vero sottostante che garantisce la circolazione della nuova moneta sono i beni e i servizi prodotti da un intero popolo e non il termine “debito” associato alle nuove emissioni e inventato di sana piana da pochi banchieri (con il meccanismo introdotto dal progetto Positive Money, anche la moneta bancaria creata dal nulla dalle banche commerciali verrebbe completamente eliminata dai mercati e quindi il problema sarebbe definitivamente eliminato alla radice).
Un breve inciso finale per non creare confusione: ovviamente tutti questi discorsi e ragionamenti valgono per paesi sviluppati e finanziariamente evoluti (anche se evoluti male come purtroppo abbiamo verificato e sperimentato durante questa ultima crisi finanziaria) come Stati Uniti e Gran Bretagna, perché entrambi questi paesi hanno ancora una propria moneta sovrana e una banca centrale che opera (sarebbe meglio dire “può operare”, ma non vuole operare) a sostegno degli stati, mentre non sono assolutamente applicabili ai paesi dell’eurozona che dal 2002 non hanno più una loro moneta sovrana e nemmeno una banca centrale di emissione, perchè quando un singolo stato dell’eurozona ha bisogno di soldi non può ricevere finanziamenti diretti dalla BCE ma deve chiederli in prestito ai mercati privati dei capitali (grandi banche commerciali e società finanziarie di investimento)  .

Inglesi e americani avranno pure i loro difetti, ma da questo punto di vista sono anni luce avanti a noi che ancora brancoliamo nel buio in uno stato primitivo (finanziariamente si intende, e guardando le facce dei vari Sarkozy, Draghi, Merkel, Monti, ma anche D’Alema, Bersani, Casini, Di Pietro, Berlusconi quando parlano di sistemi monetari o finanza, l’associazione con gli uomini primitivi delle caverne balza subito all’occhio), perché blaterando e farfugliando su concetti come autonomia, indipendenza della banca centrale, pareggio di bilancio, debito pubblico, inflazione, regole comunitarie, dimostriamo di non avere capito ancora nulla sulla vera natura del denaro. E prova ne è il fatto che la speculazione finanziaria sui titoli pubblici colpisce noi europei mica gli americani o gli inglesi (o giapponesi, svedesi, norvegesi e tutti gli altri “normali” paesi del mondo che hanno mantenuto intatto il privilegio di potere spendere la loro bella moneta sovrana).

http://tempesta-perfetta.blogspot.it/2012/01/modern-money-theory-mmt-e-positive.html

Bitcoin sotto attacco da ogni direzione ; nastro di Moebius .

Si diffonde il Bitcoin : What is Bitcoin? | controappuntoblog.org

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