L’incognita energetica dell’Italia – Migliaia di soldati di Kiev accerchiati in Donbass

L’incognita energetica dell’Italia


carta di Laura Canali
Le carte a colori di Limes 11/14 Quel che resta dell’Italia

[Carta di Laura Canali, clicca sull’immagine per ingrandire]

La carta illustra l’incognita energetica che avvolge il nostro paese.

Alcuni dei nostri principali fornitori di gas e petrolio sono in guerra (Libia) o rappresentano delle incognite strategiche (Russia). L’Algeria, secondo nostro fornitore di gas, è strutturalmente instabile, come Egitto e Nigeria, che esportano petrolio verso Roma. C’è stato un calo nell’approvvigionamento italiano di gas da Algeri e Tripoli tra il 2012 e il 2013.

Ci sono naturalmente anche dei mercati stabili tra i nostri fornitori (Kazakistan, Arabia Saudita, Norvegia), ma le tante crisi che ci circondano – dalla guerra in Ucraina alle emergenze del Mediterraneo, dal rifiorire del jihadismo al ruolo dell’Iran – aggiungono indeterminatezza e motivi di preoccupazione non solo sul fronte geopolitico ma anche su quello prettamente energetico.

Carta tratta da Quel che resta dell’Europa,
il numero di Limes in ebook, su iPad e in queste librerie.

(2/12/2014)

http://temi.repubblica.it/limes/lincognita-energetica-dellitalia/67484

 

Migliaia di soldati di Kiev accerchiati in Donbass, proteste contro la coscrizione

  • Marat Grassini

Migliaia di soldati di Kiev accerchiati in Donbass, proteste contro la coscrizione

 

Notizie relativamente positive si accavallano oggi a quelle solitamente negative provenienti dall’Ucraina. Mentre sono iniziati a Minsk i colloqui del cosiddetto Gruppo di contatto, a Debaltsevo almeno dodici persone sono morte sotto i colpi delle artiglierie. Qui le truppe ucraine – circa 8000 soldati – stanno cercando di rompere l’ormai completo accerchiamento nella sacca venutasi a creare lungo il fronte a nord di Gorlovka. E i tiri delle artiglierie (ieri altre dodici persone, tra cui tre bambini, erano morte nel centro di Donetsk) costituiscono la ragione diretta per cui a Minsk, a rappresentare le Repubbliche di Donetsk e Lugansk, non sono andati i loro Presidenti, Aleksandr Zakharcenko e Igor Plotnitski, bensì i loro incaricati, Denis Pushilin e Vladislav Dejnego. Loro stessi lo hanno dichiarato oggi (ieri la delegazione ucraina non si era presentata) al rappresentante ucraino, l’ex Presidente Leonid Kuchma: finché Poroshenko non diramerà pubblicamente “a esercito e guardia nazionale l’ordine del cessate il fuoco e del ritiro di artiglierie e razzi dalla linea di contatto come fissata al 31 gennaio 2015, alla distanza stabilita dal Memorandum del 19 settembre 2014”, i Presidenti di DNR e LNR non si recheranno a Minsk. All’incontro sono invece presenti, come sempre in qualità di osservatori, il rappresentante dell’Osce Heidi Tagliavini e l’ambasciatore russo a Kiev Mikhail Zurabov.

Intanto, mentre si avvicina alla frontiera tra Russia e Ucraina la 12° colonna (170 camion con 1.500 tonnellate di prodotti alimentari) di aiuti umanitari russi, il Ministro della difesa ucraino, l’ex comandante della Guardia nazionale Stepan Poltorak, ha indirettamente, ma abbastanza chiaramente ammesso la presenza di mercenari stranieri tra le truppe governative in guerra nel Donbass. Poltorak ha dichiarato di prestare il proprio personale interessamento ad agevolare il conseguimento della cittadinanza ucraina a tutte le persone “che sono venute da noi per difendere la nostra terra”. Oltre i singoli rappresentanti di circoli fascisti e organizzazioni neonaziste provenienti un po’ da tutti i paesi europei e di cui le milizie hanno più di una volta mostrato documenti ed effetti personali rinvenuti in località precedentemente occupate dalle truppe governative, varie testate europee scrivono della sicura presenza nel Donbass di almeno 500 mercenari della statunitense Academi (ex Blackwater).

Sembra che, in effetti, Kiev sia sempre più costretta a ricorrere a mercenari stranieri, dato il bassissimo morale delle truppe richiamate con le continue mobilitazioni, la scarsa efficacia di queste ultime e una preparazione delle reclute, a giudicare da vari episodi, eccessivamente affrettata e approssimativa. Oltre le fughe all’estero per sottrarsi alla chiamata alle armi; oltre l’assalto agli edifici di reclutamento da parte di madri e mogli di richiamati, di cui si è parlato nei giorni scorsi, è giunta ora la notizia di un’aperta manifestazione pubblica, a Limanskoe, nella regione di Odessa, nel corso della quale, dopo aver cacciato i rappresentanti dell’esercito, i cittadini avrebbero pubblicamente bruciato tutte le cartoline precetto. A Mariupol, invece, nel corso di una esercitazione delle truppe ucraine in città, sarebbe stato fatto esplodere per errore un mortaio: due persone, un militare e un civile, sarebbero rimasti uccisi.

Tutta da confermare invece la notizia secondo cui lo speaker della Sejm polacca, l’ex Ministro degli esteri Radoslav Sikorskij, avrebbe dichiarato, nel corso della riunione del Consiglio atlantico, ieri a Washington, che l’Occidente, allo scopo di giungere a una soluzione del conflitto ucraino, potrebbe garantire alla Russia la non adesione dell’Ucraina alla Nato. Secondo la Tass, Sikorskij avrebbe parlato anche della proposta fatta a Mosca per la collaborazione tra Ue e il prossimo Partenariato commerciale transatlantico con l’Unione economica euroasiatica. Stando però alle agenzie russe, è difficile valutare l’attendibilità delle parole di Sikorski, già in passato famoso per dichiarazioni fasulle, come, ad esempio, quella secondo cui a Mosca, nel 2008 Vladimir Putin, nell’ambito di un colloquio a due con l’allora premier polacco Donald Tusk, avrebbe proposto a quest’ultimo la spartizione dell’Ucraina. In seguito lo stesso Sikorski aveva ammesso di “essere stato tradito dalla memoria” e Tusk stesso aveva smentito che a Mosca ci fosse stato un incontro a due tra lui e Putin.

Di tutt’altra portata invece, perché già confermata da alcuni fatti, la notizia secondo cui gli USA avrebbero alleggerito alcune sanzioni decretate contro la Crimea. Mentre rimane in vigore il divieto di transazioni finanziarie a scopo commerciale, Washington ha dato il via libera ai trasferimenti finanziari tra privati. I cittadini crimeani possono aprire conti in banche americane e gli statunitensi – privati e banche – possono procedere a transazioni con la penisola che, la primavera scorsa, aveva approvato con un referendum a larghissima maggioranza la propria unione alla Russia.

http://contropiano.org/internazionale/item/28872-migliaia-di-soldati-di-kiev-accerchiati-in-donbass-proteste-contro-la-coscrizione

 

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