SONETTO DEL CAUCASO – Al carcere Tommaso Campanella

SONETTO DEL CAUCASO

Temo che per morir non si migliora
lo stato uman; per questo io non m’uccido:
ché tanto è ampio di miserie il nido,
che, per luogo mutar, non si va fuora.

I guai cangiando, spesso si peggiora,
perch’ogni spiaggia è come il nostro lido;
per tutto è senso, ed io il presente grido
potrei obliar, com’ho mill’altri ancora.

Ma chi sa quel che di me fia, se tace
Onnipotente? e s’io non so se guerra
ebbi quand’era altro ente, overo pace?

Filippo in peggior carcere mi serra
or che l’altrieri; e senza Dio non face.
Stiamci come Dio vuol, poiché non erra.

Tommaso Campanella

Caucaso è la tremenda cella del Castel S. Elmo in cui Campanella fu tenuto prigioniero dal luglio 1604 all’aprile 1608

Al carcere

Come va al centro ogni cosa pesante
dalla circonferenza, e come ancora
in bocca al mostro che poi la devora,
donnola incorre timente e scherzante;

così di gran scïenza ognuno amante,
che audace passa dalla morta gora
al mar del vero, di cui s’innamora,
nel nostro ospizio alfin ferma le piante.

Ch’altri l’appella antro di Polifemo,
palazzo altri d’Atlante, e chi di Creta
il laberinto, e chi l’Inferno estremo

(ché qui non val favor, saper, né pièta),
io ti so dir; del resto, tutto tremo,
ch’è ròcca sacra a tirannia segreta.

Tommaso Campanella

canzoniere poetico di Campanella – Archivio Einaudi- Series Portae Lucis: Tommaso Campanella e la Sinfonia dell’Utopia

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