fondere la lotta abitativa e quella lavorativa da Alza la testa ; The Housing Question

SABATO 20 DICEMBRE Bologna: lotta per la casa

Il corteo.

Circa 700 persone sono sfilate in corteo per le vie del quartiere Bolognina, per poi confluire in centro nelle vie affollate dallo shopping natalizio. Il corteo per la casa, organizzato da SocialLog, ha visto la partecipazione degli occupanti dello stabile ex-Telecom. 280 proletari rimasti senza alloggio, quasi tutti immigrati, che hanno deciso di non elemosinare un tetto a qualche ente benefico, Comune compreso (magari per un alloggio a tempo determinato con regolare salasso d’affitto e bollette).
Insieme a loro hanno manifestato anche i facchini della logistica, sotto le bandiere del SiCobas, e molti proletari del quartiere Bolognina, italiani e stranieri.
L’occupazione della ex Telecom è una delle tante risposte al problema della mancanza di alloggio, che affligge migliaia di proletari. La casa è per tanti un possesso precario, proprio come il posto di lavoro (alla cui perdita si associa frequentemente la perdita dell’alloggio). L’emergenza abitativa, nonostante i proclami delle istituzioni, è destinata ad aggravarsi nei prossimi tempi.
Il Comune ha infatti disposto la svendita del patrimonio pubblico (sotto direttiva governativa), mentre centinaia di alloggi sono lasciati sfitti per esser ceduti agli speculatori privati.
A tutto vantaggio di questi ultimi va anche il nuovo Piano Casa del Comune, che prevede l’assegnazione provvisoria di alloggi di proprietà dei privati, sovvenzionati dal Comune.

Unire le vertenze abitative.

Le tipologie di contratto provvisorio, a tempo determinato, sono ormai diffusissime anche nelle case popolari, come denunciato dal Comitato inquilini di via Gandusio, che ha partecipato al corteo col proprio volantino. Di fronte all’ennesima mannaia che si sta abbattendo sulle famiglie proletarie, sarà compito di tutti coloro che lottano sul fronte abitativo organizzarsi per contrastare le manovre antiproletarie delle istituzioni. Innanzitutto contro il Piano Casa, per rivendicare e pretendere il blocco degli sfratti e l’assegnazione definitiva di un alloggio a tutti coloro che ne hanno necessità.
Reagire e organizzarsi contro la svendita delle case popolari e l’estorsione ai danni degli inquilini da parte di ACER, Comune e soci è un’altra necessità emersa nel corteo.
Inquilini, occupanti e militanti presenti al corteo hanno manifestato l’intenzione di incontrarsi per muoversi anche su questo.
Per quanto concerne l’aumento indiscriminato e senza rendicontazione delle utenze, gli sfratti e lo scandalo delle assegnazioni provvisorie degli alloggi popolari, è utile che sorgano in tutti i quartieri popolari di Bologna comitati di inquilini come quello di via Gandusio. In grado di collegarsi alle altre realtà che agiscono nelle lotte per la casa e per il salario.

Un unico fronte di classe.

Occorre muoversi e radicarsi sul territorio per far fronte comune contro la speculazione edilizia in atto da parte di enti pubblici e privati sulla pelle dei proletari.
Bisogna quindi saldare l’unione tra operai e proletari in cassintegrazione, a spasso o sottooccupati e gli inquilini sotto sfratto e morosi per necessità.
I problemi abitativi e lavorativi per i proletari in genere e per gli abitanti delle case popolari in particolare, sono una cosa sola.
I soggetti che vengono sfruttati fino al midollo e poi buttati via sul posto di lavoro, sono spesso gli stessi che vivono il dramma dello sfratto e degli aumenti indiscriminati di canoni e bollette “impagabili”. La questione è evidentemente una sola. Il fronte di classe tarda ancora a delinearsi, ma ci sono importanti segnali che vanno verso la giusta direzione: fondere la lotta abitativa e quella lavorativa.

Alza la testa

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