BERLINO MURO FESTIVAL : Sohn seiner Klasse (1954) – Ostalghia – Goodbye Lenin ; clip

25 anni dalla caduta del Muro di Berlino: La Germania, un paese ancora diviso?

8 novembre 2014
VoxEurop

Die Zeit

La frontière entre la Thuringe et la Bavière près d’Asbach, en 1950.

 

Otto Donath/Deutsches Bundesarchiv
 

In occasione degli anniversari, si è soliti guardare indietro. Con l’avvicinarsi del venticinquesimo anniversario della caduta del Muro di Berlino il 9 novembre, tuttavia, la Germania sta esaminando sempre più approfonditamente la propria situazione attuale. Quanto è divisa l’economia più importante d’Europa?

“Nell’euforia iniziale per la caduta del Muro di Berlino nel 1989, la Germania si è mossa rapidamente per cancellare le cicatrici della sua spaccatura ai tempi della Guerra fredda. Ma il lascito della Germania orientale è tuttora visibile nelle statistiche” scrive Die Zeit in una mole di informazioni, statistiche, cartine geografiche e grafici , facendo vedere che l’unificazione tedesca ha lasciato cicatrici che non sono ancora sparite.

In un editoriale postato sul blog e relativo all’articolo, l’editorialista Fabian Moor scrive che:

Quella frontiera esiste ancora. Quasi nello stesso esatto punto nel quale esisteva davvero, la Germania è ancora separata in due. Ancora oggi, a distanza di 25 anni dalla fine della divisione che le fu imposta, c’è un importante squilibrio di natura demografica ed economica, e ci sono anche stili di vita tuttora molto diversi. […] Asciugatrici? Saranno anche popolari nella parte occidentale, ma pressoché inesistenti in quella orientale. Possedere un’arma? Non è affatto importante per chi vive nella parte orientale.

Nella vecchia parte orientale della Germania il reddito pro-capite disponibile è tuttora notevolmente inferiore a quello della vecchia Repubblica Federale, e le aziende agricole sono assai più grandi nella vecchia Repubblica Democratica tedesca rispetto alla vecchia Germania occidentale. Moor osserva anche che i residenti della Germania orientale preferiscono scegliere altre destinazioni per le loro vacanze rispetto ai residenti di quella che un tempo era la Germania Federale.

I tedeschi della Germania orientale mandano i bambini al nido e la maggior parte è vaccinata ogni anno contro l’influenza. La popolazione [nella parte] orientale è più anziana. Molti figli della riunificazione hanno cercato di fare fortuna in occidente, e poi sono rimasti lì.

Tuttavia, la motivazione di fondo di una Germania divisa è messa in discussione sempre più. “Io penso che i paragoni tra est e ovest siano superflui” scrive il reporter Steffen Dobbert. “In Germania non ci sono più muri, o quanto meno non ci sono più nella testa dell’ultima generazione” scrive, prima di aggiungere che:

Tra pochi anni gli “ossi” [in Tedesco termine spregiativo per indicare i tedeschi dell’est] saranno scomparsi, se i media glielo permetteranno. […] La maggior parte delle persone si considera più tedesca che orientale o occidentale. Io mi chiedo: le redazioni delle emittenti televisive, delle radio, dei giornali e dei siti web quando capiranno questo dato di fatto?

La televisione pubblica RB di recente ha compilato una serie di

sondaggi riguardanti Germania est e ovest. Da essi sembra che:

Il 75 per cento dei tedeschi orientali pensa all’unificazione in termini positivi. In occidente soltanto la metà della popolazione vede più vantaggi che svantaggi nella riunificazione, secondo un recente studio di Infratest dimap. […] La buona notizia è che i cliché su est e ovest non sono congeniti. I due terzi della popolazione di età compresa tra i 14 e i 29 anni respinge i pregiudizi dei genitori.

“Nel loro desiderio di trovare il vecchio Muro di Berlino, i miei colleghi di Zeit Online hanno addirittura cercato i ‘Ronny’”. Steffen Dobbert ricorda che “tra il 1975 e il 1983 Ronny era il nome più comune dato ai bambini nati nella Germania Democratica. La percentuale di pagine Facebook con il nome Ronny è significativamente più alta in quella che era la Germania orientale:

Ho un amico di nome Ronny. Quando gli ho detto della cartina, mi ha risposto: “ È logico, la maggior parte dei Ronny ancora oggi vive dove è nata. Ma questo non significa che la Repubblica Democratica tedesca esista ancora!” Egli ha poi chiesto che cosa deve ancora accadere prima di poter celebrare un anniversario della riunificazione senza che si vadano a cercare i Ronny. “Forse tu e gli altri Ronny dovreste trasferirvi a ovest” gli ho detto.

Die Zeit infine osserva e chiede:

Uno dei pochi posti nei quali la separazione della Guerra fredda è ancora visibile è l’ex frontiera interna tedesca. Le torrette di controllo e i muri sono spariti, ma la linea divisoria è sempre presente. È una cosa negativa? Tutte le differenze devono essere azzerate? Tutte le cicatrici rimosse?

La Germania percepisce ancora la propria storia, vive in modo conforme ai propri ricordi, e le differenze economiche sono tuttora visibili. Nondimeno, il Muro non c’è più. A Berlino ottomila palloncini bianchi luminosi delineano il percorso del muro e lo rendono nuovamente visibile ai fini delle commemorazioni ufficiali.

Traduzione di Anna Bissanti

http://www.voxeurop.eu/it/content/news-brief/4850959-la-germania-un-paese-ancora-diviso

Altro che Europa: ora a Est rimpiangono il comunismo

Grande successo a Belgrado di una mostra di oggetti della defunta Jugoslavia. Ma anche in altri Paesi orientali c’è chi ricorda volentieri quando si stava peggio

La mitica Zastava, il glorioso passaporto rosso scuro della Federativa, una banconota da 5mila dinari con il faccione di Tito occhialuto sono alcune chicche della Yugonostalgia, in mostra a Belgrado.

Alla faccia dell’Europa unita e della globalizzazione i serbi si sono messi in coda, nella centralissima Kneza Mihailova, per rivivere i quarant’anni di socialismo dal 1950 al 1990. Nostalgia canaglia che sta emergendo anche in altri paesi dell’ex Cortina di ferro dalla Romania che sembra rimpiangere il «Conducator» Ceausescu, all’Ostalgia della Germania Est fino al rilancio del marchio «made in Cecoslovacchia». Per non parlare del successo delle serie televisive sugli anni Ottanta del comunismo che vanno di moda a Mosca, ma pure in Bulgaria e addirittura nei Paesi baltici.

Crisi economica, disoccupazione galoppante e pensioni da fame spingono molti nell’Europa dell’Est a rimpiangere i tempi andati. La mostra Yugonostalgica di Belgrado, che ha aperto i battenti prima di Natale, si intitola «Ziveo zivot», «viva la vita». Titolo discutibile, che ti riporta ai tempi di Tito e della bandiera nazionale con la stella rossa in mezzo.

Un’utilitaria Zastava, la 600 del socialismo, è esposta assieme ad una confezione di biscotti Plazma, i Plasmon jugoslavi. Un visitatore ha commentato: «Faccio parte dei fortunati nati nel 1953, quando il nostro passaporto rosso ci permetteva di viaggiare ovunque». Altri pezzi forti sono le magliette ed i ricordi dei campioni di basket della Federativa socialista ai vertici della pallacanestro mondiale.

Non mancano i sedili azzurrini della Jat, la compagnia aerea di Stato, da poco defunta, che volava «su 22 rotte interne e 256 internazionali». I prodotti alimentari dei «Paesi non allineati» si mescolano alle riviste dell’epoca. In copertina sorridono le donnine socialiste, ma con la permanente all’occidentale. Gli hot dog autarchici vengono serviti ad un vero chiosco dell’epoca e si può gustare un caffè socialista al bar spartano del socialismo.

La nostalgia canaglia del passato si sta espandendo a macchia d’olio in molti Paesi dell’Europa orientale. Il 44,7% dei romeni, secondo un recente sondaggio, pensa che il comunismo non era poi così male. Il palazzo più visitato dai turisti a Bucarest è la marmorea «casa del popolo», reggia di Nicolae Ceausescu e signora. Addirittura l’ex caserma di Targoviste, dove il Conducator è stato sbrigativamente fucilato con la moglie, sta diventando un’attrazione turistica. A Praga e Bratislava si riesuma il marchio di esportazione della Cecoslovacchia, preferito dai Paesi africani e asiatici. Lo scorso anno il 32% dei cechi si sono detti convinti che il regime comunista fosse meglio dell’attuale democrazia. In Slovacchia le percentuali sono ancora più alte.

Ostalgie è un neologismo tedesco che indica il rimpianto per la Germania Est e la sua memorabilia. Molte imprese ripropongono marchi obsoleti del periodo comunista come la bevanda Vita-Cola e l’automobile Trabant.

In Ungheria sono tornati di moda l’aperitivo socialista Bambi e i sandali del passato regime. Film come «Goodbye Lenin» sono stati surclassati da serie nostalgiche, che vanno forte grazie al boom delle pay tv nell’Europa dell’Est. In Russia ha grande successo «Gli Ottanta», una commedia sull’ultimo decennio sovietico con la musica occidentale proibita, le lavanderie a vapore ed il mercato nero dei jeans. La serie viene trasmessa anche in Ucraina, Lettonia ed Estonia. In Bulgaria va in onda «Sette ore di differenza», una serie su un ex agente segreto comunista.

La nostalgia del comunismo è alimentata dalla delusione dell’Europa unita e dei governi democratici spesso corrotti o malfunzionamenti come nel passato. Il settimanale Economist lancia l’allarme: il rischio di disordini sociali e rivolte nell’Europa dell’Est, nel 2014, non ha mai raggiunto livelli così alti dalla caduta del comunismo.

www.gliocchidellaguerra.it

http://www.ilgiornale.it/news/esteri/altro-che-europa-ora-est-rimpiangono-comunismo-980133.html

Ernst Thälmann – Sohn seiner Klasse (1954) – Ernst Thälmann – Führer seiner Klasse (1955) film – Germania: Abitavamo in piazza Lenin


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