Death-penalty analysis reveals extent of wrongful convictions e rapporto 2014

Death-penalty analysis reveals extent of wrongful convictions

Statistical study estimates that some 4% of US death-row prisoners are innocent.

The chances of exoneration increase the longer a person remains on death row, according to a study.

At least one in 25 people on death row in the United States would be exonerated if given enough time, researchers have found. The study, which used statistical methods to extrapolate from available data, is one of the first to try to quantify the rate of false convictions.

The work attempts to shed light on a notoriously difficult task: gauging the number of people falsely convicted of crimes. Few convictions result in an exoneration, most of those convicted never manage to prove their innocence and many cases do not have their final outcomes recorded, so data are not available to researchers. Innocent people also frequently plead guilty in the hope of reducing their sentence, effectively eliminating themselves from any analysis. Therefore, quantifying exonerations is the only way to get a glimpse of the extent of wrongful convictions, says lead author Samuel Gross, a criminologist at the University of Michigan Law School in Ann Arbor.

Gross and his colleagues analysed the rate of exonerations among prisoners on death row, whose outcomes are carefully tracked by the US Bureau of Justice Statistics in Washington DC. In a previous report, the researchers found that less than 0.1% of prison sentences are death sentences, yet capital cases accounted for 12% of exonerations between 1989 and 2012. Gross attributes the disparity to the tendency of lawyers and courts to work harder to definitively determine guilt when a person’s life is on the line.

A case for delay

But many death sentences are never carried out. Courts often change a convict’s sentence to life imprisonment, or the accused dies from suicide or natural causes while on death row. To determine what would have happened to these prisoners had they remained there, Gross’s team relied on a statistical method known as a survival curve, which is commonly used in epidemiology to measure the number of people in a population who die from a specific cause over a certain period, and so extrapolate the rate of deaths for longer periods of time.

The longer a person stayed on death row, the team found, the higher the chance that he or she would be exonerated. Furthermore, the researchers calculated that if all of those sentenced to death were kept on death row indefinitely without being executed, receiving a life sentence or dying of another cause, at least 4.1% would eventually be exonerated. That number still underestimates the rate of false convictions, Gross says, because many innocent people never manage to prove their innocence.

Because a longer death row stint means a greater chance of exoneration, people who are put to death quickly after their convictions could be more likely to have been innocent than the population of convicts as a whole — likely because there has not been as much time for subtler pieces of evidence to come to light.

According to James Liebman, a lawyer at Columbia Law School in New York City who was not involved in the study, the statistics suggest something of a paradox. Often a convict is lucky enough to have his death sentence commuted to life in prison, by a state governor for example, because of lingering doubt about his guilt. But because fewer people with life sentences are exonerated, Liebman says, “that luck will be bad luck because there’s a lesser change of having that error discovered.”

Nature
doi:10.1038/nature.2014.15114

References

Gross, S. R., O’Brien, B., Hu, C. & Kennedy, E. H. Proc. Natl Acad. Sci. USA http://dx.doi.org/10.1073/pnas.1306417111 (2014).

http://www.nature.com/news/death-penalty-analysis-reveals-extent-of-wrongful-convictions-1.15114

mondo

Nessuno tocchi Caino ”La pena di morte nel mondo”

Pubblicato da: Bepi La Medica in Esteri 11 agosto 2014

Reality Book Roma 2014

Rapporto 2014: i paesi mantenitori della pena di morte sono scesi a 37 (tra essi la Palestina, il Giappone, l’India, gli Stati Uniti d’America, l’Iran, l’Iraq e la Bielorussia) rispetto ai 40 del 2012.

L’associazione “Nessuno tocchi Caino” è un membro costituente del Partito Radicale Nonviolento Trasnazionale e Transpartito ed istituzionalmente pone come obiettivo – mezzo la “moratoria universale delle esecuzioni capitali”.

Tale strategia ha come obiettivo finale l’abolizione della pena di morte per mezzo del riconoscimento di un nuovo diritto umano, consistente nel diritto individuale a non essere uccisi neanche in conseguenza di una sentenza giusta.

Questa strategia è ormai accettata dall’Assemblea Generale dell’ONU che in autunno voterà una nuova Risoluzione per la moratoria ribadendo la precedente del dicembre 2012 e ci si augura che anche gli Stati Uniti prendano in considerazione un voto a favore o quanto meno di astensione in modo da corrispondere con coerenza, non solo alle preoccupazioni espresse dal Presidente Obama ma anche “dalla nuova realtà di una federazione americana dove ormai la maggioranza delle giurisdizioni – 28 su 53 – o non hanno la pena di morte oppure non la praticano da almeno 10 anni.”

Questo rapporto contiene una quantità di dati estremamente interessanti.

Sono 161, al 30 giugno 2014, i paesi o i territori abolizionisti di diritto, di fatto o per i crimini ordinari, 6 i paesi che attuano una moratoria delle esecuzioni e, tra questi la Russia. I paesi mantenitori della pena di morte sono scesi a 37 (tra essi la Palestina, il Giappone, l’India, gli Stati Uniti d’America, l’Iran, l’Iraq e la Bielorussia) rispetto ai 40 del 2012. Per apprezzare la bontà della strategia indicata da Nessuno tocchi Caino basti pensare che nel 2005 i paesi mantenitori della pena di morte erano 54.

I paesi che sono maggiormente ricorsi alle esecuzioni capitali nel 2013 sono la Cina (almeno 3000), l’Iran (almeno 687), l’Iraq (almeno 172), l’Arabia Saudita (almeno 78) e gli Stati Uniti (39).

Dei 37 paesi mantenitori della pena di morte ben 30 sono paesi dittatoriali, autoritari o illiberali. Solo la Cina ha eseguito nel 2013 almeno 3.000 esecuzioni capitali, cioè il 74,5% delle esecuzioni capitali nel mondo. Il rapporto avverte che “molti di questi paesi non forniscono dati ufficiali sulla pratica della pena di morte, per cui il numero delle esecuzioni potrebbe essere molto più alto.”

“L’Europa – si legge nel Rapporto – sarebbe un continente totalmente libero dalla pena di morte se non fosse per la Bielorussia, Paese che anche dopo la fine dell’Unione Sovietica non ha mai smesso di condannare a morte e giustiziare i suoi cittadini.”

Trai paesi e territori abolizionisti a maggioranza mussulmana vi sono 25, mentre tra i mantenitori ve ne sono 22, “dei quali 18 hanno nel loro ordinamenti giuridici richiami espliciti alla Sharia. “

Il Rapporto contiene dati riguardanti le esecuzioni capitali di minorenni, quelli conseguenti alla cosiddetta “guerra alla droga” e al “terrorismo”, quella irrogata per reati non violenti, politici e di opinione e la persecuzione di appartenenti a movimenti religiosi o spirituali.

Interessantissimo il capitolo sulla cosiddetta “civiltà” dell’iniezione letale. Recenti tragiche esecuzioni negli Stati Uniti d’America hanno preoccupato anche il Presidente Obama. Il Rapporto ha nella copertina la foto attestante la tragica conseguenza di una iniezione letale.

La prefazione del Rapporto è del Presidente del Repubblica del Benin, Boni Yayi, che si è impegnata per questa lotta alla pena di morte nel continente africano. Vi è un capitolo dedicato alla storia della “iniezione letale” affidato all’editorialista del “The New Republic” Ben Crair ed una esegesi sulla fragile fraternità di Caino e Abele redatta da Padre Guido Bertagna.

L’introduzione è di Elisabetta Zamparutti, tesoriera di “Nessuno tocchi Caino” mentre tutto il lavoro è stato curato da Sergio d’Elia l’animatore principale di questa associazione abolizionista.

All’art. 15 della bozza della nuova Costituzione proposta dalla Commissione ad hoc, istituita nel febbraio 2009, si legge : ”Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà, alla sicurezza e all’integrità della sua persona …Nessuno può essere condannato a morte.”

http://www.pensalibero.it/blog/2014/08/11/nessuno-tocchi-caino-la-pena-di-morte-nel-mondo/

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