Sia lode ora a uomini di fama – James Agee e Walker Evans

Sia lode ora a uomini di fama – James Agee e Walker Evans

sia lode ora

SIA LODE ORA A UOMINI DI FAMA

James Agee e Walker Evans

Traduzione di Luca Fontana

Il Saggiatore 1994

C’è un sogno ricorrente che avvolge lo sguardo di ogni lettore quando si posa su una copertina, quando corre lungo una tastiera di coste o quando legge un titolo: incontrare lo sconosciuto che mozzerà il fiato, fermerà il cuore e si imprimerà per sempre nell’anima.

È il sogno dei romantici e ogni lettore è anche un grande romantico, sempre pronto a innamorarsi e sospirare e farsi rapire dal libro sconosciuto. Ogni lettore è anche un amante di facili costumi, si potrebbe anche dire, si concede facendosi sedurre, ad alcuni offrirà fedeltà nei ricordi, ad altri solo una notte di passione, ma anche in questo caso, di passione sincera.

Ogni lettore è un grande romantico, un grande amante e una grande puttana. Per questo leggere può essere tanto bello e tanto doloroso, tanto faticoso e tanto necessario, può essere sporco, maleodorante e viscido, può essere tutto e il contrario di tutto, inutile illudersi e raccontarsi favole sulla lettura e sui libri che rendono le persone migliori, buone e belle. Non è così, e come sia non si sa. Questo discorso per dire non so nemmeno io cosa, forse solo per dire una cosa a caso buttata lì per farvi rognare o per farvi indifferenti.

let us now praise

E comunque eccolo qui il mio ultimo incontro con lo sconosciuto che mi ha portato via il cuore, lo sguardo e l’anima: Sia lode ora a uomini di fama o, se volete la versione originale, Let us now praise famous men ed è già dal titolo che il libro sprigiona un’essenza esotica e misteriosa; quali uomini famosi ci sono tra dei miserabili raccoglitori di cotone dell’Alabama negli anni ’30 del Novecento? Sia lode… In praise of… c’è un che di religioso, anzi suona quasi come fosse il verso di un inno religioso… che cosa nasconde questo libro che aprendolo mostra delle fotografie… Walker Evans era un fotografo, in effetti, mentre James Agee un giornalista… l’occhio e la mano posati su una terra riarsa, su uomini e donne e bambini macilenti, luridi, piccoli branchi famigliari di mezzadri bianchi, il gradino più basso della miseria, i negri non contano, i negri non erano uomini, poverissimi, persone semplici come è arduo immaginare per le sensibilità corrotte dei cittadini o dei moderni… quindi un reportage?… no… un libro fotografico?… no… un saggio?… sociologico, antropologico… no… un romanzo?… no… cos’è allora Sia lode ora a uomini di fama? È un unico inimitabile e mai più replicato, un prodotto del genio e dell’umanità di Agee ed Evans, un refuso, uno scarto editoriale, un errore di produzione, un’anomalia… è un’anomalia imprevedibile e improvvisa… un colpo di testa di due che avrebbero dovuto semplicemente fare un reportage giornalistico sulle conseguenze della Grande Crisi del ’29 sui mezzadri bianchi dell’Alabama… un reportage giornalistico, tutto qui, niente di più, un normale, banale, semplice reportage giornalistico su dei banali miserabili contadini, magari un po’ lacrimevole, sdolcinato quanto basta, antropologico, appunto… e infatti venne rifiutato, non pubblicabile, un’anomalia, non era quello che era stato commissionato, non era il reportage giornalistico, era un’altra cosa… cosa? non si sa, non c’è un nome di genere per un unico, è un unico… nella forma, nello stile, nel contenuto, nello spirito… semplicemente un libro straordinario e straordinariamente poco conosciuto rispetto al suo valore di capolavoro.

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Girate la copertina e iniziano le fotografie. Anzi no, iniziano fin dalla copertina, nell’edizione che ho acquistato io de Il Saggiatore, ormai fuori catalogo, ma se la trovate ve la consiglio senza dubbio, è bellissima.

Sono 62 fotografie scattate nell’estate del 1936 da Walker Evans in Alabama. Non è presente alcuna didascalia, numerazione, nota esplicativa o riferimento. Niente. Sono le immagini che i vostri occhi vedranno. Sono la storia che viene raccontata, anzi, vissuta, perché questo è il senso di Sia lode ora a uomini di fama: vivere una storia, non di raccontarla, trasporre vita e persone viventi, non ricordi e ricostruzioni. Le 62 fotografie di Walker Evans sono la vita che questo libro racconta mentre essa si svolge. E come loro, anche io non le spiegherò, non dirò quasi nulla, di queste immagini.

Dirò solo che di lei, se siete dei lettori come dico io, romantiche puttane, di questa donna, voi vi innamorerete, la vorreste abbracciare, vorreste salvarla, vorreste essere voi al suo fianco, nonostante la miseria feroce, l’ignoranza abissale, la semplicità primitiva, la religione superstiziosa, il fatto che abbia 27 anni, 4 figli e ne dimostri 50, la disperazione senza speranza, la vita segnata dell’ultima della piramide sociale… nonostante tutto, James Agee riuscirà a farvela sentire viva com’era, non è l’eroina di un romanzo, la principessa di una favola, è solo una donna viva, è vera, esiste, è una persona reale che nella miseria del suo microcosmo ridottissimo lotta e piange e soffre e spera senza speranza alcuna, e voi ve ne innamorerete tornando indietro a guardare più volte la fotografia con quella bocca tesa, il labbro contratto, la testa leggermente reclinata per la paura che morde in continuazione, la scriminatura dei capelli ordinata, la vestina di cotone stampato, le sopracciglia corrucciate per la disperazione e quello sguardo straordinario che vi penetra nel cervello come una spada, un grido di dolore, una richiesta di aiuto e una rivendicazione di dignità, di una donna, una madre, una moglie, una persona umana.

Mae

E iniziate quindi a comprendere il titolo, chi sono gli uomini di fama e il perché di innalzare lodi.

Scrive Agee in una meravigliosa tirata iniziale da leggere tutta d’un fiato, correndo sulle parole:

«Ho detto di questo lavoro che stavamo facendo che è “curioso”. È meglio che specifichi.

Sembra a me curioso, per non dire osceno e affatto terrificante, se accade che un’associazione di esseri umani riuniti dal bisogno e dal caso, e a fini di profitto costituitasi in azienda, un organo di giornalismo, si metta a spiare nell’intimo le vite di un gruppo di esseri umani senza difesa e spaventosamente deprivati, una famiglia rurale indigente e ignorante, allo scopo di esibire la miseria, lo svantaggio e l’umiliazione di queste vite di fronte a un altro gruppo di esseri umani, nel nome della scienza, del “giornalismo onesto” (qualunque cosa significhi un tal paradosso), dell’umanità, del coraggio sociale, e per denaro, e per farsi una reputazione di paladini e di imparziali, reputazione che, con le dovute abili riserve, è scambiabile contro denaro in qualsiasi banca (e in politica, contro voti, raccomandazioni, abramolinconismo ecc.); e che queste persone siano capaci di meditare un simile progetto senza il minimo dubbio circa la propria qualifica a fare un lavoro “onesto”, e con coscienza più che limpida, e nella certezza effettiva di quasi unanime approvazione pubblica. Sembra curioso, inoltre, che l’incarico di questo lavoro sia toccato a persone che hanno per il soggetto una forma di rispetto, e di responsabilità, così radicalmente diversa che, sin dall’inizio e inevitabilmente, hanno annoverato i propri datori di lavoro, incluso quel Governo al quale una delle due persone era vincolata, tra i propri più pericolosi nemici, e hanno agito come spie, custodi e bari, e non si sono fidati di altro giudizio, per quanto autorevole pretendesse di essere, salvo il proprio: per molti aspetti del compito che loro si poneva, non allenato, non informato.[…]

Mi fosse solo possibile, non metterei affatto scrittura qui. Ci sarebbero solo fotografie; il resto sarebbero frammenti di tessuto, fibre di cotone, zolle di terra, trascrizioni di discorso, pezzi di legno e di ferro, fiale di odori, piatti con su cibo ed escrementi. I librai la riterrebbero una vera novità; i critici mugugnerebbero, sì, ma è poi arte?; e son sicuro che una maggior parte di voi lo userebbe come gioco da salotto.

Un pezzo di corpo strappato alla radice sarebbe forse più appropriato.[…]»

Questo è solo l’inizio, quando Agee mette le carte sul tavolo, alcune coperte altre scoperte e il grande gioco della vita ha inizio. Racconta con dolcezza, incanta con tono biblico, scandisce la contabilità della miseria, per immagini per metafore per illusioni infatuando innamorando confondendo barando declamando cantando spargendo odori feccia merda e cimici crudeltà miseria e bambini dementi ricoperti di cenci luridi e cappellini del giorno di festa e tute da lavoro e figliate come cani o topi e case senza gabinetti né acqua corrente e vite che sono un supplizio.

C’è un grande amore disciolto nelle pagine e nelle immagini di questo libro.

È semplicemente l’amore più difficile da provare: quello per l’umanità delle persone qualunque, per la dignità delle vite senza onore e per se stessi come uomini degni di lode.

Nota:

– devo due ringraziamenti: uno all’amico Simone Casetta per il suggerimento del quale gli sono riconoscente e l’altro a Il Saggiatore e al traduttore Luca Fontana per questo grande sconosciuto.

http://2000battute.wordpress.com/2014/09/06/sia-lode-ora-a-uomini-di-fama-james-agee-e-walker-evans/

Dorothea Lange | controappuntoblog.org

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