Johannes Brahms – Quintetto in fa minore per pianoforte e archi, op. 34 complete – Sixteen Waltzes Op 39, No 15 in A Flat Major

Quintetto in fa minore per pianoforte e archi, op. 34

Musica: Johannes Brahms

  1. Allegro non troppo (fa minore)
  2. Andante, un poco Adagio (la bemolle maggiore)
  3. Scherzo. Allegro (do minore) e Trio (la minore)
  4. Finale. Poco sostenuto (fa minore). Allegro non troppo

Organico: pianoforte, 2 violini, viola, violoncello
Composizione: 1864 – 1865
Prima esecuzione: Lipsia, Gewandhaus Saal del Conservatorio, 22 Giugno 1866
Edizione: Rieter-Biedermann, Lipsia e Winterthur, 1865
Dedica: principessa Anna d’Assia

Guida all’ascolto 3 (nota 3)

Il Quintetto in fa minore op. 34 per pianoforte e archi è una delle opere più celebri di Johannes Brahms, oltre che una delle poche nelle quali il getto dell’ispirazione, torrenziale, sembra avere la meglio sulle sue proverbiali cautele nel procedimento di scrittura. La genesi dell’opera, in realtà, è molto accidentata e percorre per intero un anno di profonda crisi emotiva, il 1864, nel corso del quale egli sembra aver trovato ancora una volta rifugio nel lavoro, in quella cura artigianale e quasi maniacale della forma che giustamente è stata definita da Massimo Mila come un “argine” esistenziale opposto agli attentati della disperazione.

La prima versione era destinata alla formazione del quartetto d’archi, ma qualcosa nell’abbondanza dei materiali e nel loro respiro vasto, orchestrale, fece inclinare Brahms per un’altra soluzione, quella della Sonata per due pianoforti. Una volta preparato un abbozzo di questa versione, Brahms ne inviò copia a Clara Schumann, che rimase entusiasta delle idee musicali ma giudicò inadeguata la scelta dei due pianoforti. “È un’opera così piena di idee – scrisse a Brahms – da richiedere un’intera orchestra. Al pianoforte la maggior parte di queste idee va perduta. Può percepirle uno specialista, ma non certo il pubblico”. Fu allora Hermann Levi, direttore d’orchestra che aveva suonato in coppia con Clara la versione per due pianoforti e che, al contrario di lei, ignorava l’originaria derivazione dal quartetto d’archi, a proporre al compositore l’ipotesi del quintetto con pianoforte. Brahms accolse il suggerimento, nella convinzione che alcuni passaggi più decisamente “orchestrali” richiedessero l’intervento del pianoforte, e approntò in tempi piuttosto rapidi la versione definitiva dell’op. 34, la compattezza della quale non rivela nulla dei dubbi, delle discontinuità, delle manomissioni con cui la materia sonora venne trattata in concreto. “Da una composizione monotona per due pianoforti avete tratto un’opera di grande bellezza”, gli scrisse Levi, aggiungendo che “non si ascoltava nulla di simile dal 1828”, ovvero dall’anno della morte di Schubert.

Il paragone con Schubert è pertinente per tutto quel che riguarda l’espansione delle idee melodiche, la ricchezza e il carattere emotivo, quasi patetico del discorso armonico, come pure per la tendenza a trattare l’insieme cameristico come se si trattasse di un cartone di studio per la grande orchestra. Dal punto di vista dell’architettura, invece, lo sforzo di Brahms sembra essere stato quello di eguagliare l’equilibrio, o per meglio dire lo squilibrato bilanciamento di certe composizioni di Beethoven. I due movimenti estremi sono di gran lunga più vasti, imponenti e densi dei due movimenti intermedi, ma proprio la loro simmetria, il loro contrapporsi come pesi di eguale forza collocati ai due poli della composizione, garantisce la stabilità dell’edificio. L’Andante, basato su un’idea melodica principale e altre idee secondarie che le somigliano come per una comune aria di famiglia, è un esempio di “orchestrazione cameristica” leggera ed espressiva, mentre lo Scherzo Allegro, il terzo movimento, rinvia a quel clima nordico, quasi da ballata, che è stato fin dal principio uno degli elementi dominanti della poetica brahmsiama. Ma sono appunto le idee della pagina d’apertura, fin dal bellissimo tema esposto all’unisono da violino, violoncello e pianoforte per essere ampiamente sviluppato e intrecciato ad altri motivi, come pure il percorso di intensità crescente del finale, a porre il marchio della genialità su una delle pagine più affascinanti di tutto l’Ottocento musicale.

http://www.flaminioonline.it/Guide/Brahms/Brahms-Quintettoop34.html


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