Truman Capote La forma delle cose – Il Giorno del Ringraziamento – The Thanksgiving Visitor pdf , 1967) 1/5

di Pietro Citati, la Repubblica, 08/08/2007

Ho l’impressione che oggi, almeno in Italia, Truman Capote conosca pochi lettori. Non so chi abbia letto L’arpa d’erba, o un testo (in apparenza) giornalistico, come Si odono le Muse, che narra un viaggio in Russia insieme alla troupe di Porgy and Bess. In questi giorni, l’editore Garzanti ha pubblicato un volume che raccoglie tutti i racconti editi ed inediti di Truman Capote, sotto il titolo La forma delle cose (traduzioni di Ettore Capriolo, Stefania Cherchi, Mariapaola Dettore, Paola Francioli e Bruno Tasso, pagg. 354 euro 18). È un libro bellissimo: contiene i migliori racconti americani dopo il 1940, ai quali possiamo avvicinare soltanto quelli di Flannery O’Connor.Alcuni di questi racconti sono stati scritti prima dei vent’anni, quando Capote era ancora un fantastico e delicato dilettante, incerto su cosa avrebbe fatto nella vita, il ballerino di tip-tap o l’artista. Ma non vi troviamo mai un tocco incerto o confuso, come se Capote avesse ereditato, nascendo, la mente luminosa e nitida dei grandi autori di racconti. Possedeva una straordinaria freschezza e ricchezza di sensazioni: un occhio sicurissimo nel cogliere ogni particolare: il dono di ridurre ogni personaggio e ogni avvenimento alla propria essenza: la capacità di corteggiare l’artificio, fino a trasformarlo in naturalezza; e una grazia incantevole nei paragoni. A vent’anni aveva già la qualità suprema di Cechov: rappresentare una situazione complicata, condensandola in uno spazio breve e limitato, che a sua volta si perde nell’infinito.Truman Capote non amava quella che noi chiamiamo realtà: a volte, dubitava che esistesse. Cercava altrove, in altri luoghi, in altri mondi, guardando attraverso misteriosi spiragli, che egli solo intravedeva. Ora era una improvvisa nota stravagante: ora una bizzarra luce demoniaca: ora un sogno; ora lo scintillio delle stelle. Egli conosceva una voce privilegiata: quella dei bambini. Appena compaiono sulla scena, essi portano nel nostro mondo un barlume di assurdo, o una luminosa e frivola luce celeste, o un tocco incomprensibile. Una sera, sotto la neve, la vecchia signora Miller incontra Miriam, una di queste creature privilegiate. I capelli color argento, simili a quelli di un albino, le scendono, sciolti e soffici, fino al petto: sembra un bianco fiore di ghiaccio. Da quel momento l’esistenza della signora Miller è sconvolta: Miriam ruba cammei, prende vasi di vetro pieni di rose di carta e li getta a terra, scompare, riappare, fissando le cose con il suo sguardo cupo; e la signora Miller non riesce a resistere alla tremenda violenza feerica della bambina di ghiaccio.Quella di Miss Bobbitt, anzi Miss Lily Jane Bobbitt di Memphis, è un’altra apparizione sconvolgente. Arriva colla corriera delle diciotto, in una cittadina polverosa del Sud, seguita dalla madre. Ha dieci anni. Piccola e magra, con un elegante abito giallo limone, avanza con un’andatura da persona adulta, una mano sul fianco, l’altra che stringe un ombrello da signora. La sua voce è morbida e infantile come un grazioso nastrino. Il belletto dà alle sue labbra una luminosità arancione, i suoi capelli sono una massa di ricci rosati, e gli occhi sapientemente allungati con il bistro.

Qualsiasi cosa dica o faccia, è immacolata e leziosa come una stella del cinema. Appena la vedono, tutti i ragazzi del paese sono affascinati: il loro viso si illumina, gli occhi brillano come candele; le mandano gialle rose Lady Anna, la osservano, la scrutano, lottano per strada, giocano a Tartan, fanno acrobazie con le biciclette mentre lei attraversa il paese. Intanto Miss Bobbitt mette un disco sul grammofono.

Agghindata con una sottanella bianca che somiglia a un piumino di cipria, con strisce di nastro dorato che le scintillano tra i capelli, tiene le braccia ad arco sopra la testa, le mani a calice di giglio, e si tiene dritta sulle punte dei piedi, come la ballerina di un grande teatro. Poi comincia a danzare in cerchio, sempre in cerchio, fino a far girare la testa.

Resta un anno nel paese, circondata dall’ammirazione e dallo stupore. Quando decide di andarsene, i ragazzi preparano per lei due enormi mazzi di rose Lady Anna. Miss Bobbitt scende i gradini di casa e corre a prenderli. In quel momento, la corriera delle diciotto – la stessa che l’aveva portata un anno prima – la travolge. La sua apparizione lascia il mondo, che aveva per breve tempo visitato.

* * *

Quando compose Miss Bobbitt, Truman Capote aveva ventiquattro anni. Avrebbe potuto continuare in questi modi tra angelici, fantastici e leziosi, costruendo una superba maniera letteraria. Ma comprese di possedere innumerevoli talenti: poteva scrivere in tutti i toni, in tutti gli stili, secondo ogni specie di artificio, obbedendo ad un estro che non si esauriva mai. Nessuno era più polimorfo di lui. Scoprì il giornalismo, al quale consacrò alcuni capolavori, come una intervista a Marlon Brando e Si odono le Muse.

Scrivendo il racconto Tra i sentieri dell’Eden, si divertì a rappresentare la realtà – la sua antica nemica – in ciò che ha di più grigio e quotidiano. Un sabato di marzo, Mr. Ivor Belli compra da un fioraio di Brooklyn un mazzo di giunchiglie e le porta nel cimitero di Queen, dove sua moglie – per la quale aveva provato e prova pochissimo affetto – giace sotto una lastra incisa a lettere gotiche. Nel racconto accade pochissimo, salvo che Mr. Belli incontra una matura signora a caccia di vedovi, che cerca invano di circuirlo. Ciò che importa è la meravigliosa avventura dello stile: la realtà quotidiana viene corteggiata dalla penna di Capote, e diventa comica, lieve, iridiscente, come se fosse anch’essa una incantevole “féerie”.

I racconti più belli di Capote sono, probabilmente, i famosissimi Un ricordo di Natale e Il Giorno del ringraziamento, che, insieme al più tardo Un Natale, formano il ciclo di Miss Sook Faulk. Questa volta, Capote ha scelto tre maestri: il Dickens della prima parte di David Copperfield, Huckleberry Finn di Mark Twain, e Dostoevskij, specie L’idiota che fonde insieme con una straordinaria felicità espressiva. C’è un tema centrale: come nell¿Arpa d¿erba, il rapporto tra un bambino non amato, non desiderato e una vecchia zitella innocente. Miss Sook Faulk non ha esperienza, vive isolata, si mimetizza, si nasconde, non capisce il male: ma ama tutte le creature di Dio, tutti gli animali e le cose, persino un favo essiccato, un nido di calabroni vuoto, un’arancia adorna di chiodi di garofano, un uovo di ghiandaia.

Truman Capote adopera tutte le tinte della sua vasta tavolozza, e le tinte che ha rubato nei libri più amati, per creare un universo festoso e coloratissimo. Sebbene innocente, Miss Sook conosce ogni segreto della natura. Uccide con una zappa il più grosso serpente a sonagli che si sia mai visto nella zona, annusa (di nascosto) tabacco, addomestica colibrì, che appollaiano sulle sue dita, racconta storie di fantasmi così paurose da agghiacciare in pieno agosto, passeggia sotto la pioggia, parla da sola, costruisce aquiloni, coltiva le più belle camelie della città, conosce le ricette di ogni medicina indiana, compresa una formula magica per far scomparire i porri. Il suo regno è la cucina. Quando prepara le focacce di Natale, gli sbattiuova ronzano, i cucchiai girano e girano nelle scodelle piene di burro e di zucchero, la vaniglia addolcisce l’aria, lo zenzero la rende piccante: odori di cottura, morbidi e stuzzicanti, saturano la cucina, si diffondono per la casa, e si allargano tra i prati. Alla fine di questa radiosa fatica, trenta focacce di Natale, zuppe di whisky, si allineano sugli scaffali e sul davanzale della finestra.

Questa visione ci riempie di calore: “dentro mi sento caldo e sprizzante di scintille come i ceppi che si stanno consumando, e libero come il vento nel camino”. Capote sa che quello di Miss Sook Faulk è un mondo sacro: bisogna vederlo, osservarlo, mangiarlo, gustarlo, odorarlo, appropriarsene interamente; e allora scorgeremo anche Dio, come se fosse vivo davanti ai suoi occhi; e lo contempla con una nostalgia e un rimpianto dolorosi, perché Miss Sook Faulk e la sua cucina e il Natale e il Giorno del Ringraziamento sono perduti per sempre.

http://ilmiolibro.kataweb.it/booknews_dettaglio_recensione.asp?id_contenuto=2429741

“Eppure Odd rimaneva una presenza: una silhouette dai capelli rossi piantata sulla soglia del mio buonumore…”

“Yet Odd remained a presence, a redheaded silhouette on the threshold of my cheerfulness…”

Tra le tante iniziative presenti in edicola ultimamente mi sono imbattuto nella collana curata da Repubblica e L’Espresso intitolata Short Stories.

L’iniziativa è molto interessante perchè offre la possibilità di leggere lo stesso racconto sia in versione originale che tradotta.
Le Short Stories, infatti, sono racconti con il testo a fronte, racconti brevi di grandi scrittori. Arrivata finora alla 14-esima uscita, ogni venerdì, la collana ha proposto scrittori come Hernest Hemingway, Truman Capote, John Fante, Virginia Woolf, Herman Melville e altri. Leggere un testo in originale permette di conoscere le espressioni tipiche inglesi e americane, i modi di dire, gli intercalari che non possono essere adeguatamente resi in traduzione.

Il volume che voglio rappresentare è il secondo della serie ovvero Il Giorno del Ringraziamento di Truman Capote.
Di questo e di altri volumi si parla anche sul forum nella discussione intitolata Libri con testo a fronte.

Prima di cominciare a raccontare il contenuto del libro, vorrei citare alcune frasi di Capote tratte dal suo lavoro Musica per camaleonti e riportate nella prefazione, frasi che mi hanno colpito particolarmente:

“Quando Dio ti concede un dono, ti consegna anche una frusta; e questa frusta è predisposta unicamente per l’autoflagellazione”. C’è tutto il segreto della scrittura – più in generale, della scrittura – dietro a questa battuta. E c’è tutto Capote, l’uomo che si divertiva a dichiarare: “Sono un alcolizzato. Sono un tossicomane. Sono un omosessuale. Sono un genio”.

Il Giorno del Ringraziamento”, pubblicato nel 1968, è ambientato nell’America della Grande Depressione, periodo dell’infanzia dello scrittore.

La storia parla di un bambino Buddy – da molti considerato un alter ego dello scrittore – che si trova ad affrontare, per la prima volta nella sua vita, il Male. Il Male è rappresentato da un altro ragazzo, più grande di lui, il dodicenne Odd Henderson, che abita nel suo stesso paese e che si comporta a scuola e fuori con arroganza e prepotenza.
Odd Henderson è il classico bullo ripetente, che frequenta la stessa classe di Buddy e che ha preso in completa antipatia il protagonista. Buddy è la sua vittima preferita e subisce le angherie del ragazzo più grande senza capirne il perchè.

Buddy abita in una casa insieme a suo zio B. e insieme a una sua amica, la signorina Sook, una donna alla quale confida e racconta tutto quello che gli succede. La signorina Sook, è una donna ingenua, buona e pensa che ci sia del buon in tutte le persone e non crede a quello che le racconta Buddy su Odd. Per questo decide di invitare a pranzo Odd e la sua famiglia – non il padre perchè è in galera – per il Giorno del Ringraziamento. Buddy è sconvolto dall’invito e non è d’accordo. La sola idea di ritrovarsi nelle grinfie di Odd in uno spazio ristretto come le mura di una casa lo riempie di terrore. Ma la decisione ormai è presa.

Il Giorno del Ringraziamento arriva e arrivano anche gli ospiti tra cui Odd Henderson.
Buddy inizialmente lo evita, fa di tutto per non incrocialo, si rifugia in cucina dove trova Miss Sook che, con la scusa di far compagnia al cane e occuparsi degli ultimi preparativi, non si è ancora presentata agli ospiti; in realtà Miss Sook in queste occasioni, che pure ama, si sente un pesce fuor d’acqua. Ma poi insieme i due raggiungono gli ospiti e Miss Sook accompagna Buddy da Odd. Quest’ultimo però non gli dedica attenzione perchè conquistato e affascinato dal suono di pianoforte e dalla presenza di una ragazza.

E Buddy? Cosa fa? Lui si rifugia nella sua “piccola isola felice”, il ripostiglio del bagno, quel ripostiglio dove ha l’abitudine di rifugiarsi quando vuole pensare e star solo. Da lì, non visto, vede arrivare Odd che, credendosi solo, si mette in tasca un cammeo di Miss Sook trovato su una mensola. Buddy a questo punto non sa se uscire e gridare oppure aspettare il momento opportuno per smascherare l’indole cattiva del ragazzo. Sceglie di aspettare.

Quando tutti sono a tavola Buddy, dopo aver sentito tante complimenti rivolti da Miss Sook a Odd, esplode: “Non è un bravo ragazzo, è un ladro, ha rubato anche il tuo cammeo in bagno!”. Nel gelo che si crea lo zio B. rimprovera Buddy e Miss Sook, per smorzare i toni e dimostrare che le parole di Buddy sono false, va in bagno e al ritorno afferma che il cammeo è ancora lì. Ma a questo punto Odd tira fuori il cammeo, confessa di averlo rubato e se ne va. Anche Buddy fugge a rifugiarsi in una baracca lì vicino.
Si sente tradito e non riesce a capire perchè la sua amica abbia mentito. Rimane a lungo nella baracca, solo, fino a quando non viene trovato da Miss Sook che lo convince a uscire spiegandogli che Odd si comporta male perchè ha dei problemi ed è senza affetti. I due fanno pace e si giurano eterna amicizia.

Passano gli anni, Buddy è cresciuto, Miss Sook invecchiata e Odd ha trovato lavoro in campagna. Un giorno i tre si ritrovano in giardino dove una vasca piena di fiori coltivati da Miss Sook deve essere trasportata in casa. Odd è l’unico che riesce nell’impresa e dopo averla compiuta, si allontana silenziosamente, più silenzioso di quando si era avvicinato.

Termina così questo libro che si legge velocemente e che trasporta negli anni del’infanzia dell’autore. Scritto in tono colloquiale, ha un ritmo discorsivo, l’unico momento di concitazione è quello dell’accusa rivolta da Buddy a Odd a tavola.
Lo stile di Capote è diretto. Fatti, azioni dei protagonisti sono raccontati senza giri di parole e questo permette al lettore di seguire senza grosse difficoltà anche il testo originale.

http://www.libera-mente.net/blog/2008/11/06/libri-il-giorno-del-ringraziamento-di-truman-capote/

Capote Truman – Un Natale e Altri Racconti – Scribd

Truman Capote – The Thanksgiving Visitor – Scribd

Truman Capote: A sangue freddo – In Cold Blood In Cold …

L’arpa d’erba – Truman Capote – Shigeru Umebayashi – Main Theme

http://www.controappuntoblog.org/2013/11/03/larpa-derba-truman-capote-shigeru-umebayashi-main-theme/

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