Raccolta differenziata: solo un business : l’ecologismo è il peggior prodotto del capitalismo

Raccolta differenziata: solo un business

Superficialmente e furbescamente (e ingannevolmente) presentata come la soluzione ideale al problema rifiuti, la Raccolta Differenziata non é un metodo di smaltimento, non é una soluzione, ma solo un metodo di RACCOLTA che niente dice su cosa effettivamente succeda ai rifiuti una volta tolti dalle strade. Al comune cittadino basta sapere che il proprio comune ha istituito un servizio di raccolta differenziata per essere contento e sentirsi in pace con l’ ambiente, ma questo atteggiamento di fatto produce un doppio danno: da una parte, il cittadino si disinteressa del problema e propaganderà questo metodo come necessario e auspicabile, aiutando e supportando il processo di disinformazione; dall’ altra, diventa sempre più difficile combattere per una corretta informazione e per un effettivo tentativo di risoluzione del problema dei rifiuti.

La R.D. Prende piedi in Italia con lo scopo di aumentare l’ occupazione e dare nuove possibilità imprenditoriali in un momento (la metà degli anni ’90) in cui le parole chiave erano ‘terziarizzazione’ e ‘privatizzazione’. E’ infatti in quegli anni che i comuni iniziano a rivolgersi ad aziende terze private, o a consorzi di privati, per far fronte al problema dei rifiuti. Nell’ arco di pochi anni sono sorte centinaia di piccole aziende che traggono profitto dalla R.D., e nel corso degli anni molte di esse si sono consorziate costituendo veri e proprio ‘mostri’ che attualmente generano capitali enormi a discapito dei comuni che li pagano per occuparsi della raccolta.
L’ efficienza di questo metodo, però (si veda l’ articolo: Raccolta Differenziata: perchè non funziona?), é assai scarsa e oltre a non risolvere i problemi relativi ai rifiuti causa ulteriori danni prevalentemente economici al territorio, portando a un continuo arricchimento delle aziende coinvolte, e ad un progressivo impoverimento dei comuni e delle regioni, il tutto a discapito del cittadino che ottiene sempre meno servizi.
Per sostenere questo giro d’ affari ci si appoggia a perenni ‘incentivi’ (regionali, statali ed europei), e a una maggiorazione dei tributi sulla mondezza.
Il fatto che la R.D. sia un autentico business (spesso gemellato a quello del ‘riciclo’) é molto più evidente in alcuni stati esteri che in Italia (ma solo per una mancanza di organizzazione tutta italiana), stati ove si sono creati dei veri circuiti di business tipo l’ EcoBank, il RePaperMe e il MrPET (quest’ ultimo ormai si sta diffondendo anche in Italia). Che questi sistemi di raccolta siano utili non si può certo negare, il problema maggiore sta nelle campagne di sensibilizzazione che vengono portate avanti, quasi sempre mendaci e ingannevoli, che portano l’ utente a pensare che questi meccanismi siano ‘essenziali’ facendo leva sul senso civico.
La R.D., infatti, come vedremo negli articoli relativi allo SMALTIMENTO dei rifiuti, é utile ma NON NECESSARIA.

La raccolta differenziata: solo un business

Il business dei consorzi

Trattamento Meccanico Biologico: grande confusione

Raccolta differenziata: perchè non funziona

Campagne ingannevoli

Los Angeles e la bufala dei Rifiuti Zero

Le voci inascoltate contro la Raccolta Differenziata

http://ademontis.wix.com/tecnologieambientali#!raccolta-differenziata-solo-un-business/c1pc9

La mafia ha truccato la raccolta differenziata
Dia: “Pagati rifiuti importati da Messina”

Venerdì 11 Gennaio 2013 – 07:00 di Antonio Condorelli
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Dagli atti dell’inchiesta Nuova Ionia della Dia di Catania(IL BLITZ), di cui LivesiciliaCatania è in possesso, emerge che la raccolta differenziata dei comuni gestiti dall’Ato Joniambiente è stata truccata attraverso la falsificazione dei formulari (INTERCETTAZIONE 3). Plastica, carta, vetro, legno e umido sono stati anche importati dall’Ato Messina (INTERCETTAZIONE 1) e conferiti, a spese dei cittadini, presso i centri compiacenti. 

http://catania.livesicilia.it/2013/01/11/la-mafia-ha-truccato-la-raccolta-differenziata-dia-pagati-rifiuti-importati-da-messina_218362/

FLP Magazine #2: Il compost azotato: finanziamenti europei ed abbandoni comunitari nella Land of Fire

Dal numero #2 di First Line Press Magazine:

Pensi all’Europa e rimbombano le discussioni sui meccanismi socio-economici-politici che da Bruxelles possono o meno influire sui singoli Stati. Passeggi poi di fianco lo scheletro di uno stabile industriale ad Orta di Atella e non puoi che vivere l’abbandono, col carico d’ipocrisia del paventato spirito comunitario. Una provincia, che forse le sedie del Parlamento europeo non riuscirebbero neanche ad identificare su una mappa. É Caserta, dove le lenti d’ingrandimento dei media si sono accavallate intonandone ripetutamente la filastrocca “terra-dei-fuochi”, fino a spolparla e abbandonarne la carcassa, lasciandone immutati i problemi e riabbandonati i destini.

Europa vuol dire anche finanziamenti ed opportunità per imprenditori di provincia. Succede così che ad Orta di Atella, un capannone fatto in lamiere diventa un’opportunità per Emilio Mormile, che vince un bando comunitario e tira su la Euro Compost, società che accoglie spazzatura per selezionarla e riutilizzarne  solo l’organico per la produzione di composto azotato. Nella parte meno costruita e sovraffollata di Orta di Atella non si sente neanche più l’eco dei macchinari della Euro Compost.

http://firstlinepress.org/flp-magazine-2-compost-azotato-finanziamenti-europei-ed-abbandoni-comunitari-land-of-fire/

Orta di Atella, Eurocompost tra realtà e verità

Pubblicato il 3 novembre 2013

Giovanna Scarano

Orta di Atella – Terra dei fuochi, triangolo della morte, Campania avvelenata, rifiuti tossici. Con questi termini si sta scrivendo una brutta pagina della storia della gloriosa “Campania felix”. Il livello di attenzione mediatico in pochi anni è diventato cosi alto da spingere i cittadini ad intraprendere battaglie, a torto o a ragione, contro qualsiasi cosa riguardasse i rifiuti. E di battaglie i cittadini di Orta di Atella ne sanno qualcosa. Per anni hanno combattuto  a suon di carte bollate contro quella che consideravano una bomba ecologica, l’Eurocompost. Una triste vicenda il cui epilogo è stato il fallimento dell’azienda nel settembre del 2012 . L’azienda nata con fondi europei era titolare di un brevetto per il compostaggio ed era stata scelta anche dalla protezione civile a supporto dell’emergenza rifiuti del 2008 per il trattamento della frazione organica. Questo perché come dimostrano analisi successive effettuate dal Ministero delle Politiche Agricole, in quegli impianti si produceva “ammendante organico naturale regolare”.

Oggi di quella realtà imprenditoriale che dava lavoro a circa trenta operai resta il nulla. Un incendio di natura dolosa nell’agosto del 2013 ha distrutto anche la struttura lasciando uno scheletro su un’area che ora il comune dovrà bonificare. E su quest’ultimo episodio l’attenzione mediatica è stata altissima non solo perché dall’incendio si sprigionò una nube tossica dovuta agli acidi che erano ancora presenti nei depositi ma anche perché qualcuno avanzò l’ipotesi che ad appiccare il fuoco fosse stata la stessa vecchia proprietà per nascondere la verità bruciando documenti importanti. “Menzogne – replica l’ex patron della Eurocompost Emilio Mormile – non abbiamo nulla da nascondere ne avevamo alcun motivo per radere al suolo quello che restava dell’azienda. I documenti che attestano la regolarità dell’operato aziendale sono stati messi in salvo ben prima dell’incendio. Sono stato accusato di tutto, addirittura che i camion scaricavano di sera – prosegue Mormile – senza controllo, ma così come dimostrato e ribadito  più volte, ci sono i formulari che attestano come il tutto avveniva durante le ore lavorative; non oltre le 17.30 quindi. Gli stessi formulari poi, venivano trasmessi in Provincia” conclude.

In effetti i documenti ci sono ed alcune dichiarazioni riportate dalla stampa potrebbero essere passibili di querele. Documenti che attestano che una realtà come quella dell’Eurocompost  avrebbe potuto avere forse un’utilità sociale; un motivo che probabilmente ha fatto sobbalzare dalla sedia tutti coloro che non potendo spartirsi la torta negli anni ha fatto si che l’azienda potesse fallire.

http://www.infondonews.it/2013/11/03/orta-di-atella-eurocompost-tra-realta-e-verita/


MAFIA: “Oltre Gomorra. I rifiuti d’Italia”. – Rassegna stampa – blogger

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