Mirabilmente singolare vita di Glenn Gould – Tutti i Libri di: Glenn – video e So you want to write a fugue?

Glenn Gould, pianista canadese dalla multiforme personalità, grande interprete in particolare delle composizioni bachiane (delle quali ci ha lasciato un ineguagliabile patrimonio di registrazioni), e controverso personaggio assurto all’alveo della mitizzazione, è scomparso a soli cinquant’anni nel 1982, dopo aver rivoluzionato l’approccio al suo strumento.

Questo pianista è apparso fin dall’inizio nel segno di una novità radicale, che sconcertò molti e fomentò feroci opposizioni (alimentate anche dalla sua spettacolare eccentricità, specie nel modo plateale di suonare), fino a che il suo genio non venne pienamente riconosciuto, al punto di diventare un vero e proprio oggetto di culto e un modello di vita, oltre a dare vita a neologismi come “gouldiano” o “gouldismo”.

Dalle incisioni di Gould non solo emerge una strabiliante e nuova concezione della disposizione dei piani sonori dello strumento, ma anche una perfezione assoluta del suono, teso ad “imitare”, attraverso un luciferino uso dello “staccato”, il procedere tipico della tastiera clavicembalistica. Una perfezione che investe la natura dello strumento stesso, volta ad indagare come ai raggi X la nervatura della stessa idea musicale.

Oltre che un pianista, Glenn Gould è stato dunque “un modo” inedito di pensare la musica. Ciò che egli ha detto e scritto di Bach o di Schönberg, di Richard Strauss o di Beethoven, di Mozart o di Boulez, è a volte tagliente ma sempre di un tale acume che obbliga a rimettere in discussione di volta in volta le convinzioni acquisite.

Nato a Toronto il 25 settembre 1932 da Russell Herbert e Florence Greig, Glenn Herbert Gould studia pianoforte con la madre sino a dieci anni, poi teoria con Leo Smith, organo con Frederick Silvester e poi ancora pianoforte con Alberto Guerrero, insegnante principale del Conservatorio di Toronto (ora Royal Conservatory of Music), dove il giovane allievo riporta i più alti voti mai conseguiti in Canada.

Dopo una serie di debutti come organista e come solista con orchestra, tiene il suo primo recital pianistico all’Auditorium “Eaton” di Toronto il 20 ottobre 1947, per poi tenere una serie di concerti anche per radio e televisione (eventi assai importanti alla luce della sua successiva decisione di ritirarsi dalle scene per comunicare al mondo solo attraverso incisioni ed apparizioni video).

Il 2 gennaio 1955 debutta a New York alla Town Hall e, solo il giorno seguente, firma un contratto in esclusiva con la Columbia Records, i cui “osservatori” sono rimasti folgorati dalle sue esecuzioni. Del 1956 è infatti la sua prima incisione delle “Variazioni Goldberg” di Bach, una monumentale partitura costituita da un’aria e trentadue variazioni che costituiranno il biglietto da visita del genio di Gould per il futuro, nonché la sua incisione più famosa e più citata.

Solo l’anno dopo incontra un altro genio della musica, Leonard Bernstein, con cui debutta alla Carnegie Hall di New York con la New York Philharmonic Orchestra nel Concerto n. 2 per pianoforte e orchestra di Ludwig van Beethoven. Da questo momento in poi la carriera concertistica di Gould procederà a gonfie vele, anche se il pianista fin da subito sviluppa un odio profondo verso questo stile di vita, fatto di viaggi continui e di nottate passate in alberghi sempre diversi. Ma non basta: la ben nota idiosincrasia gouldiana verso l’istituzione della “forma concerto”, poggia su sofisticate analisi storico-sociologiche, nonchè su fondamentali considerazioni circa il ruolo della tecnica nelle nostre vite; la tecnica, infatti, permette ormai all’ascoltatore di avere un ruolo attivo nel processo di ascolto, consentendo al fruitore di costruire da sè l’evento sonoro. Insomma, la tecnologia è per Gould lo straordinario mezzo per istaurare un nuovo e più attivo rapporto tra “artista” e “pubblico” (da notare che il pianista detestava entrambi i termini per le implicazioni gerarchiche che contengono).

Concetti più volte chiariti nelle sue acute, disturbanti e talvolta divertentissime interviste. In una di esse troviamo scritto: “La tecnologia non dovrebbe, secondo me, esser trattata come qualcosa di neutro, come una sorta di voyeur passivo; le sue capacità di “scorticamento”, d’analisi e soprattutto d’idealizzare un’impressione data devono essere sfruttate […] Ho fede nell'”intrusione” della tecnologia giacché, per essenza, tale intrusione impone all’arte una dimensione morale che trascenda l’idea d’arte stessa“.

Gould abbandona dunque la carriera concertistica a soli trentadue anni, nel 1964, per rifugiarsi in un non meglio specificato eremo canadese (probabilmente un Residence), e per dedicarsi esclusivamente all’incisione di dischi e alla registrazione di trasmissioni televisive e radiofoniche in quantità eccezionale.

La sua vita sembrava ormai essere scandita da un isolamento fisico sempre più estremo, una solitudine che l’artista riteneva necessaria non solo per “creare” ma anche per vivere.

Glenn Gould muore a causa di un ictus il 4 ottobre 1982, lasciando un inestimabile patrimonio di registrazioni e di scritti, nonché un enorme vuoto di intelligenza, di sensibilità e di purezza umana.

Thomas Bernhard, uno dei massimi scrittori contemporanei di lingua tedesca, ad un anno dalla morte ne ha fatto il protagonista “assente” del suo romanzo “Il Soccombente”, storia del dramma di non essere Glenn Gould. Ciò che Gould rappresenta nel romanzo è infatti la perfezione; ed è appunto alla perfezione della sua esecuzione delle “Variazioni Goldberg” di Bach, uno dei vertici dell’interpretazione di tutti i tempi, che generalmente, seppur riduttivamente, ancora lo si associa.

http://biografieonline.it/biografia.htm?BioID=287&biografia=Glenn+Gould

IL LIBRO

Mirabilmente singolare. Racconto della vita di Glenn Gould

Questa appassionante e ricchissima biografia di Glenn Gould è in un certo senso il rovescio in positivo delle numerose iniziative che sono sorte intorno alla figura di questo eccentrico genio dell’interpretazione musicale e dell’esecuzione pianistica nei decenni successivi alla sua morte prematura nell’ottobre del 1982. E’ proprio l’autore ad accennare, tra queste iniziative, a un film Trentadue corti su Glenn Gould di Francois Girard del 1993, di cui dice: “il film ha ottenuto un consenso quasi unanime benché si distingua più per l’ingenuità che per la ricchezza di intuizioni: è un minestrone di leggende non verificate e di luoghi comuni… L’insistenza di Girard a elevare anziché rendere umano il personaggio – ARTISTA, FILOSOFO, PAZZO, GENIO” proclamava la pubblicità – ha portato ad alcune sequenze che non posso guardare senza provare un certo imbarazzo”. La citazione serve correttamente a orientare il lettore di questa biografia, preannunciando che qui si tratta dell’esatto opposto: nessuna operazione di banale celebrazione intorno allo stereotipo del mito ma un racconto che prende le mosse dall’infanzia in un piccola provincia dell’Ontario rurale, ricostruisce e analizza l’ambiente familiare, la cultura e i valori che hanno guidato la formazione di Gould, esamina in profondità i segni della rivelazione di un eccezionale talento e racconta in ogni aspetto il suo affermarsi su scala planetaria quale mito e icona di uno dei maggiori geni del suo tempo. Un talento dalle caratteristiche assolutamente singolari che il biografo in questo libro illustra, attraverso un’accurata analisi e un’attenta e minuziosa ricostruzione lasciando emergere tutta la gamma e l’ampiezza, l’unicità e la miracolosa composizione della personalità di Gould. Un ritratto completo e avvincente che lungi dal situare il genio in un luogo astratto e inaccessibile si preoccupa di restituirgli una dimensione umanissima nell’interezza e nella ricchezza della sua tanto singolare personalità. “Quando suonava Gould non si limitava a interpretare un brano musicale, ma forniva una testimonianza della sua concezione del mondo e insisteva nel sostenere che persino gli aspetti apparentemente più materiali della prassi esecutiva hanno implicazioni più vaste, in special modo etiche”. Proprio su questa dimensione etica il biografo pone l’accento per illuminare aspetti della personalità di Gould che derivano dall’ambiente familiare e culturale, da quel mondo puritano che se da un lato condizionò la sua visione dell’arte, dall’altro gli fornì una sorta di protezione e di salvacondotto per passare in una condizione di relativa e precaria indennità attraverso quello che fu giustamente definito il turbine del suo genio con tutti i rischi, la vulnerabilità scoperta, gli eccessi e la tremenda pressione che un simile talento in una natura sensibile e fragile, assediata da manie e idiosincrasie, comportava Merito di questa biografia è di non aver lasciato nulla fuori dal racconto della vita di Gould, dalla famosa sedia costruita apposta per lui dal padre, alla minuziosa ricostruzione di ogni evento e figura – i genitori e l’ambiente della sua formazione, più tardi il maestro Guerrero, pianista cileno di chiara fama, poi l’incontro decisivo con la musica dodecafonica, Schoenberg e più tardi con Bernstein, la fascinazione e l’interesse che nutrì per la tecnologia e il formidabile potenziale che essa aveva in serbo per la musica contemporanea il suo ascolto e per il modo in cui avrebbe influito sulla stessa composizione – ogni tappa del suo prodigioso percorso viene in questo libro perlustrata, in una orchestrazione sapiente e avvincente che riconduce sempre ogni elemento nel fuoco della personalità di Gould. Ne esce un ritratto denso e toccante come un romanzo attorno a un eroe contraddittorio ed enigmatico, candido e irriverente, ironico e iconoclasta, conservatore e innovatore al tempo stesso, nel quale ogni tratto del carattere, dell’ambiente culturale e familiare e della storia personale assume un valore, un peso decisivo, e infine il significato più autentico. “…Per trovare i temi che ci aiutano a comprenderlo, i fili che legano insieme la sua vita e il suo lavoro dobbiamo andare oltre il culto.” E’ ciò che fa l’autore de “Mirabilmente singolare” offrendoci una visione caleidoscopica della personalità del genio in cui si mescolano il puritano e il romantico, il narcisista e l’ipocondriaco, il solitario e l’irriverente, il pianista virtuoso e il filosofo, il nevrotico e l’amante della natura e degli animali e molto altro ancora in un magico prisma rivelatore. “L’idea che Gould non fosse soltanto un pianista è, soprattutto per i profani, una delle fonti principali della sua reputazione postuma. Gould ha dimostrato di possedere una capacità di catturare l’immaginazione delle persone con la forza della rivelazione….Quando penso a Gould mi viene sempre in mente un vecchio proverbio: quel che portiamo nel cuore dalla nascita, rimarrà per sempre”. (Scheda di Giovanna Bentivoglio)

http://www.edizionieo.it/catalogo_visualizza.php?Id=109

Glenn Gould – Tutti i Libri di: Glenn Gould – Pagina 1


Questa voce è stata pubblicata in Glenn Gould e contrassegnata con . Contrassegna il permalink.