Kader Abdolah : il corvo, il re – Kader Abdolah Dante e Maometto

Lettore! Faccio il sensale nel ramo del caffè, e abito in Lauriergracht n. 37. Non è mai stata mia inten­zione vendere caffè, ma così ha deciso la vita. Vengo da quella che un tempo si chiamava Persia, il paese degli antichi re, dell’oro, dei tap­peti volanti, delle donne bellissime e di Zara­thustra. In patria aspiravo a diventare scrittore, ma in Olanda è impossibile guadagnarsi il pane con la penna. È per questo che sono diventato com­merciante di caffè. Quando non viaggio, vendo caffè nel piccolo negozio sotto il mio apparta­mento

“Nei racconti della tradizione persiana c’è sempre un corvo che vola in cielo”, come un messaggero, un testimone, depositario di quel patrimonio di storia e cultura che Kader Abdolah porta fino a noi. In questo romanzo d’ispirazione autobiografica, il rifugiato iraniano Refid Foaq narra il lungo viaggio della sua vita: dalla falegnameria del padre, fervente musulmano, dove cresce il suo spirito curioso e ribelle, a Teheran, dove giovane universitario entra nella resistenza contro gli ayatollah e, dopo mille avventure, viene salvato in extremis dalla giovane che diventerà sua moglie, fino alla fuga, l’approdo in Olanda e la scommessa di una nuova identità che concili passato e presente, l’operaio alla catena di montaggio e l’aspirante scrittore deciso a realizzare con la nuova lingua – quella della libertà – l’antica vocazione letteraria. Una lingua, quella di Abdolah, che si arricchisce di colore e ispirazione, nell’incontro tra Oriente e Occidente, e in cui l’avventura di una vita diventa quella di un intero popolo di migranti sospeso tra due mondi, che trova nell’apertura e nello scambio la via per dare nuovi orizzonti alle proprie radici. 

Citazioni

“Allora ti insegnerò una cosa. […] Ascolta, ho letto quasi tutti i classici persiani. Gli antichi maestri sostengono che Dio ha lasciato un frammento di sé nell’uomo quando l’ha creato. Gli ha donato una delle sue prerogative più potenti: la forza dell’immaginazione. È un segreto cui hanno accesso solo gli esseri più nobili. Quindi, giovanotto, pensa una cosa e rendila possibile. È quello che ha fatto Dio: ha pensato l’uomo e ha creato l’uomo. Ha pensato il sole e ha creato il sole. È questo il segreto.” p. 13

“Il vecchio corvo della mia casa natale gracchiò e io aprii la finestra della mia stanza. L’uccello volò sopra la casa, gracchiò di nuovo, poi salì verso il cielo, si posò sul minareto della moschea e continuò a strepitare. 

Le colombe della moschea, intuendo che stava per succedere qualcosa, si alzarono in volo, andando ad atterrare sulla cupola. Il gatto di casa e i gatti dei vicini si arrampicarono in fretta sull’albero e da lì sul tetto. Chiusi la finestra e mi precipitai il più in fretta possibile a unirmi a quei singolari spettatori.” p. 21

“Sui rami di quell’albero c’è da molti anni il nido di un vecchio corvo. I corvi possono vivere anche cent’anni. Questo corvo non vola quasi più e nessuno gli fa caso. Penso di essere l’unico a sapere della sua esistenza. Lui mi conosce e sa dov’è il mio negozio. Quando fa buio esce dal nido, salta su un ramo e controlla che non ci sia nessuno. Poi attraversa il canale e vola fino al mio negozio. Becca i tozzi di pane secco che gli ho preparato e beve un po’ d’acqua da una vaschetta messa lì apposta per lui. Quando ha mangiato e bevuto a sufficienza torna sull’albero. Questo corvo è un testimone, ha visto tutto quello che è successo ad Amsterdam nell’ultimo secolo: l’occupazione tedesca, la persecuzione degli ebrei e l’arrivo di turchi e marocchini venuti a lavorare come immigrati.” pp. 88-89

http://iperborea.com/titolo/363/

Recensione: “Il Corvo” di Kader Abdolah

5 dicembre 2013

Un vecchio corvo sui tetti della sua casa di Teheran ed un giovane corvo su quelli della sua casa olandese è il filo conduttore che ci trasposta tra le origini nei classici letterari mediorientali e la moderna scrittura nordeuropea.

Kader Abdolah, dissidente del regime teocratico iraniano, si racconta. Un’autobiografia fugace e avvincente delle fasi più importanti della sua vita, dal sogno di un bambino di divenire un poeta, passando dalle illusioni dell’Unione Sovietica, all’asilo politico conquistato, dopo un lungo viaggio stivato nel cassone di un TIR, in Olanda dove è attualmente riconosciuto come uno dei migliori degli scrittori in lingua nederlandese di tutti i tempi, ma anche dove non si vive di sola scrittura ed è tenuto a svolgere l’attività principale (almeno per la camera di commercio) di “sensale nel ramo del caffè”.

Nel libro sono presenti delle citazioni di altissimo livello colte dalla letteratura persiana ed olandese , usate come pietre preziose, arricchiscono il lettore.

In occasione della Settimana del Libro Nederlandese in Olanda viene distribuito il Boekenweekgeschenk, ovvero ‘il libricino’ che viene distribuito praticamente nelle mani di tutti gli olandesi e spesso ne diviene un classico della letteratura nazionale. Il corvo è appunto il Boekenweekgeschenk 2011, a conferma di quanto si conferma efficace la scrittura di Abdolah nel Nordeuropa.

Il corvo, l’animale, è sempre presente nei racconti della tradizione persiana.

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 Roma, 26 set. (Adnkronos) – Con ‘Il corvo’ in uscita per Iperborea, Kader Abdolah, racconta il lungo viaggio del rifugiato iraniano Refid Foaq: dalla falegnameria del padre, fervente musulmano, dove cresce il suo spirito curioso e ribelle, a Teheran, dove giovane universitario entra nella resistenza contro gli ayatollah e dopo mille avventure viene salvato in extremis dalla giovane che diventera’ sua moglie, alla fuga, l’approdo in Olanda e la scommessa di una nuova identita’, che concili passato e presente, l’operaio alla catena di montaggio e l’aspirante scrittore deciso a realizzare con la nuova lingua, quella della liberta’, l’antica vocazione letteraria.

Evidente l’ispirazione autobiografica del romanzo, il cui titolo rimanda al corvo che costantemente compare nei racconti della tradizione persiana con un ruolo di messaggero e testimone, che punta su una lingua che si arricchisce di colore e ispirazione nell’incontro tra Oriente e Occidente, e in cui l’avven tura di una vita diventa quella di un intero popolo di migranti sospeso tra due mondi, che trova nell’apertura e nello scambio la via per dare nuovi orizzonti alle proprie radici.

Kader Abdolah, nato in Iran nel 1954, perseguitato dal regime dello scia’ e poi da quello di Khomeini, rifugiato politico in Olanda dal 1988, e’ diventato uno dei piu’ importanti scrittori di questo Paese, costantemente nella lista dei best-seller. Con ‘Scrittura cuneiforme’ conquista il pubblico internazionale. ‘La casa della moschea’, votato dai lettori olandesi come la seconda migliore opera mai scritta nella loro lingua, e’ Premio Grinzane Cavour 2009. Tutti suoi romanzi sono pubblicati in Italia da Iperborea.

http://www1.adnkronos.com/IGN/News/Spettacolo/Libri-dallIran-allOlanda-con-Il-corvo-di-Kader-Abdolah_32653140376.html

Il corvo di Kader Abdolah


Non è che proprio tutti siano diventati tassisti o fruttivendoli, naturalmente. Molti hanno proseguito gli studi e trovato un buon lavoro. Le donne in particolare hanno approfittato del nuovo stato di cose per conquistarsi una condizione dignitosa. Eppure è come se quella prima generazione di profughi avesse messo da parte i suoi sogni per offrire migliori opportunità ai figli. Sono come gli atleti di una staffetta che passano il testimone al gruppo successivo.


Questa è la storia di Refid Foaq, iraniano immigrato in Olanda, sensale di caffè, scrittore per vocazione.
Questa è la storia di Kader Abdolah, nato in Iran nel 1954 e rifugiato politico in Olanda dal 1988, che è riuscito a far sua la lingua del paese che lo ha accolto, tanto da aver l’onore della richiesta di scrivere il ‘libricino’, il libro-omaggio della Settimana del Libro Nederlandese. Il ‘libricino’ che deve rispettare una lunghezza prestabilita e che è, appunto, “Il corvo”.


Il titolo scelto da Abdolah è suggestivo: il corvo appare spesso nei racconti della tradizione persiana, è un testimone che osserva tutto dall’alto, è un custode della cultura, è un messaggero alato che valica i confini. Come il corvo, anche il protagonista del racconto di Abdolah, così come altri personaggi che vi appaiono, ha superato confini, ha portato la sua cultura e il suo passato in altri paesi, cancellando le frontiere.
“Voglio raccontarvi quello che è successo e come sono finito in Lauriergracht n.37” – e quello che è successo ha radici lontane, nel tempo e nello spazio. Inizia in un paese che si chiamava Persia finché, nel 1959, fu stabilito che entrambi i nomi, Persia e Iran, potevano essere usati. Regnava ancora lo scià che, però, accettando l’aiuto americano, segnava viepiù l’americanizzazione del paese. Inizia con un padre falegname e con un ragazzo che ama leggere e che, per amore della lettura, affronta anche libri americani, con l’aiuto di un dizionario: è il segno di una curiosità intellettuale che lo accompagnerà sempre, che sarà uno stimolo fortissimo, quando le vicende della Storia lo obbligheranno a lasciare l’Iran.


C’è il tono distaccato della lontananza, nel racconto di Kader Abdolah. La pacatezza di chi ha accettato la durezza della sorte ed è grato del destino che gli è toccato, paragonandolo a quello di altri meno fortunati di lui. L’intelligenza e l’apertura mentale di chi ha saputo non restare prigioniero della sua identità e dei suoi ricordi. A tratti veloci, nello spazio del centinaio di pagine che gli sono concesse, Abdolah, sotto lo pseudonimo di un amico conosciuto all’università, un medico del Kurdistan arrestato e ucciso durante la rivoluzione, traccia la storia della sua vita, le letture e i primi scritti, la rivoluzione, l’attentato all’ambasciata americana e l’incontro con la ragazza che avrebbe sposato. E poi l’esilio, la fuga attraverso la Turchia, l’attesa estenuante per i documenti, i soldi sufficienti soltanto per una destinazione “minore”, per un piccolo paese grigio e piatto nel nord dell’Europa. Dall’Iran all’Olanda è un capovolgimento radicale, un ripartire da zero, un gettarsi alle spalle tutto ciò che si era. Ma Refid Foaq è caparbio, ha i piedi saldi sulla terra e sa che solo un lavoro manuale – anche se non gli si confà – può permettergli di vivere, che è necessario imparare la lingua del posto. Sogna altro, però. Sogna di diventare quello che sperava di diventare prima che la sua vita si spezzasse. Come tanti altri iraniani in esilio, diseredati del loro futuro. Capisce anche che deve far incrociare i due mondi, filtrare la cultura dei suoi antenati dentro quella dell’Occidente.



È una splendida e intrigante sorpresa, per il lettore, trovare accostate opere poetiche persiane e testi fondamentali della letteratura olandese. Soprattutto lo scrittore si appropria del romanzo ottocentesco “Max Havelaar” con i suoi riferimenti alla politica coloniale olandese e al commercio del caffè: sembra un dettaglio irrilevante e, invece, c’è poco che renda l’idea del cambiamento radicale subito da un uomo che viene dal paese in cui il tè offerto nei bicchieri di vetro è la bevanda nazionale e che finisce a vendere caffè. Così come il paesaggio che lo circonda è esattamente l’opposto di quello che ha lasciato – la piattezza grigia dell’Olanda è illuminata dal ricordo azzurro della magica Isfahan.
“Il corvo” non è solo la storia di Rafid Foaq alias Kader Abdolah. Ogni pagina del suo travagliato viaggio verso una destinazione ignota ci fa pensare alle tragedie dei barconi carichi di migranti di cui abbiamo letto di recente, a vite di cui non sappiamo nulla, ad ambizioni stroncate, ad umiliazioni inghiottite, ad una volontà di andare avanti ad ogni costo e nonostante tutto.

Di Marilia Piccone

 http://www.wuz.it/recensione-libro/8047/corvo-Kader-Abdolah.html

Il re (Iperborea)

1 novembre 2012

Fedele alla tradizione letteraria persiana che prescrive di “istruire divertendo”, dopo Scrittura cuneiforme e La casa della moschea Kader Abdolah prosegue nel percorso a ritroso di restituzione delle vicende patrie, tessendo un ambizioso e imponente romanzo attorno ai numerosi, capitali eventi che caratterizzarono la storia dell’Iran nella seconda metà dell’Ottocento, culminati nei moti costituzionali dei primi anni del nuovo secolo.

Kader Abdolah

IL RE

Iperborea

“Uno dei più grandi scrittori olandesi”.

L’Espresso

Il libro 

Il re si aggiunge alla serie di opere testimonianza con cui Abdolah sta tenendo fede all’impegno assunto dopo aver lasciato l’Iran, ovvero di continuare a combattere con la penna, come ha dichiarato in una recentissima intervista: “Ho lasciato morti dietro di me, i miei compagni di lotta sono in carcere o sono sepolti in qualche cimitero, mentre io vengo ricevuto ovunque come un re. Ho un obbligo verso di loro e devo onorarlo, o la mia fuga sarà una sconfitta.”

Protagonista di Il re è la figura romanzata dello scià Nasser Al-Din Shah Qajar, che regnò dal 1848 al 1896, anno del suo assassinio. Lo scià è l’incarnazione dell’inettitudine, dell’incapacità di intercettare gli snodi cruciali della Storia; debole, ostinato, vendicativo, maldestro poeta, appare molto più interessato alla sua colazione mattutina, alle 230 donne del suo harem d’altri tempi e al suo enigmatico gatto Sharmin che ai problemi dell’Iran; succube della madre e vittima della propria ignavia, è l’incarnazione del potere sordo e ottuso, destinato alla sconfitta in un mondo in rapido mutamento. È in questo momento infatti che si allungano sulla Persia le mire dei due protagonisti del Grande Gioco, la Russia a Nord, e l’Inghilterra, interessata a garantirsi le vie marittime e terrestri di accesso all’India, oltre che a sfruttare i giacimenti di petrolio nella regione meridionale del paese.

L’altro protagonista della narrazione e contrapposto allo scià è il visir, Mirza Kabir (trisavolo dello stesso Kader Abdolah), che invece guarda all’Occidente e auspica per il proprio paese un futuro di progresso, sognando la costruzione di fabbriche, ferrovie, ospedali, il diffondersi dei vaccini e del telegrafo, e una Teheran in cui finalmente facciano la loro comparsa gli orologi. Colpiscono la sua dignità, la sua solitudine in mezzo ai complotti, la sua lungimiranza politica, la malinconica consapevolezza del suo ruolo e del destino che lo attende, il tenero amore mediato da versi poetici che lo lega alla moglie, il senso del dovere.  Nello scontro tra i due a soccombere è Mirza, ma le sue idee di modernità, il suo illuminismo sono le forze della storia a cui lo scià non può opporsi: mentre le città persiane vengono collegate con il telegrafo, per le strade e nei bazar monta la rivolta. È l’inizio di un’inattesa, epocale rivoluzione: agli abitanti di un stato ancora feudale e latifondista viene messa a disposizione la più avanzata tecnologia della comunicazione di quel tempo.

È grazie all’indomita vivacità e al gusto per la scrittura, l’invenzione e l’ironia che Abdolah si conferma scrittore di razza nel tradurre un ambizioso e imponente affresco storico in una neo favola olandese ispirata a stilemi orientali. Ma a colpire ancora di più che nei suoi romanzi precedenti è la capacità unica di Abdolah nel farsi interprete del presente: il momento storico in cui è stato pubblicato (luglio 2012), in casuale anticipazione della “primavera araba”, evidenzia l’estrema attualità del Re in quanto storia di quel “contagio dell’Occidente” che, grazie ai nuovi mezzi di comunicazione (il telegrafo allora, i social network oggi), rappresenta la speranza di un cambiamento alla lunga inesorabile. In questo senso, il romanzo fa sentire con potenza “la storia che bussa alla porta” e ha il pregio di sollecitare il lettore a riflettere sulla storia di paesi, come Iran e Afghanistan, ancor oggi cruciali per la storia del mondo.

L’autore

Kader Abdolah, nato in Iran nel 1954, perseguitato dal regime dello scià e poi da quello di Khomeini, rifugiato politico in Olanda dal 1988, è diventato uno dei più importanti scrittori di questo Paese, costantemente nella lista dei best-seller. Con Scrittura cuneiforme conquista il pubblico internazionale. La casa della moschea, votato dai lettori olandesi come la seconda migliore opera mai scritta nella loro lingua, è Premio Grinzane Cavour 2009. Tutti suoi romanzi sono pubblicati in Italia da Iperborea.

Altre opere di Kader Abdolah tradotte in Italia:

 

Il messaggero, traduzione di Elisabetta Svaluto Moreolo, Iperborea 2010

La casa della moschea, traduzione di Elisabetta Svaluto Moreolo, Iperborea 2008

Ritratti e un vecchio sogno, traduzione di Elisabetta Svaluto Moreolo, Iperborea 2007

Calila e Dimna, traduzione di Elisabetta Svaluto Moreolo, Iperborea 2005

Scrittura cuneiforme, traduzione di Elisabetta Svaluto Moreolo, Iperborea 2003

Il viaggio delle bottiglie vuote, traduzione di Elisabetta Svaluto Moreolo, Iperborea 2001

Kader Abdolah

 IL RE

Iperborea

Trad. dal nederlandese e postf. di Elisabetta Svaluto Moreolo

Titolo originale: De koning (2011)

http://alicesenzaniente.wordpress.com/2012/11/01/il-re-iperborea/


 

Destini paralleli: La problematica della lingua fra Kateb Yassin e Kader Abdolah.

 

http://www.controappuntoblog.org/2012/09/10/destini-paralleli-la-problematica-della-lingua-fra-kateb-yassin-e-kader-abdolah/

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