Vladimir Ashkenazy: Rachmaninov – Piano Concerto No. 2 in C minor complete – Sergei Rachmaninoff plays his Piano Concerto No. 2

Storia della composizione

Dopo il clamoroso insuccesso di pubblico e di critica della sua prima sinfonia, Rachmaninov cadde in una profonda crisi artistica. Affidatosi alle cure del professor Nikolaj Dahl, il compositore però si riprese, scrivendo in breve tempo il secondo ed il terzo movimento del concerto. Lo stesso autore li eseguì a Mosca nella Sala della nobiltà il 15 settembre 1900, ottenendo una grandiosa accoglienza dal pubblico presente. Rigenerato da questo ritorno sulla scena, ultimò la partitura e la dedicò a Dahl; la prima esecuzione integrale, con il compositore stesso come solista e il cugino Aleksandr Ziloti alla direzione d’orchestra, ebbe luogo alla Società Filarmonica di Mosca il 27 ottobre 1901.

Struttura della composizione

Moderato

Il primo movimento è caratterizzato da due temi che si intrecciano: il primo, in tonalità minore, maestoso e quasi marziale, che conferisce tono drammatico e incalzante; il secondo in tonalità maggiore, più cantabile, è una dolce melodia di grande intensità.

Il pianoforte esordisce con pesanti accordi che introducono una drammatica atmosfera di mistero. Successivamente viene presentato il primo tema esposto dagli archi (violini più viole, mentre i bassi scandiscono il tempo) e dal clarinetto, ripreso poi con grande enfasi dal pianoforte solo.
L’atmosfera cambia con l’introduzione del secondo tema che chiude l’esposizione. Si torna quindi al primo tema, esposto da oboe, clarinetto e viole, con conseguente parentesi virtuosistica del solista.
Il culmine si ha con la riproposizione del secondo tema, con i violini aggiunti a clarinetto e viole che anticipano l’ingresso enfatico del pianoforte.
La ripresa si apre con il ritorno al tempo di marcia, a cui segue il melodioso canto del solista, questa volta accompagnato da legni, corni e archi. Lo stacco del corno solo si impone per portare al ritorno del secondo tema, ripreso da tutta l’orchestra.
La coda, introdotta dai virtuosismi del pianoforte, si conclude con perentori accordi orchestrali.

Adagio sostenuto

Il pianoforte esordisce con un delicato arpeggio in terzine sull’accompagnamento leggero di archi con sordina, clarinetti, fagotti e corni. Il flauto solista espone un tema dolcissimo, ripreso in successione dal clarinetto. Quindi il pianoforte si scambia con il clarinetto, che lo accompagna quasi in un duetto. I violini intervengono a rompere il tema, che evolve in una seconda parte più animata, dove il pianoforte elabora il materiale tematico, con interventi di fiati e archi, in un progressivo climax espressivo fino all’esplosione sonora di tutta l’orchestra.
Dopo una cadenza del solista, si ritorna alla tenue prima parte del tema, proposta in crescendo, fino a sfumarsi definitivamente, con l’ultima voce affidata alle note ritenute del pianoforte.

Allegro scherzando

Il terzo movimento riprende il tono marziale del primo movimento, ma con un’atmosfera più ironica. Il primo tema ha un carattere guizzante, saltellante; dopo una sua elaborazione, si arriva al secondo tema, dolcemente cantabile, presentato dalle viole e dall’oboe e ripreso dal pianoforte, tema che indubbiamente può essere considerato tra i più belli e i più celebri fra tutti quelli composti da Rachmaninov. Lo sviluppo centrale si basa sul primo tema, che viene spezzettato ed alternato fra il solista e vari strumenti, con un accenno di un passo fugato. Questo sviluppo si salda praticamente con la ripresa, che si afferma con il ritorno, adesso con i violini, del secondo tema. Da qui deriva una nuova elaborazione prevalentemente mossa che porta, con il cambio della tonalità in do maggiore, alla trionfale affermazione del secondo tema (che quindi è il vero protagonista del finale) a piena orchestra. Segue una breve coda nuovamente mossa che in un clima ora festoso e trascinante porta alla conclusione. Terminano il brano tre accordi ripetuti che rappresentano la firma ritmica del compositore: ta- tatata (Rach – maninov).

Esiste una leggenda riguardo al famosissimo secondo tema di questo movimento. A detta del critico Leonid Sabaneev tale tema non sarebbe di Rachmaninov, ma di un suo amico, Nikita Morozov. Ascoltando un brano di Morozov, Rachmaninov avrebbe detto: “Oh, ma è una melodia che avrei potuto comporre io”. “Ebbene, perché non te la prendi?”, avrebbe risposto Morozov, e Rachmaninov non si sarebbe fatto pregare[1].

http://it.wikipedia.org/wiki/Concerto_per_pianoforte_e_orchestra_n._2_%28Rachmaninov%29

 

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