Rosario Bentivegna, i GAP e Via Rasella

Rosario Bentivegna, i GAP e Via Rasella

by gabriella

La  lapide che commemora l’eccidio delle Fosse Ardeatine invita gli italiani a non piangere e non imprecare, se la morte dei 335 innocenti sarà servita a condannare per sempre il crimine degli assassini nazisti.

Rosario Bentivegna, eroe della Resistenza di Roma, è morto il 2 aprile 2012, dopo una vita dedicata a difendere la verità storica di quei fatti.

Bentivegna

Tra ieri e oggi praticamente tutti i media hanno riportato alcuni degli elementi della sua esemplare biografia: partigiano dei Gruppi di Azione Patriottica, eroe della Resistenza di Roma, partecipò all’azione più esemplare della resistenza antifascista e antinazista realizzata sul fronte urbano in un momento in cui decine di migliaia di giovani combattevano sulle montagne. Prese parte infatti all’attacco contro una colonna di SS altoatesine in via Rasella, nel centro di Roma, il 23 Marzo 1944. Nell’azione i partigiani uccisero 33 militari occupanti e due civili italiani che passavano per caso al momento dell’esplosione di un ordigno nascosto in un carretto da netturbino.

A quell’azione di guerra contro gli invasori l’esercito nazista, con l’attivo sostegno dei fascisti italiani, rispose con un una criminale rappresaglia: la strage delle Fosse Ardeatine.Bentivegna – così come altri componenti del Gap – fu dalla fine della guerra in poi preso di mira da procedimenti giudiziari e polemiche di stampo revisionista, miranti tutti a dimostrare la ‘vigliaccheria’ del gesto di via Rasella. Soprattutto da destra – ma negli ultimi anni anche da quei settori della sinistra convertitisi alla ‘pacificazione’ e all’equidistanza tra fascismo e antifascismo in nome dell’accesso alla stanza dei bottoni – sono piovute sul partigiano Bentivegna accuse infondate e inaccettabili: in particolare quella infamante di non essersi consegnato ai tedeschi dopo l’attacco nel centro di Roma, scatenando così la feroce rappresaglia delle Fosse Ardeatine contro 335 civili e militari italiani rastrellati nelle ore successive e poi massacrati.

I documenti storici e le testimonianze chiariscono però che la rappresaglia nazista, la strage delle Fosse Ardeatine, fu attuata immediatamente e Roma seppe seppe dell’accaduto solo a strage avvenuta, né mai i nazisti invitarono i partigiani a consegnarsi. All’obiezione che “avrebbero dovuto presentarsi” per evitare la rappresaglia, Rosario Bentivegna e Mario Fiorentini hanno sempre risposto che, se avessero avuto sentore della preparazione della strage, si sarebbero presentati con le armi in pugno.

Ma l’accusa ossessiva di vigliaccheria e irresponsabilità nei confronti di Rosario Bentivegna e di chi coraggiosamente combatté fascisti e tedeschi con poche armi e tanta incoscienza mira non solo a infangarne la memoria, ma soprattutto a screditare l’intero movimento resistenziale.

fascisti, amnistiati e dai crimini dimenticati

Ai fascisti che gioiscono per la sua morte su blog e social network – manipolando e distribuendo foto di una vittima civile dell’attacco partigiano, il piccolo Piero Zuccheretti, che svoltò su via Rasella un momento dopo l’innesco della bomba e che Rosario non vide arrivare –  ricordiamo che dall’altra parte, al contrario che per i repubblichini, non c’era nessun Togliatti a decretare amnistie e perdoni. E che i partigiani notoriamente non si nascosero sui camion tedeschi travestiti da soldati della Wermacht in cerca di scampo. Tutto si può dire dei partigiani tranne che fossero dei vigliacchi.

“Se l’attacco di via Rasella, probabilmente il più grave subito dai tedeschi in una città posta sotto il loro controllo in tutta Europa, fu l’azione più clamorosa di Bentivegna, la sua storia partigiana è ricca di molti altri episodi di coraggio: arrestato nel 1941, dopo la scarcerazione aderì nel 1943 al Partito comunista. Con l’armistizio e la formazione dei Gruppi di azione patriottica, fu tra i più valorosi protagonisti della Resistenza, sia a Roma (assalto a militari tedeschi in piazza Barberini, attacco a un corteo fascista in via Tomacelli) che nella zona della Casilina, dove comandò formazioni partigiane” ricorda Repubblica.

Rosario Bentivegna (22 giugno 1922 – 2 aprile 2012)

Un impegno che è durato fino agli ultimi momenti della sua vita, soprattutto nelle scuole, a raccontare cosa fu veramente la resistenza antifascista e antinazista, per rintuzzare le volgari versioni revisioniste vendute ad un pubblico a volte sprovveduto, troppo spesso ignaro.

Elaborato, con integrazioni, a partire da un da un documento di contropiano.org

Alessandro Portelli, Per Rosario Bentivegna

Il Manifesto 4 aprile 2012

Era molto difficile non volere bene a Rosario Bentivegna. Le ultime volte che l’ho visto, alle presentazioni del suo libro, mi divertivo a dire che, alla soglia dei 90, Sasà Bentivegna aveva ancora vent’anni . E lui faceva l’imbarazzato ma si divertiva a sentirselo dire. Aveva ancora vent’anni perche’ aveva mantenuto, della sua adolescenza, la pulizia, la fiducia nei principi e negli ideali, e persino l’ingenuità e il candore che gli si leggeva nel sorriso. Ma aveva ancora vent’anni perchè a quell’età aveva fatto la scelta che ha segnato la sua vita. Quando scoppiò la Guerra, raccontava, decise di fare il medico, per salvare vite invece di uccidere. Poi gli è toccato farlo, una necessità imposta da nazisti occupanti e fascisti complici, ma non ha mai fatto delle armi un valore. Una volta gli chiesi se era mai stato alle Fosse Ardeatine e che aveva pensato, e lui mi rispose che era una domanda intrusiva e non gli andava di esibire i suoi sentimenti. Ha fatto due guerre, in Italia e in Jugoslavia, ed era uomo di pace.

E poi, aveva ancora vent’anni perchè per tutta la vita lo hanno inchiodato a un solo gesto di allora, via Rasella. E lui ostinatamente per tutta la vita ha ribadito le ragioni e il senso di quel gesto, e ha smascherato le falsità e le manipolazioni di interessata ignoranza che abbiamo ancora dovuto sopportare di sentire in questi giorni. In momenti diversi della sua vita ha dato risposte diverse alla provocatoria domanda – se te lo avessero chiesto ti saresti presentato? (inutile ridire che ai nazisti non passò neanche per la testa di cercare i partigiani, decisero subito il massacro e lo portarono a termine in ventiquattr’ore). Le sue risposte variabili non sono segno di incoerenza, ma del fatto che – sempre fermo nelle sue e nostre ragioni – pure su questa cosa ha continuato a interrogarsi, in silenzio, per tutti questi anni.

Aveva ancora vent’anni, ma il tempo se l’è preso. E’ solo il nostro corpo che ci tradisce alla fine, dice Bruce Springsteen. Le cose per cui ha vissuto il nostro compagno Rosario Bentivegna l’antifascismo, ma anche il suo lungo impegno di medico per la salute dei lavoratori – queste cose restano con noi. Non ci resta che dirgli grazie.

L’attacco di Via Rasella e il massacro delle Fosse Ardeatine.

http://gabriellagiudici.it/rosario-bentivegna/

23 marzo 1944: azione partigiana a Via Rasella

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